lunedì 31 dicembre 2007

Una delle tante

Anche per me questa notte è una delle tante. Non attenderò l'alba. Magari direte che sono un depresso e non mi piace divertirmi e forse sarà anche vero. Ma mi voglio ricordare di tutti quelli a cui, per solitudine o per malattia, i botti daranno un fastidio tremendo. Se c'è una cosa della notte di capodanno che mi pare irriguardosa e inutile, è questo uso smodato che si fa del rumore.
Ecco ero partito per fare gli auguri e mi ritrovo ad aver voglia che arrivi subito domattina.
Comunque il 2008 è un numero che mi fa simpatia, spero dia questa buona impressione anche a Voi...

giovedì 27 dicembre 2007

Beneficenza vs solidarietà

Trovo la beneficenza una pratica meritevole e salutare. Anche il volontariato lo è. Fa bene e non c'è che dire a proposito di questo. Tuttavia, a volte, si ha l'impressione che dietro tutto questo vi sia un'ipocrisia di fondo e finanche qualcosa di truffaldino. Un esempio: il caso intervida
"In Spagna, nell'aprile del 2007 le prime pagine dei principali giornali (tra cui El Pais e Abc) avevano iniziato a dare la notizia di presunte irregolarità in Intervida nella gestione dei fondi raccolti dagli oltre 340.000 spagnoli che hanno da anni avviato con questa associazione un'adozione a distanza. Nel mese di agosto l'inchiesta spagnola è culminata con l'accusa di presunta frode e di (sempre presunta) appropriazione indebita mossa a sei dirigenti, tra cui il fondatore sia della sede spagnola sia di quella italiana (Intervita), della quale ha mantenuto la presidenza fino a luglio 2007. Contemporaneamente, in Italia le pagine dei nostri giornali ospitavano una grande campagna di adesione ai progetti di adozione a distanza firmata proprio da Intervita, nel silenzio totale su quanto accadeva in Spagna: la nostra stampa non ne ha quasi fatto cenno, eppure era una notizia sicuramente interessante per i circa 58.000 ignari donatori della filiale italiana. (inchiesta Focus.it)"
La fondazione di Bill e Melinda Gates sembra non essere seconda a nessuno in fatto di beneficenza:
"creata nel 2000 per portare innovazioni a livello di sanità e conoscenza ai più disagiati, fa girare ormai più di 60 miliardi di dollari, da quando, a giungo scorso, Warren Buffet, il secondo colosso degli Stati Uniti, ha deciso di fare una donazione di una trentina di miliardi. Una somma che rappresenta quasi i tre quarti del suo patrimonio totale, che si aggira intorno ai 45 miliardi. La donazione totale della fondazione oltrepassa ormai il Pil totale di Camerun, Tanzania, Costa d’Avorio e Repubblica del Congo messi insieme. E poco importa se le scuole aiutate dalla fondazione hanno computer Microsoft…
Ed è qui che si trova uno dei limiti della beneficenza: il donatore è l’unico regista, muove i fili della borsa di fronte ad un beneficiario che raramente può dire la sua. Tuttavia, milioni di persone che fanno beneficenza in silenzio fanno atto di resistenza, in un società che dà valore all’acquisto impulsivo. E poco importa che lo facciano per stare a posto con la coscienza come se fosse un prodotto di largo consumo." (Angelina e le sue sorelle. Se donare è un business)
Anche la Chiesa Cattolica, a scopo di beneficenza, scende a dei compromessi, che, in altri campi (preservativo, aborto, fecondazione assistita, eutanasia etc) sono rifiutati nettamente. Ricavo la notizia da questo post di Tiziana Fattori.
"Sono rimasta davvero stupita qualche giorno fa quando, insieme all’oroscopo, mi è arrivato un secondo messaggio, sempre dal servizio oroscopofree, questa volta della Cei. Sì, la Cei o la Conferenza Episcopale Italiana che per Natale deve aver deciso di stringere una partnership alquanto “innovativa” per raccogliere fondi." Eppure dico io, nella Bibbia non si trova alcuna condanna del preservativo, mentre si trovano pesantissime condanne nei confronti degli oroscopi, considerati senza alcun appello degli atti di idolatria. Trovi il post completo qui
In conclusione, volendo evitare di essere frainteso, io non sono contro la beneficenza né contro il volontariato in genere (chi mi conosce lo sa). Devo però fare il mio solito invito (rivolto prima di tutto a me stesso) a tenere aperti gli occhi e acceso il cervello. Non come una facile scusa per non far niente di solidale, che è tutto il contrario di ciò che vorrei dire.
E poi un'altra cosa mi passa per la testa: che la beneficenza non può assolutamente sostituire la solidarietà e i servizi dello Stato sociale. Se apparteniamo a uno Stato, dovremmo far di tutto perché l'aspetto sociale dello Stato non venga soppiantato da una delega a delle fantomatiche associazioni private, che spesso fanno gli interessi esclusivi di chi amministra il denaro.

lunedì 24 dicembre 2007

Buon Natale a tutti i buoni amici che seguono queste mie farneticazioni in forma di blog!

domenica 23 dicembre 2007

Buchi neri


Fonte delle immagini (http://it.wikipedia.org/wiki/Buco_nero)


Quando una stella con una massa almeno dieci volte quella del nostro sole finisce la sua vita, avviene un collasso gravitazionale e si forma un buco nero (che peserà circa tre volte il sole, perché il resto della materia si è perso nella fase finale della vita della stella). Un buco nero è un posto dove l'attrazione gravitazionale diventa pressocchè infinita, non essendo contrastata da nessun altra forza centrifuga: il tempo si ferma, il tessuto connettivo dello spazio-tempo collassa. Il termine buco nero deriva dal fatto che da un corpo di questo genere neanche la luce riesce ad evadere. Pertanto non possiamo osservarlo direttamente. Gli scienziati ne desumono l'esistenza da effetti indiretti e, d'altra parte, l'esistenza di corpi questo genere è prevista dalla teoria della relatività generale di Einstein (per maggiore precisione e migliore comprensione, vedi Wikipedia alla voce buchi neri)Inoltre ricopio il seguente brano di Stephen Hawking:"la gravità attrae sempre, almeno in situazioni normali. Se la gravità fosse a volte attrattiva e a volte repulsiva, come le cariche elettriche, noi non l'avremmo mai notata, essendo essa circa dieci alla quarantesima volte più debole. Solo grazie al fatto che la gravità ha sempre lo stesso segno, le forze gravitazionali tra le particelle di due corpi macroscopici come noi e la terra si sommano dando luogo a una forza che noi possiamo percepire.Il fatto che la gravità sia attrattiva significa che tenderà a formare concentrazioni di materia, le quali danno origine a stelle e galassie. Col tempo, però, il calore o il momento angolare si dissipano e l'oggetto comincia a concentrarsi. Se la massa è inferiore a una volta e mezzo circa la massa del sole, la pressione può essere arrestata dalla pressione di degenerazione di elettroni o neutroni. L'oggetto si stabilizzerà nella forma, rispettivamente, di una nana bianca o di una stella di neutroni. Se invece la massa è superiore a questo limite, non c'è nulla che possa arrestarne la contrazione e impedirle di continuare a contrarsi. Una volta che il volume di quest'oggetto sia diminuito al di sotto di una certa grandezza critica, il campo gravitazionale alla sua superficie sarà così intenso che i coni di luce saranno orientati verso l'interno... Questa regione viene detta buco nero. Il suo confine viene chiamato orizzonte degli eventi ed è una superficie nulla formata dai raggi di luce che non riescono per un'inezia a sfuggire verso l'esterno" (Hawking/Penrose, La natura dello spazio e del tempo, Superbur Scienza, 2002, pagg. 49-51)

venerdì 21 dicembre 2007

Effetto serra: fatalismo e responsabilità

Linko da "La Repubblica.it" due articoli che mi sembrano abbastanza interessanti. Uno (Clima, verità e speranza nella morsa di media e politica) si occupa degli effetti deleteri che un eccesso di catastrofismo (soprattutto mediatico) nella considerazione del problema climatico puà generare. La verità è che, prima ci renderemo conto a livello globale, che sul clima si può influire, prima potremo intervenire con misure adeguate per fronteggiare il problema. Il pessimismo spesso fa solo il gioco di chi non ha la minima intenzione di attuare misure adeguate. Il secondo di questi articoli (L'eco-ottimista che cambia l'America "E' quasi troppo bello per essere vero") è incentrato sulla figura di Amory Lovins, secondo cui "Un sesto della produzione mondiale di elettricità e un terzo di quella installata nel 2005 - afferma - è derivata dalla microproduzione. Un dato che in pochi capiscono. La cogenerazione e le rinnovabili nel 2005 hanno aggiunto alla produzione mondiale quattro volte la quantità di elettricità immessa e undici volte la capacità di generare elettricità del nucleare, ma i fan dell'atomo continuano a dire che sono cifre piccole, limitate, e che ci vorranno decenni perché siano competitive. La verità è che sono i grandi impianti centralizzati, che siano a carbone, gas, petrolio o nucleare, ad aver perso metà del mercato dell'elettricità perché l'altra metà se la sono presa microproduzione, rinnovabili e risparmio energetico, ma nessuno ci ha fatto caso".
Insomma, a quanto pare, due sono i poli della questione: il catastrofismo non serve a nessuno; nascondere la testa sotto la sabbia non risolve nessun problema. Il futuro non è un caos su cui l'umanità non ha alcun controllo ("Ottimismo e pessimismo - dice Lovins - sono due aspetti dello stesso irrazionale modo di concepire il futuro come fatalismo, anziché come scelta, senza assumersi le responsabilità di costruire il mondo che desideriamo".
Io di solito sono pessimista per partito preso, contro ogni tipo di occhiali rosa (che del resto non indosserei mai :-), ma se il mio pessimismo/fatalismo deve diventare una scusa per gli altri e per me stesso per non fare niente, volete vedere come mi trasformo in un ottimista in cinque minuti?

(Repost) Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere (Wittgeinstein)

Magari non è corretto e probabilmente non è onesto, perché premetto di non aver letto Wittgeinstein. D’altra parte sarebbe una lettura troppo difficile per il mio ciriveddu. Ma sono andato a cercarmi due citazioni del Tractatus logicus-philosophicus, entrambe ricopiate da un mio vecchio libro di filosofia, che mi sembrano particolarmente dense di significato, anche pratico, per la vita di tutti i giorni:
D’una risposta che non si può formulare non può formularsi neppure la domanda. L’enigma non v’è. Se una domanda può porsi, può pure avere una risposta. Lo scetticismo è non inconfutabile, ma apertamente insensato, se vuol mettere in dubbio ove non si può domandare. Ché dubbio può sussistere solo ove sussiste una domanda; domanda solo ove sussiste una risposta; risposta solo ove qualcosa può essere detto […]. Eppure v’è l’ineffabile. Esso si mostra. E’ il mistico.
E ancora:
Su ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.
Tacere quindi non per imposizione o altro evento esterno, ma perché dopo aver riflettuto e pensato, nei limiti della nostra possibilità, siamo arrivati alla conclusione che su certe cose, non ci sono domande e non ci sono neanche risposte.

mercoledì 19 dicembre 2007

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

“Verrà la morte e avrà i tuoi occhi” è un verso e una poesia di Cesare Pavese, che ogni tanto ripeto mentalmente. Sono molto grato a Pavese per queste parole. Mi hanno fatto e mi fanno immaginare la morte come una donna dallo sguardo bellissimo. Ci sono tanti modo per esorcizzare la morte, per rendersene il pensiero meno nemico. Spesso i poeti parlano di morte. Un invito, un'offerta di pace, un viso che riappare da uno specchio, la consolazione di scendere muti, pacifici, senza proteste.


Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Cosí li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.
22 marzo '50

(Cesare Pavese)

lunedì 17 dicembre 2007

La tessera elettorale

Sarò un povero illuso, ma non brucerò né consegnerò la scheda elettorale. Dico questo perché in questo ultimo periodo (mi) è stato proposto da più parti. Evidentemente è una voce che gira. Ma io, che magari conservo un briciolo di orgoglio e sogno di contare, non per i soldi e nemmeno per l'intelligenza o l'apparenza, non voglio rinunciare a questo infinitesimo potere che mi viene dall'essere un cittadino elettore.

domenica 16 dicembre 2007

Contro la ragion di Stato



Fonte della foto Il Messaggero

Idrogeno

Leggiucchiando qua e là ho trovato che l'idrogeno costituisce non una fonte di energia, ma un vettore di energia. Con l'idrogeno si possono alimentare sia i tradizionali motori a scoppio (che però a quanto sembra non sono del tutto esenti da inquinamento), sia motori a celle a combustibile che sfruttano un processo di ossidazione dell'idrogeno a bassa temperatura.
L'utilizzazione dell'idrogeno al posto dei tradizionali combustibili, consentirebbe una significativa riduzione dell'emissione di CO2 nell'atmosfera, in quanto il sottoprodotto dell'ossidazione dell'idrogeno è vapore acqueo. Tuttavia, come dicevo, l'idrogeno è principalmente un vettore energetico. Resta il problema della sua produzione.
Non sono un esperto, ma mi sono convinto che non basterebbero tutto l'eolico, il solare, o le biomasse del mondo per produrne una quantità sufficiente a risolvere i problemi del mondo e, in ogni caso, occorre prestare attenzione all'economicità di tutto questo, visto che al mondo interessa di più la grana che il futuro dei propri figli.

sabato 15 dicembre 2007

Vecchie ruggini

Vai a capire la dinamica della psiche. Anche la propria diventa un mistero certe volte. Il giorno prima, quando pensi a una persona, il cuore ti si riempie di dolcezza; il giorno dopo ti da i nervi solo pensarci.
Anzi cominci a ripensare a quelle volte che ti ha riempito di scarabocchi, a mo' di correzione, lavoro fatto con fatica, che ti ha creato problemi per delle cose da nulla, o che ha fatto valere la sua posizione di comando. E sono cose anche di diversi anni prima. Ho preso le misure adesso, mi sono adattato, ma ci sono momenti in cui ti ritrovi davanti certi piccoli particolari, e in questi ci ritrovi un significato:
Non è che ognuno fa il suo lavoro e rispetta quello dell'altro. C'è sempre chi comanda e non si adatta mai e chi deve adattarsi, volente o nolente, ai bisogni (quando non si dovrebbero chiamare fisime) dell'altro. A pensarci è proprio per questo che mi sono inventato il cane di Jack, per rappresentare il mio adattamento e la fatica della propria flessibilità: uno che, bene o male, fa il proprio lavoro, spesso anche con soddisfazione, ma non ama il proprio padrone (anche se spesso si ritrova a soffrire della sindrome di Stoccolma), e dentro ha una grande voglia di libertà e una notevole insofferenza per i comandi, gli ordini, le disposizioni.

mercoledì 12 dicembre 2007

Fusione fredda

Nessuno ne parla quasi più; perciò voglio fare da specchio a questi documenti pubblicati insieme ad altri sul sito web di Rainews24. Naturalmente Google è pieno di risultati sulla fusione fredda, ma io ho scelto questo e un'inchiesta di Report di qualche anno fa, perché mi sembrano provenire da fonti giornalistiche abbastanza affidabili.
Mentre il mondo muore soffocato dall'anidride carbonica e i nostri politici non sanno fare altro che discutere di legge elettorale, non si riesce a spendere nemmeno pochi spiccioli per delle ricerche costose -per niente- e che potrebbero cambiare il mondo (e anche se fossero inutili, bisogna considerare che quando si cerca si trovano tante cose inutili che però possono venire buone un domani per farci chissà che cosa che ancora non immaginiamo...)

venerdì 7 dicembre 2007

Specchio su LA RIVA DEL MARE e domande varie

Frida in "Qualche riga su una cosa: il razzismo di certi sindaci" scrive
"Solo due cose..un appello alla maggioranza dei ”lombardo-veneti” di mente “aperta”, accogliente, concreti e razionali: fate sentire forte la vostra voce a questi sindaci qua…Che sia il vostro il messaggio più forte…Boicottateli come meglio potete…Manifestate dissenso e riscattatevi(ci) da questa coltre di razzismo intollerabile..questo si, davvero, senza scusanti..E, poi, la seconda cosa..Di razzismo un pò tutti pecchiamo, se ci passiamo una mano sulla coscienza..Difficile dirsene esenti del tutto (almeno da quelle forme più subdole, ma pur sempre razziste del tipo”io non ce l’ho con loro, anzi, ma..”, o “E per il loro bene..Si trovano male, così..qui da noi”, ecc..), sia che abitiamo al sud, sia che risiediamo al nord,..sia che ci “guardiamo” come semplici cittadini, che come rappresentanti delle istituzioni, ma la cultura dell’accoglienza e della tolleranza, che ,parimente appartiene a tutti ,dobbiamo “esercitarla”..passarla alla pratica..Ecco, ricordiamocene quando è ora di dare credito elettorale a certe persone..Il razzismo è duro a morire, ma..intanto non facciamogli incassare troppi “guadagni” elettorali..o semplicemente politici (di bassa politica).."
Non posso che sottoscrivere.
In più vorrei aggiungere qualcosa dicendo ai Sindaci e ai loro elettori che il razzismo non ha alcuna base dal punto di vista genetico, checchè ne possa dire qualcuno, e che, anzi, la mescolanza delle varietà umane ha sempre portato vantaggi evolutivi e culturali a quelle società che hanno saputo coglierne l'opportunità.
Inoltre davanti a certi fenomeni non posso fare a meno di pormi una domanda: qual'è il ragionamento non espresso delle iniziative di questi giorni: "Tutti gli stranieri sono delinquenti?"
Non dovremmo piuttosto pensare che tutti i delinquenti devono essere trattati allo stesso modo dalla legge?
E concludo chiedendomi: Lo Stato di diritto sta diventando un'utopia? Un qualsiasi Sindaco può mettersi a legiferare? Dov'è il Governo?

giovedì 6 dicembre 2007

Iridologia e riflessioni sulla fantasia

Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, ma alcuni siano convinti che siano anche lo specchio del corpo. Infatti esiste una pseudoscienza che pretende di vedere in ciascuna delle due iridi una rappresentazione topografica delle varie parti del corpo, la qualcosa è indimostrata e indimostrabile. Tra l'altro secondo gli stessi iridologi la pratica serve solo a diagnosticare le malattie e non a curarle. Che senso ha? mi chiedo.
E' un dato di fatto che le cose fantasiose attraggano la gente, e non solo le cosiddette menti semplici. E un altro dato di fatto è che le persone che hanno abbracciato una di queste fantasie non si lasciano mai convincere dagli argomenti razionali, preferendo una concezione fideistica della vita (preciso di non essere contrario alle concezioni fideistiche, purché siano anche concezioni tolleranti, che non si racchiudano in un arroccamento difensivo, non appena i propri postulati vengano messi in discussione).

Iridologia sul sito del Cicap

domenica 2 dicembre 2007

Ma siamo sicuri che il medico della pubblicità sia veramente un medico?

Qualche tempo fa ho letto un libro di Robert C. Cialdini, intitolato “Le Armi della persuasione (Come e perché si finisce col dire di si)”, pubblicato in Italia dalla Giunti.
Pur essendo stato scritto nel 1984, credo che sia uno di quei libri che vanno “ripassati” di tanto in tanto. Ne consiglierei comunque la lettura a tutti.
Ne riporto un pezzetto tratto dall’ultimo capitolo del libro, tanto per capire cosa vi si legge.
E tuttavia anche noi abbiamo una capacità limitata e, per una maggiore efficienza, dobbiamo talvolta rinunciare al più elaborato e lungo procedimento decisionale che tiene conto di tutti i dati… Abbiamo esaminato via via alcuni tra i più comuni di questi dati parziali che utilizziamo per decidere in casi del genere…. E’ per questo che ci basiamo tanto sui fattori di contraccambio, coerenza con gli impegni presi, riprova sociale, simpatia, autorità e scarsità, e lo facciamo in maniera così automatica…. E’ tanto più probabile che ci affidiamo a questi segnali isolati quanto non abbiamo la disponibilità, il tempo, l’energia o le risorse per intraprendere un’analisi completa della situazione. Quando siamo in condizioni di fretta, stress, incertezza, indifferenza, distrazione o affaticamento, tendiamo a restringere il nostro campo focale, considerando una parte minore dell’informazione accessibile… ripieghiamo sul metodo, primitivo ma necessario, di prendere per buono un singolo pezzo di informazione
Tutto ciò diventa tanto più vero nel momento in cui aumentano le fonti di informazioni disponibili, si restringono i tempi che la gente può dedicare alla meditazione e ponderazione delle proprie scelte e, da più parti, con dolo o con colpa, vengono concessi ricchi incentivi “di Stato”, al risparmio energetico diretto all’uso di quella potente macchina, dai consumi eccessivi, che è il cervello.
Il capitolo VI, il più inquietante, del libro di cui ho parlato è dedicato al principio dell’autorità, come strumento di persuasione. Vi si parla dei vantaggi evolutivi che hanno portato questo principio ad essere uno dei principali pilastri su cui si fonda l’organizzazione umana e delle sue potenzialità negative quando esso sia usato in malafede o da millantatori.
Riflettendo, mi pare evidente che quando si è lontani da un fatto o da una situazione, spesso, da un’unica fonte di informazione, traiamo delle conclusioni definitive che, difficilmente, poi vengono rimesse in discussione.
E’ veramente necessario un quotidiano allenamento per verificare l'autorità o l'autorevolezza delle fonti, ma è un compito che va svolto, ogni qualvolta sia possibile, senza nessuna ansia distruttiva, ma anche senza nessuna rassegnazione a farci, singolarmente o collettivamente, prendere in giro.

venerdì 30 novembre 2007

La prova (repost)

Ho la prova che rumeni e italiani fanno parte della stessa razza. Se no, questo sarebbe stato impossibile:
2007-11-04 14:59
Trapiantati fegato e reni a Palermo e Catania
Organi donati da donna rumena di 38 anni morta a Ragusa
(ANSA) - RAGUSA, 4 NOV - Trapiantati in Sicilia gli organi di una donna rumena di 38 anni, Lidiea Racu, morta a Ragusa. La donazione e' stata decisa dal marito. Il fegato e' andato al centro Ismett di Palermo e i reni al Centro trapianti del Policlinico di Catania. I coniugi, che hanno lasciato tre figli piccoli in Romania, lavoravano come braccianti agricoli a Vittoria. A causare la morte di Lidiea Racu, secondo la testimonianza del marito, sarebbe stata l'assunzione di alcol con metanolo.

Idee di sinistra

Io ho le mie idee in tasca e sono sicuramente di sinistra. Qualcuno mi ha chiesto di spiegargli come faccio a capire che le mie idee siano di sinistra. Io sono sicuro che le mie idee siano di sinistra perché il tipo tutto trasandato, che ho svaligiato, aveva nel portafogli la tessera di Rifondazione comunista. Lui, veramente, quando gli ho portato via il portafogli si è messo a gridare: “Al ladro, al ladro!.” E poi “Polizia, polizia!” In effetti io ho rubato perché avevo fame. Non che non avessi soldi per comprarmi da mangiare, ma mi hanno sempre insegnato che uno che ruba quando ha fame è giustificato: sembra un’idea di sinistra anche questa e io non ho motivo per cominciare a pensare diversamente; vuol dire che prima di andare a rubare lascerò il lavoro e mi metterò a digiunare. E poi le idee che avevo rubato al tizio dicevano chiaramente che non c’è nessuno che possa chiamare una roba, proprietà. Inoltre sentivo di appartenere a quella schiera di diseredati – emarginati che lui difendeva nei suoi discorsi politici e nelle sue manifestazioni in piazza. In effetti sono povero perché il mio conto corrente è in rosso e sono pieno di debiti, anche se ho la casa piena di tanti bei mobili, televisori e computer nuovissimi. Ho un SUV che è uno splendore , uno scooter bellissimo e una bici da mille euro che ho dovuto comprare di fretta perché una domenica avevo deciso di fare un giro con un amico. In effetti tutta la mia situazione è di sinistra perché uso delle cose che non ho pagato e non si può dire propriamente che siano mie. Quindi a fare un minimo di ragionamento logico e di deduzioni, giacché non ho pagato niente di tasca mia, non possiedo niente e quindi sono un proletario.

Le idee del tizio che ho derubato erano scritte in un foglio di carta A/4 contenuto nel suo portafogli e in questo foglio A/4 delle idee di sinistra ci sono scritte tante cose: il nucleare è cattivo, l’energia eolica fa scappare gli uccelli, i politici che non sono iscritti a uno dei miei partiti preferiti sono brutti, sporchi e cattivi e ladri; i lavavetri sono buoni; la spesa si fa nei negozi di commercio equo e solidale; bisogna che tutti gli uomini possano andare in pensione a quarant’anni; il capitalismo è cattivo; la democrazia è buona purché le decisioni del popolo siano approvate dai partiti della sinistra, i politici che non sono di sinistra devono essere cacciati dal parlamento e poi bisogna cacciare anche quelli di sinistra, ché un Parlamento vuoto è l’unico parlamento che non fa mai leggi fasciste. C’è un’idea che dice che bisogna combattere la mafia; un’altra dice: “Comunque vadano le cose la Polizia è il nemico” (Ma allora perché quel tizio, quando gli ho rubato il portafogli si è messo, con voce indignata, a chiamare la Polizia. Mica uno chiama un nemico per scacciare un aggressore?); un’altra dice che bisogna fare la sperimentazione sugli embrioni; un’altra che non bisogna fare la vivisezione e un’altra ancora dice che la Chiesa non deve impicciarsi e questo vale sempre in ogni cosa.

Insieme alle altre cose, in ordine sparso e un po’ alla rinfusa (ma l’ordine ci sarà, solo che io non riesco a capirlo) c’era un’idea un po’ strana che diceva: bisogna impedire che il nemico torni al governo e bisogna protestare contro il governo.

Allora è tutto a posto e anche io posso considerarmi di sinistra perché sono un ladro, sono ignorante e ho tante idee di sinistra.

Nel foglio A/4 delle idee di sinistra, cose di questo tipo, che al metro del buon senso apparirebbero strane e incoerenti e che l’uomo qualunque disapproverebbe, sono approvate e incoraggiate. Il foglietto A/4 delle idee di sinistra è proprio una bella cosa, una bussola sicura e infallibile che ci porterà certamente a un mondo migliore.

mercoledì 28 novembre 2007

Norme giuridiche

Art. 610.
Violenza privata

Chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare, od omettere qualche cosa è punito con la reclusione fino a quattro anni.

La pena è aumentata se concorrono le condizioni prevedute dall'articolo 339.

Art. 612.
Minaccia

Chiunque minaccia ad altri un ingiusto danno è punito, a querela della persona offesa, con la multa fino a euro 51.

Se la minaccia è grave o è fatta in uno dei modi indicati nell'articolo 339, la pena è della reclusione fino a un anno e si procede d'ufficio.

Art. 614.
Violazione di domicilio.

Chiunque s'introduce nell'abitazione altrui, o in un altro luogo di privata dimora, o nelle appartenenze di essi, contro la volontà espressa o tacita di chi ha il diritto di escluderlo, ovvero vi s'introduce clandestinamente o con inganno, è punito con la reclusione fino a tre anni.

Alla stessa pena soggiace chi si trattiene nei detti luoghi contro l'espressa volontà di chi ha il diritto di escluderlo, ovvero vi si trattiene clandestinamente o con inganno.

Il delitto è punibile a querela della persona offesa.

La pena è da uno a cinque anni , e si procede d'ufficio, se il fatto è commesso con violenza sulle cose, o alle persone, ovvero se il colpevole è palesemente armato.

Art. 660.
Molestia o disturbo alle persone.

Chiunque, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, ovvero col mezzo del telefono, per petulanza o per altro biasimevole motivo, reca a taluno molestia o disturbo è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a euro 516.

martedì 27 novembre 2007

Un blog contadino


Rimando a un blog che si chiama vogliaditerra
E in particolare vorrei segnalare queste due pagine a proposito di energia solare ed energia eolica
W il contadino!

(Ho rimesso la foto tratta dal fotoblog del contadino)

domenica 25 novembre 2007

Stelle (repost)

Continuavo a guardarla. Lei aveva un corpo alto e molto più morbido di come mi era sembrato la prima volta, quando l'avevo guardata che indossava i vestiti. Lunghi capelli neri scendevano lungo le sue spalle e la pelle luccicava, come raramente ho visto, di un colore strano, che non saprei chiamare in nessun modo, una specie di confusione tra bontà e lussuria. Mi avvicinai da dietro e feci scendere la mano lungo la schiena. Lei mostrò di gradire il contatto e aderì al mio corpo mentre con le labbra andavo a cercare la nuca tra i capelli; cominciai da lì una lenta discesa. Misi la testa fra le sue gambe allargate e non ci volle molto, come sapevo sarebbe avvenuto, che lei fu scossa e provò piacere, tendendo tutti i muscoli, molto più di qualche secondo, e terminando in un abbraccio morbido alla mia persona.

L’avevo conosciuta qualche mese prima in rete. Parlava sempre poco. Diceva di sentirsi sola. E anche che io avevo negli occhi qualcosa che altri non avevano. Sosteneva che l’avevo compresa, anche se io non sono mai riuscito a comprendere, esattamente, quello che avevo compreso. Era anche molto più bella di me.

Al telefono non riuscivamo a dire mai più di venticinque parole. Ma se tra le mie dodicivirgolacinque parole c’era “vediamoci”, tra le sue c’era sempre un si. Almeno fino a quando è durata.

Dovevo averla colpita con qualcosa che non sapevo di avere e che non conosco ancora. Forse i miei giochi di lingua, orbite e atterraggi sul clitoride. Eppure per altre non è stato così.

Tanto non c’è niente da capire.

Rimasi pensieroso. Quella cosa era successa poche settimane prima, ma, pur essendo il ricordo ancora eccitante, malinconico e molto voluminoso dentro la mia testa, sembrava essere successo in un posto lontano. Mi sovvenivano facilmente le impressioni e le immagini, mi eccitavo ancora tanto nel ricordare la luce della sua pelle e mi masturbavo anche e piangevo insieme. Ma c’era qualcosa di strano nello sfondo del campo visivo, un certo qualcosa che cercava di sfuggire con intelligenti artifizi e raggiri.

E mentre ero in preda a quell’ultimo solitario orgasmo, ricordai. Ogni volta che avevo goduto di lei, contemporaneamente il terrore mi aveva inciso le ossa, perché… perché avevo intuito che era un’aliena.

“ Novanta centesimi” – disse il giornalaio. Ecco” – Risposi dopo aver aperto il portamonete. E pensai che tutto sommato potevo essere solo impazzito.

Poi gli occhi andarono su una foto. Il giornale parlava del passaggio di una cometa appena scoperta, che entro pochi giorni sarebbe stata visibile da tutto il mondo. Alcuni addirittura parlavano di un rischio di impatto. L’astronomo dilettante che l’aveva scoperta l’aveva chiamata “Laura” . - Proprio come lei, proprio come lei - gridò una voce nella mia mente mentre il cuore cominciò a battere forte e il sudore comincio a inzupparmi camicia e mutande.

Avevo sempre detestato i film di fantascienza, quelli che parlavano di alieni soprattutto. Avevo in odio Star Trek, Spock, Guerre Stellari e Matrix, ma in quel momento, ti giuro, avevo la netta impressione di aver subito il controllo pesante di qualcosa di completamente altro da me, di un'altra specie, di un altro mondo.

Dunque nel cielo era apparsa “Laura” e sarebbe scomparsa in un istante astronomico. Nella mia vita era apparsa Laura e la storia era subito finita, dopo qualche orgasmo meraviglioso e terribile, che tuttavia non doveva essere stato granché su scala cosmica. Sentivo che in qualche modo, impossibile da percepire con il mio apparato di cinque sensi, i due fenomeni erano connessi e fusi insieme e che anzi, si era trattato di due manifestazioni diverse dello stesso sostanziale avvenimento.

Ora ti ho raccontato la mia storia e hai capito anche perché ho preso in ostaggio i due poveri astronomi di questo osservatorio. Sono certo di poche cose ormai. So di aver fatto l’amore con Laura. So che Laura è il nome di una cometa transitata qualche tempo fa per i nostri cieli. Sono certo che le donne sono tutte aliene, che sono tutte stelle comete. Sono certo anche che, malgrado qualcuno trovi la cosa romantica, un osservatore imparziale non vi vedrà che velocissimi oggetti di ghiaccio.

Ma devo ancora vederla, studiarla, afferrarla, capirla, farle un cenno, implorarla che ritorni, masturbarmi, piangere e ricordare, prima che si perda e torni ai margini esterni del sistema solare, dove vagherà trecent’anni prima di tornare ancora.


E ho poco tempo.

mercoledì 21 novembre 2007

Il mondo è pieno di tronchetti della felicità (repost)

(A Giovanni per il quale non ho saputo fare di meglio che dargli 50 centesimi e a tutti i Giovanni ubriachi, a mo’ di preghiera)

Mi chiamo Uno, ma non sono il principio. Sono solo uno degli ultimi.
Giovanni, l’ubriaco, come al solito, cammina. Un mondo pieno di immagini opache e distorte. Sembra che sia notte, almeno a giudicare dal fatto che le cose riflettono un po’ meno luce di prima, ancora meno di quanto possano fare i ricordi. Lo tiene in vita la birra e lui per contraccambiare ne beve fino a farsela uscire dagli occhi. Il molo foraneo, barcolla, troppo vicino al bordo sul mare. Prega un Dio attaccato con chiodi su una lattina di birra, pietoso, buono e ubriaco
Mi sembra di non mangiare da quaranta giorni. Ho speso tutte le monete che avevo, tutti i pezzi da 50 cent, da venti, da dieci, da cinque. Mi sono bevuto tutto. Anche l’acqua salata del mare mi berrei se mi rinfrescasse la gola. Ma ho ancora sete e in mezzo alla sete anche un po’ fame. E non importa cosa trovo. Mezzo panino mezzo panino con il salame, in mezzo al puzzo. Coraggio.
Ha detto: “Se tu sei veramente Dio, ordina che questo cassonetto della spazzatura diventi pane”.
E pane è diventato (veramente la storia parla di un rifiuto -non di solo pane vive l’uomo- l’uomo vive anche di birra a volte, ma in questo caso il cassonetto è diventato pane, in mezzo ai topi, in mezzo al tanfo, e non è come un miracolo vero, perché il pane c’era in mezzo alla spazzatura, era stato lasciato in dono a Giovanni, da un bambino viziato, e non si è trattato di una elemosina perché il bambino aveva prima strillato perché voleva il pane e poi strillato perché non voleva più mangiarne e il papà arrabbiato s’era convinto a gettarlo nel cassonetto; ma la storia aveva un significato e Nessuno se l’è presa perché lui ha cercato di tentare il Suo Dio).
C’è qualcosa nell’acqua stanotte. Credo che sia il corpo di Giovanni che viene cullato dalle onde, come da una Madre, madre Pietosa. E c’è anche qualcuno che guarda verso l’acqua. E’ Giovanni senza corpo o meglio, a un metro dal suo corpo, con in mano l’ultima birra stappata, scroccata a qualcuno, un tizio con una Clio bianca: gliel’ha detto mille volte il suo nome, e in questo istante, per caso, se lo ricorda bene: Isidoro. Con in mano una birra e i piedi troppo vicini all’orlo del molo. Gliel’ha detto sulla macchina mentre gli dava dei consigli banali; poi alla fine, non ha saputo fare di meglio che lasciarlo da solo con i soldi per comprarsi un’altra birra.
C’è il corpo di Giovanni nell’acqua, ma c’è anche Uno che lo afferra, lo trae in salvo, lo appoggia dolcemente sul bordo del molo, lo asciuga. Lui è stanco, ha sete, gli chiede 50 cent, per una birra e poi se la va a comprare da un’altra parte, dopo aver camminato ancora per un po’. Non riesce più a ricordare il nome del tizio con la Clio bianca e nemmeno quello del Signore che lo ha salvato dalle acque. Aveva un bel nome, con qualcosa di misterioso. Glielo ha sussurrato all’orecchio e gli ha chiesto di non dirlo a nessuno: “è il Nome Segreto quello che Io ti rivelo” gli ha detto.
Com’era quella storia? Ricorda qualcosa: un tizio che pende da un legno, con degli orrendi chiodi conficcati nei polsi e nelle ossa dei piedi, che dice: “ho sete” e un militare vestito di strani abiti antichi che gli porge una spugna, imbevuta di birra.
Barcolla Giovanni in mezzo alla strada con la mente piena dei suoi pensieri inclinati e si torce la strada, s’allarga, s’allunga, poi si riempie di due enormi luci che sono troppo vicine. E ancora una volta il Tizio di prima, quello dal Nome segreto, lo afferra e gli scansa il pericolo, gli da uno spintone e lo fa cadere più in là. In ginocchio. Una lagrima, un grazie non mi ricordo il tuo Nome, ho sete ho bisogno di bere, mi daresti qualcosa per prendere qualcosa da bere. E così un’altra birra lo spinge di notte ad andare più in là.
Al porto di nuovo, con voglia di dire una preghiera bella, di quelle che penetrano le nubi, di quelle che ti spazzano dentro, che fanno ritornare la casa pulita e con un frigo pieno di lattine di birra, da bere e da dividere con gli amici.
L’acqua è calma e Giovanni dorme per terra. Un piccolo sussulto del petto e il topo che gli stava sopra scappa lontano e non lo vedi più e invece vedi una piccola suora vestita d’un sari. Un piccolo fiore vicino al suo Cristo, disteso per terra, ubriaco.
Al tempo opportuno, si farà giorno.

sabato 17 novembre 2007

Specchio su Kindlerya (giornalismo e reportage)

Vorrei segnalare questo post di Valeria Gentile sul giornalismo e sul reportage. In particolare mi ha colpito questo brano:

"Ma in ogni lavoro giornalistico che si rispetti vi è un intento pedagogico, ed è chiaro che un'educazione senza valori è mero disinteresse. Dalla metafora bellica ci accorgiamo che neutralismo significa esattamente non intervento. La belligeranza del vero giornalista sta solamente ad indicare che egli ha a cuore i suoi lettori, e che li guida secondo il proprio orientamento morale, il proprio sentire. Che non è - non può essere - un sentire neutro.

Ma questa soggettività non corrisponde, nel reporter, ad un'ideologia politica. Al contrario della maggior parte dei giornalisti, la sua è una partigianeria morale. Ciò significa che egli prende una posizione precisa, chiara ed esplicita, ma non per partito preso. Non si fa portavoce - e quindi portaborse - di una parte politica che si contrappone all'altra."


Ciao a tutti

martedì 13 novembre 2007

Specchio su EveRBerZ (Rom)

Sui Rom voglio segnalare un post di EveRBerZ e fare taglia e cuci di una citazione che lui fa, sempre nello stesso posto, delle parole di Fabrizio De Andrè contenute nell'album "Ed avevamo tutti gli occhi belli", parole che avevo già sentito dal vivo della sua voce e che mi erano già sembrate bellissime e sagge:

[...] Ma emarginazione dovuta anche a.. comportamenti desueti e diversi dovuti all'eredita di culture millenarie che certi popoli si portano dietro e a cui non hanno nessuna intenzione di rinunciare, è il caso del popolo rom, quello che noi volgarmente chiamiamo zingari [...], un popolo che gira il mondo da più di duemila anni, afflitto o affetto, io non so come meglio dire ma forse semplicemente affetto da quella che gli psicologi chiamano dromomania, cio la mania dello spostamento continuo, del viaggiare, del non fermarsi mai in un posto. E' un popolo secondo me che meriterebbe il premio per la pace, per il fatto appunto che gira il mondo da duemila anni senza armi.
Purtroppo i nostri storici, e non soltanto i nostri, preferiscono considerare i popoli non soltanto in quanto tali ma in quanto organizzati in nazioni se non addirittura in Stato e si sa che i rom, non possedendo territorio, non possono considerarsi nè una nazione nè Stato. Mi si dirà che gli zingari rubano, è vero, hanno rubato anche in casa mia; si accontentano però dell' oro e delle pallanche, l'argento non lo toccano perchè secondo loro porta male, lascia il nero. Quindi vi accorgete subito se siete stati derubati da degli zingari.
D'altra parte si difendono come possono. Si sa bene che l' industria ha fatto chiudere diversi mercati artigianali, buona parte dei rom erano o sono ancora artigiani: lavoratori di metalli, in special modo del rame, addestratori di cavalli e giostrai; tutti mestieri che purtroppo sono caduti in disuso. Gli zingari rubano, è vero, però io non ho mai sentito dire o non ho mai visto scritto da nessuna parte che gli zingari abbiano rubato tramite banca e questo mi pare che si un dato di fatto.

Ovviamente, ne consiglio l'ascolto o il riascolto dalla viva voce del nostro più grande poeta-cantante.
Ciao a tutti

domenica 11 novembre 2007

Carneade

Come "promesso" ho fatto una piccola ricerca su Carneade (link al sito da cui è tratta la seguente citazione)


Il rappresentante più illustre però della seconda Accademia fu Carneade di Cirene (219/4-129). Uomo di cultura vastissima ed abilissimo dialettico, Carneade condusse un'instancabile polemica nei confronti degli Stoici ed in particolare di Crisippo, contrapponendo al suo sistema filosofico, distinto in logica, fisica ed etica, un vero e proprio " anti-sistema" che lo controbatteva punto per punto. Nel 155 fu inviato ambasciatore a Roma, dove con le sue argomentazioni scettiche sulla giustizia scandalizzò e sconvolse gli ambienti della cultura conservatrice di quella città. Ma la posizione moderata di Arcesilao fu comunque anche di Carneade: pur ammettendo che niente può essere, in senso assoluto, criterio di verità, egli sosteneva l'impossibilità che uno, in quanto essere umano, sospenda il giudizio su tutte quante le cose: a suo avviso, infatti, c'è differenza tra il non-evidente e il non-comprensibile, e tutte le cose sono incomprensibili, ma non tutte sono non-evidenti. (Numenio in Eusebio, P.E. XIV 736 d)

Questa distinzione, che tendeva a salvare in certo modo l'evidenza fenomenica, portava poi Carneade a stabilire comunque un criterio che, se non era il "vero", era però il pithanòn, il probabile, il verosimile.

Essi infatti [gli Accademici seguaci di Carneade] hanno la convinzione che "probabilmente" è bene ciò che essi considerano bene piuttosto che il contrario, e, allo stesso modo, fanno anche a proposito del male... Anzi, stabiliscono pure certe distinzioni tra le rappresentazioni probabili... Ecco perché Carneade e Clitomaco intendono parlare di un "prestar fede in seguito ad una forte inclinazione" e dell'esistenza di un qualcosa che è "probabile", e si servono del probabile anche per la condotta della vita. (Sesto Emp. Schizzi pirroniani I, 226-231)


Da wikipedia apprendo che

Nel 155 a.C., Carneade fece parte della celebre ambasceria inviata a Roma dagli ateniesi multati per aver saccheggiato Oropo; qui riscosse successo argomentando, in due giorni successivi, a favore e contro l'esistenza di una legge naturale universalmente valida. Le sue argomentazioni scettiche sulla giustizia scandalizzarono e sconvolsero gli ambienti della cultura conservatrice di Roma: egli affermava che se i romani volevano essere giusti avrebbero dovuto restituire i loro possessi agli altri e andarsene, ma in tal caso sarebbero stati stolti. In questo modo arrivò alla conclusione che saggezza e giustizia non andassero d'accordo.





Novantaduesimo post

Novantadue post. Avevo iniziato questo blog in un momento in cui volevo scrivere una specie di diario sugli avvenimenti più recenti e sulle persone che mi sono più vicine, una cosa personale insomma. Poi ho scoperto che è un periodo in cui mi piace imparare e pensare :-) No, la verità è che le cose della mia vita non mi sembrano sempre interessanti. Però così, riflettevo oggi, sembra che mi sia venuto un attacco di “tuttologia”, uno di quelli che mi prendevano da bambino, quando aprivo la garzantina e, di voce in voce, attraversavo gran parte di quello che mi sembrava, allora, lo scibile umano in una sola mattina. Internet mi ha rovinato. E’ che qui quel sistema l’ho quasi istituzionalizzato, a discapito di letture di persone molto più colte e amanti della letteratura di me.
Non regalatemi mai un libro. Non lo leggerò o lo farò solo per senso del dovere.
Le lunghe storie mi interessano sempre di meno ed è solo la curiosità che mi spinge verso gli argomenti, con velocità, superficialmente e ne viene fuori spesso un post su questo blog. Naturalmente ho poco tempo per leggere i blog degli altri e soprattutto per commentarli. Ci sono troppe cose là fuori su cui vorrei almeno un infarinatura. Per esempio Carneade. Da qualche parte ho sentito che era uno che criticava la politica imperialista ed espansionista dei romani. Vale la pena sapere chi era costui? Non mi interessa… io voglio sapere chi era Carneade

Kaizen

Questo concetto economico dei giapponesi mi interessa molto. Forse perché la parola è bella ed esotica (quanto è strana la mente umana... i suoni, le parole possono spingerti a vedere una cosa piuttosto che un'altra)
Si tratta di fare le cose passo dopo passo, tendendo al miglioramento continuo del processo produttivo, accogliendo i suggerimenti dei lavoratori, eliminando sempre di più gli sprechi, aumentando via via la qualità del prodotto finito.
In questo modo si evitano, o si riducono quanto più è possibile, le continue rivoluzioni che carettarizzano tanto il nostro modo di vedere le cose: tutto sbagliato e tutto da rifare, che intanto tutto poi resta com'era.
Forse mi scopro conservatore nel fascino che esercita su di me questo concetto. Pazienza: nessuno è perfetto, ma neanche i rivoluzionari che si illudono di cambiare il mondo lasciando morti e feriti per la strada lo sono. Mi piacerebbe che la società cambiasse recuperando quello che c'è da recuperare e salvando tutte le cose buone che pure devono essersi nascoste nelle pieghe del momento.

sabato 10 novembre 2007

Per completezza

Per completezza posto il link ai quattro disegni di legge del governo sulla sicurezza e il testo del decreto legge sulle espulsioni.
Per il momento mi astengo dal commentare, riservandomi di farlo in seguito, quando avrò capito tecnicamente come potrebbero funzionare in pratica le norme.

giovedì 8 novembre 2007

Commento al post precedente

Avevo promesso che avrei fatto un post ben documentato ed esauriente sulla certezza della pena. Poi ho riflettuto che è troppo faticoso e forse anche inutile. Quindi non mantengo la lettera della promessa, con l'auspicio di rispettarne almeno lo spirito.
Meglio affrontare singoli argomenti.
La sospensione condizionale mi è sembrato uno dei migliori per cominciare.
La norma è quella che ho postato in precedenza. In pratica oggi si tratta di un diritto, una specie di "bonus" che permette a tutti noi di commettere reati anche abbastanza gravi e di non scontare nemmeno un giorno di carcere. Ma nel codice non è scritto così: infatti nel successivo articolo 164 del codice penale è scritto che:
La sospensione condizionale della pena è ammessa soltanto se, avuto riguardo alle circostanze indicate nell'articolo 133, il giudice presume che il colpevole si asterrà dal commettere ulteriori reati.
In pratica però i giudici questo potere discrezionale non lo applicano quasi mai (d'altra parte è difficile giustificare disparità di trattamento che poi dovrebbero essere specificamente motivate), e si appiattiscono nel concederla sempre.
Per me sarebbe meglio indicare i reati per cui deve essere concessa e quelli per i quali non dovrebbe mai essere concessa: per esempio gli scippi in cui una delle vittime è ultrasessantenne, o le violenze domestiche, o gli omicidi colposi, quando il reato è stato commesso in stato di ebbrezza.
Comunque se vogliamo parlare di certezza della pena (o meglio di una sua aumentata capacità deterrente), una delle cose che, secondo me, andrebbero modificate al più presto è questa norma.

Esempi di certezza dell'impunità - articolo 163 codice penale

Nel pronunciare sentenza di condanna alla reclusione o all'arresto per un tempo non superiore a due anni, ovvero a pena pecuniaria che, sola o congiunta alla pena detentiva e ragguagliata a norma dell'articolo 135, sia equivalente ad una pena privativa della libertà personale per un tempo non superiore, nel complesso, a due anni, il giudice può ordinare che l'esecuzione della pena rimanga sospesa per il termine di cinque anni se la condanna è per delitto e di due anni se la condanna è per contravvenzione. In caso di sentenza di condanna a pena pecuniaria congiunta a pena detentiva non superiore a due anni, quando la pena nel complesso, ragguagliata a norma dell'articolo 135, sia superiore a due anni, il giudice può ordinare che l'esecuzione della pena detentiva rimanga sospesa.
Se il reato è stato commesso da un minore degli anni diciotto, la sospensione può essere ordinata quando si infligga una pena restrittiva della libertà personale non superiore a tre anni, ovvero una pena pecuniaria che, sola o congiunta alla pena detentiva e ragguagliata a norma dell'articolo 135, sia equivalente ad una pena privativa della libertà personale per un tempo non superiore, nel complesso, a tre anni. In caso di sentenza di condanna a pena pecuniaria congiunta a pena detentiva non superiore a tre anni, quando la pena nel complesso, ragguagliata a norma dell'articolo 135, sia superiore a tre anni, il giudice può ordinare che l'esecuzione della pena detentiva rimanga sospesa.
Se il reato è stato commesso da persona di età superiore agli anni diciotto ma inferiore agli anni ventuno o da chi ha compiuto gli anni settanta, la sospensione può essere ordinata quando si infligga una pena restrittiva della libertà personale non superiore a due anni e sei mesi ovvero una pena pecuniaria che, sola o congiunta alla pena detentiva e ragguagliata a norma dell'articolo 135, sia equivalente ad una pena privativa della libertà personale per un tempo non superiore, nel complesso, a due anni e sei mesi. In caso di sentenza di condanna a pena pecuniaria congiunta a pena detentiva non superiore a due anni e sei mesi, quando la pena nel complesso, ragguagliata a norma dell'articolo 135, sia superiore a due anni e sei mesi, il giudice può ordinare che l'esecuzione della pena detentiva rimanga sospesa.
Qualora la pena inflitta non sia superiore ad un anno e sia stato riparato interamente il danno, prima che sia stata pronunciata la sentenza di primo grado, mediante il risarcimento di esso e, quando sia possibile, mediante le restituzioni, nonché qualora il colpevole, entro lo stesso termine e fuori del caso previsto nel quarto comma dell'articolo 56, si sia adoperato spontaneamente ed efficacemente per elidere o attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato da lui eliminabili, il giudice può ordinare che l'esecuzione della pena, determinata nel caso di pena pecuniaria ragguagliandola a norma dell'articolo 135, rimanga sospesa per il termine di un anno.

lunedì 5 novembre 2007

Specchi sugli argomenti "stranieri" e "violenza sulle donne"

Faccio da specchio a due post pubblicati oggi che mi sembrano pregevoli sul piano dell'equilibrio e dell'informazione.

Segnalo:
"Ma di cosa si parla?" di Dario D'Angelo, il quale ringrazio per essere andato a cercare i dati ufficiali sulla criminalità "straniera" e sulla violenza sulle donne.
(Qui però voglio osservare due cose: la prima è che la percentuale dei denunciati dovrebbe essere vista in proporzione al numero dei delitti che rimangono impuniti: gli italiani potrebbero essere semplicemente più bravi a non farsi scoprire quando "uccidono" qualcuno. L'altra è che certi omicidi, come quello della Reggiani, sembrano essere pompati dai mezzi di informazione più di altri).

Segnalo inoltre:
"Bisogna chiudere la fabbrica della paura" di Giulia

Come è evidente, ci troviamo di fronte a problemi che hanno una complessità troppo grande per la nostra inetta classe politica, la quale presa dai mille problemi quotidiani nascenti dall'esigenza autoreferenziale di perpetuare sé stessa e la propria posizione, cerca spesso i rimedi, "a babbo morto", per così dire.
Tuttavia, a mio parere, l'unico modo che abbiamo noi piccoli di influire beneficamente sul presente e sul futuro, è di studiare, imparare e combattere le nostre e altrui opinioni preconcette e/o razziste.
Il metodo della scienza applicato quanto più è possibile alla società e alla politica popolare: questa è la mia idea di fondo.
Ciao a tutti

sabato 3 novembre 2007

Extracomunitario

Certe parole sono razziste dall’origine: per esempio il termine “extracomunitario” è sempre stato usato per indicare stranieri di serie B e C. Nessuno lo ha mai usato per uno svedese o un americano. Ora che certi stati extracomunitari sono diventati comunitari, siamo confusi e stanchi dello sforzo mentale che dobbiamo fare per distinguere un rumeno (comunitario) da un ucraino (extracomunitario).
Ci ricordiamo dell’incertezza della pena e ci dimentichiamo di vivere in una nazione violenta. Ci ricordiamo dell’incertezza della pena e ci dimentichiamo che esiste la violenza delle mafie, italiane e straniere. Esiste la violenza dello sfruttamento del lavoro italiano e “straniero”. Esista la violenza delle forze dell’ordine. Esiste la mancanza di giustizia nell’amministrazione della giustizia.
Esiste che sappiamo benissimo che misure severe corrispondono a carta straccia. Quando tutto si sarà calmato e la gente tornerà a più ameni delitti di casa nostra, che ci permettono di dividerci in innocentisti e colpevolisti, e non richiedono così pressantemente vendetta, e quando il governo sarà cambiato, torneremo al lassismo di sempre ché tanto siamo italiani e le leggi non le rispettiamo né pretendiamo vengano applicate agli altri.

giovedì 1 novembre 2007

Un'altra di Ungaretti

Non trovo di meglio per commemorare i defunti che postare un'altra poesia di Ungaretti:



San Martino del Carso
Valloncello dell'Albero Isolto il 27 agosto 1916


Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nesuuna croce manca
E' il mio cuore
il paese piú straziato

Depressione

Sembra che sei milioni di persone nel nostro paese soffrano di depressione. E' un numero spropositato e una manna per le case farmaceutiche che producono antidepressivi. Occorrerebbe concedere maggiore attenzione a questa malattia. Un paese con sei milioni di depressi è un paese molto più giù di morale di quanto dovrebbe, un paese che si abitua, che non agisce e non reagisce.

{Le manifestazioni depressive
• Umore: è orientato verso la tristezza ed il pessimismo, completamente “impermeabile” agli accadimenti esterni; viene persa la capacità di provare emozioni e di avvertire le sensazioni piacevoli (anedonia).
• Sintomi psicomotori: è tipica la mancanza di energie, la mimica è molto ridotta ed è volta a trasmettere sensazioni di tristezza e di dolore profondo (“facies depressiva”), il soggetto appare rallentato nei movimenti mentre il linguaggio è “scarno”, poco fluido.
• Sintomi cognitivi: sono tipiche le difficoltà di concentrazione, attenzione e memoria così come la visione negativa di sé, del mondo e del futuro, l'indecisione e le idee di morte. Nelle forme depressive con sintomi psicotici sono presenti anche tematiche deliranti il cui contenuto può essere “congruo” (colpa, rovina etc.) o “incongruo” (tematiche di persecuzione etc.) all'umore.
• Sintomi neurovegetativi: riduzione della libido, disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia), disturbi dell'appetito (anoressia o iperfagia), disturbi fisici (mal di testa, stitichezza etc.) sono manifestazioni tipiche dei quadri depressivi.
(Fonte della citazione: http://www.psichiatria-online.it/depressione_disturbo_bipolare.asp)}

Una nota: con Prodi come presidente del consiglio e Berlusconi come capo dell'opposizione, secondo me, è normale che ci siano tanti depressi e sono convinto che quando arriverà Veltroni, nell'uno o nell'altro ruolo, ce ne saranno ancora di più...

martedì 30 ottobre 2007

Una di Ungaretti

Visto che non sono bravo a scrivere poesie, ne posto una di Ungaretti: "con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio, ho scritto lettere piene d'amore"....

    VEGLIA
    Cima Quattro il 23 dicembre 1915

    Un’intera nottata
    Buttato vicino
    A un compagno
    Massacrato
    Con la bocca
    Digrignata
    Volta al plenilunio
    Con la congestione
    Delle sue mani
    Penetrata
    Nel mio silenzio
    Ho scritto
    Lettere piene d’amore

    Non sono mai stato
    Tanto
    Attaccato alla vita.

domenica 28 ottobre 2007

Schizofrenia

La salute della società non può prescindere dalla salute dei singoli. E comunque l'emarginazione e il rifiuto del singolo malato di mente rappresenta una sconfitta per tutti.
Tralasciando l'intervento psichiatrico, perché non tutti siamo psichiatri, cosa si può fare per queste persone?
Innanzitutto, secondo me, superare la diffidenza e la paura che nei confronti del malato di mente si ha la tendenza a provare. Poi provare a comunicare, in maniera discreta e senza pregiudizi, stando attenti a non fare più danni dei dolori che cerchiamo di lenire, con prudenza.
I dialoghi, anche quelli tra persone apparentemente sane di mente, spesso sono sovrapposizioni di soliloqui. Riuscire a vedere nell'altro una persona diversa da noi stessi, prendere le distanze per poi costruire un ponte, credo sia sempre un ottimo esercizio per l'anima e la mente.

Di seguito una citazione sulla schizofrenia:

Le manifestazioni cliniche della Schizofrenia sono alquanto numerose e mutevoli nel tempo; di seguito vengono sintetizzati gli elementi psicopatologici che, combinandosi tra loro, caratterizzano il quadro clinico della malattia.
1. Dissociazione mentale. Indica la perdita dei legami associativi tra le singole idee; la conseguenza è che la condotta e le modalità di comunicazione del paziente diventano bizzarre ed incomprensibili.
2. Autismo. Si caratterizza per un distacco profondo dalla realtà, talora associato ad una ricca produzione fantastica sostenuta da deliri ed allucinazioni.
3. Turbe della coscienza dell'Io. Il soggetto avverte i contenuti psichici non più come propri, ma estranei a se stesso, imposti dall'esterno.
4. Disturbi percettivi. Comprendono i fenomeni allucinatori che possono essere uditivi, visivi, gustativi, tattili etc. Tipiche sono le voci dialoganti, imperative, offensive, i fenomeni di eco del pensiero, di possessione del proprio corpo o di violenza sessuale.
5. Disturbi del contenuto del pensiero. Le tematiche deliranti più frequenti sono quelle persecutorie, ma possono essere presenti anche deliri d'influenzamento, di controllo, di grandezza, nichilistici, erotici, somatici, mistici, di trasformazione corporea etc.
6. Disturbi del linguaggio. Nel soggetto schizofrenico possono essere presenti diversi disturbi del linguaggio, ad esempio: paralogismi (sostituzione di una parola con un'altra che ha un significato diverso), neologismi (creazione di termini nuovi), schizofasia (il linguaggio perde di coerenza e di comprensibilità), ecolalia (ripetizione automatica delle frasi udite), palilalia (ripetizione di un discorso, ma con formulazioni verbali differenti), stereotipie verbali (ripetizione regolare di una parola o di un gruppo di parole), mutacismo etc.
7. Disturbi dell'affettività. Possono manifestarsi, ad esempio, sotto forma di atimia (indifferenza affettiva rispetto a qualsiasi stimolo), paratimia (discordanza tra reazione emotiva e stimolazione: un sentimento piacevole determina tristezza o rabbia e viceversa), stati di umore euforico etc..
8. Disturbi dell'istintualità e della volontà. Nei soggetti schizofrenici sono frequenti alterazioni qualitative e quantitative degli istinti vitali (lavarsi, produrre etc.) e sessuali; si possono osservare inoltre disturbi psicomotori catatonici quali lo stupore catatonico (il soggetto può rimanere immobile per settimane o mesi, indifferente alla realtà esterna), l'eccitamento catatonico (stato d'iperattività con manifestazioni improvvise di violenza auto o etero diretta), le stereotipie (ripetizione continua di schemi di movimento, di gesti o di parole), i manierismi (modalità d'espressione motoria che rappresenta un caricatura di atteggiamenti normali), il negativismo (il soggetto compie azioni contrarie a quelle richieste).

Fonte http://www.psichiatria-online.it/schizofrenia.asp

Nota: come al solito, io dico la mia e può anche darsi che dica sciocchezze. Dovrei cambiare il titolo del blog. Dovrei chiamarlo "Richieste di attenzione", considerando anche nel titolo le richieste di attenzione del suo autore :-)

L'ambulanza fantasma (repost)

Si racconta (ma sicuramente trattasi leggenda metropolitana) che nella grande città, di notte, sfrecci un'ambulanza. Non si vedono luci quando si avvicina, non ci sono lampeggiatori, non si sentono sirene. Nessuno sa da dove parta la chiamata, chi siano gli ignoti operatori della centrale operativa, come vengano assegnati i codici di intervento.
Ci sono molti infortunati nella città, ma quelli notturni si sentono molto soli, specie nelle ore più tarde, quando la gente abbandona le strade e si vedono in giro solo gli occhi fosforescenti dei gatti. E quando anche le auto diventano rare.
Allora solo un'ambulanza fantasma può accorgersi di uno sparato, scampato chissà per quale miracolo al colpo di grazia e abbandonato in un ampio spiazzo di periferia. Scendono i due barellieri, prendono la bombola dell'ossigeno, gli danno aria, come due preti lo accarezzano e sorridono. Sarà per la prossima volta il colpo di grazia e non tarderà molto, ora che qualcuno ha deciso che lui muoia. Ma intanto viene caricato sulla barella già medicato; l'emorragia mortale è stata arrestata, il dolore lenito. I suoi vent'anni prolungati, di qualche giorno o, chissà, di una vita. Si risveglia in ospedale senza sapere né come né quando c'è arrivato e nessuno che sa una minchia di niente.
Sorbello, l'ubriaco, rischia di soffocare nel suo stesso vomito. L'ambulanza gli si ferma accanto silenziosa. Qualcuno gli gira la testa quel tanto che basta a fare defluire il vomito. Vivrà un altro giorno. Ai due barellieri non importa immaginare la sua vita di prima né quella di dopo. La centrale può smistare la chiamata e i soccorritori possono accorrere e girare la testa di lato a quell'ubriacone e poi correre, dirigersi verso un nuovo intervento da qualche parte per strada o in una casa, in una scuola o una chiesa.
Nessuno conosce il costo di questo servizio di ambulanza, nemmeno si sa se per gli utenti è completamente o parzialmente gratuito. E, per dirla tutta, alcuni si ricordano di avere pagato, altri di avere ricevuto. Probabilmente i barellieri fantasma non ricevono alcuna mercede, magari scontano delle colpe, oppure erano tanto impegnati a correre per la città che si sono scordati di smontare dal turno, un modo perfetto per guadagnarsi un secondo tempo, una nuova vita da fantasmi del soccorso.
Un uomo col cuore malato respira a fatica. Ha un dolore opprimente al petto. La mandibola indolenzita. A ogni battito del cuore si sente trafiggere il polso del braccio sinistro. Lui, pessimista per natura, aveva sempre pensato all'infarto come a una credibile metafora della vita ma non vi è nulla di più falso, ora lo sa. E poi è solo. Immaginava sempre che un infartuato avesse qualcuno che si preoccupasse, che si spaventasse per lui, che chiamasse aiuto e soccorso. E' una bella notte d'estate e ci sono un sacco di stelle bellissime in cielo. Un po' d'aria, solo un po' d'aria. Un'ultima boccata nutriente d'ossigeno che non arriva e poi lo spazio si restringe in un intransigente buco nero.
Ma appena un attimo dopo i due barellieri soccorritori, uno alto, macilento, con l'aria dinoccolata di un vecchio cowboy e l'altro un po' più robusto, con gli occhi bianco-allegro e i capelli luminescenti, pettinati in stile marcatamente ultraterreno, arrivano sul posto e iniziano le manovre di rianimazione: comprimono il cuore ritmicamente e insufflano aria nei polmoni, il torace si alza e si abbassa e poi torna l'alba, continueranno per tanto tempo, mentre il nostro infartuato continuerà ad occuparsi delle solite cose della vita, con un grosso pezzo di cuore necrotizzato e un paio di amici fantasma a tenerlo in vita.
L'ambulanza si ferma vicino a una donna che ha appena partorito in una stanza sporca. Poi si mette in moto per seguire la donna e gli eventi. Recuperano il bimbo dal secchio della spazzatura, lo pizzicano e riscaldano, in un mattino troppo freddo perché si potessero nutrire speranze. E poi chiamano aiuto in modo invisibile.
Sarebbe bello continuare a fare le coccole, ma la notte è quasi finita e i bambini non devono allevarli i fantasmi.

venerdì 26 ottobre 2007

Sterilità

In questi giorni sono sterile e impotente di fronte a questo monitor e quindi riposto e ribloggo, mescolo e provo ad assaggiare. C'è qualcosa che bolle in pentola e vuole uscire. In buona sostanza, mi sento costipato: sarà amore?
E c'è dell'altro. Mi sento meno pessimista e meno stanco e sono più capace di gestire i miei sentimenti: se non si può, non si può.
E ancora. Ho sentito. Le mani. Mi hanno sfiorato più volte. Ma non si può: non sono mica uscito dall'acqua di un fiume per buttarmi nel mare.
Basta: altrimenti che lo dico a fare che sono sterile? Magari vago, sconclusionato, pieno di righe e periodi sospesi a mezz'aria in pieno stallo, nel cielo, contro il sole che brucia.
Abiuro. Eppur mi sfiora.

Luisa ed io (repost)

Venivo da una storia che mi era costata un sacco di soldi in telefonate. Luisa, invece, non era molto loquace e, al telefono si stava poco, giusto il tempo di dire “come stai? Stasera passo a prenderti alle sette.”. Anche in macchina parlavamo poco, però questo non significava sesso sempre e sesso subito. La nostra era una storia fatta di sguardi: cosa volessimo comunicarci con gli occhi nemmeno io lo so. Ma so di certo che, prima di fare sesso, dovevo guardarla negli occhi per almeno un quarto d’ora. Erano i patti non scritti, i nostri preliminari. Poi, passato il periodo di riscaldamento, facevo finta di fare il duro e, con gesto deciso, la afferravo per i capelli e mi ci buttavo addosso. Tutte le storie hanno dei rituali e in questo si somigliano e differiscono tutte tra loro. Noi cominciavamo così.
Poi, durante, lei non era un granché. Fisicamente mi piaceva molto: più alta di me, quarta abbondante di seno, capelli neri corvini, occhi profondi e scuri, ma quando facevamo l’amore non era tutto questo sballo. Di solito si metteva supina, più raramente io dietro di lei. Tuttavia mi aveva minacciato di lasciarmi se solo avessi tentato di sodomizzarla. Non so perché ma l’avevo presa sul serio.
Comunque era troppa per me e io facevo una gran fatica, anche perché in quel periodo non facevo regolare esercizio fisico e, fumando parecchio, avevo il fiato abbastanza corto. Ecco, ora mi ricordo, mi diceva di non fumare: naturalmente, ora che ci penso, quando poi mi lasciò, questo mio vizio dovette avere il suo peso; ma più di questo fu decisivo il fatto che aveva un fidanzato. In effetti mi aveva detto che era una storia che stava per finire e che era alla ricerca di una exit strategy (il gergo militare è mio) e questo aveva tranquillizzato la coscienza di entrambi (anche la deduzione è mia). Tuttavia, metodicamente, lei scompariva a fine-settimana alterni. Lui era un militare e veniva in licenza ogni due settimane. E sistematicamente, i fine settimana in cui restavo da solo a girovagare per il paese, io speravo che lei avrebbe chiarito la sua posizione, non tanto perché ero profondamente innamorato, ma perché avrei voluto che le importasse un pochino di più di me e che non mi considerasse solo un corpo da spremere. C’è anche da dire che io fisicamente non sono uno stallone, forse un asino, ma non certamente un cavallo da monta. E allora “perché?”, mi chiedevo.
Le persone che parlano poco, a primo acchito, mi sembrano molto profonde: questo mi capita perché non sono una cima. In effetti la spiegazione più logica è che si parla poco perché non si ha poco da dire. Vero è che molte persone quel niente lo esprimono con un mare di parole, ma questo non è rilevante con i taciturni. Ho anche pensato che, se come animale da monta non sono il massimo, almeno i miei occhi devono avere un non so che di ipnotico. Francamente, devo però ammettere che questo potere mesmerico, funziona raramente e male.
Resta il fatto che con Luisa aveva funzionato. A casa mia si diceva che “ogni santu avi i so divoti!” per significare che anche il santo più sconosciuto ha qualcuno che lo crede “miraculusu”. Probabilmente è stato così: Luisa mi era devota in quelle serate di inverno, quando diceva a casa di essere andata in palestra e invece andavamo in riva al mare, ci guardavamo tanto e facevamo l’amore in macchina.
C’era spesso un buon odore di legna che arde, proveniente dal forno di una pizzeria lì vicino.
Un giorno feci l’errore di dirle che si stava comportando, forse, un pochino, da stronza. Nel tono della voce fui molto più aggressivo di come lo sto raccontando a voi. Per la verità, fui io che mi comportai da stronzo perché avrei dovuto sapere che certe devozioni si mantengono, a mo’ d’abitudine, proprio perché la statua del santo, se non esaudisce tutti i desideri del devoto, almeno resta muta e non protesta per tutti i suoi molti peccati. E poi il santo della nostra storia tanto virtuoso non è mai stato: cosa pretendeva, o voleva o aspirava?
Ci siamo rivisti qualche settimana fa. Aveva accettato un appuntamento e io, in un angolino di questo cuore pieno di cose banali, pensavo che avrei potuto di nuovo affondare le mani nelle sue tette. Invece le ho detto che non ci eravamo mai amati e avrei voluto dirle anche un’altra cosa: che i pompini proprio non li sapeva fare. Ma è la verità e lei avrebbe potuto invece pensare che era l’insulto di un uomo ferito.

giovedì 25 ottobre 2007

Una donna dietro al monitor (repost)

Riposto questa cosa di qualche anno fa, quando ancora spesso stavo dietro ICQ o a C6 alla ricerca di chissà che cosa. Però ho conosciuto qualcuno in rete e i sogni erotici non me li sono fatti mancare

(A D.B.)

Una donna dietro a un monitor. Conversandoci. Gentile. Di lei solo una piccola foto. Ma gli occhi interiori cominciano a vederla. Un corpo magro e fatto di linee morbide, fasciato da un vestito scuro. Un sorriso caldo. Musica e poesia.
Ho orecchie sterili alle note. Il cuore spesso refrattario alla poesia. Vorrei essere penetrato dalla poesia, ma non ho organi per questo e non riesco che a percepire l’amore che per essa Lei ha dentro. Forse è meglio così. Ma ha un amore abbastanza schivo. La mia mano immagina di scivolare sui suoi fianchi mentre batto sulla tastiera. E’ piacevole eccitarsi senza malizia, senza essersene resi conto. Poi mi accorgo e sento quella leggera pressione nei pantaloni. Sei donna, poetessa, e io t’ammiro, anche se in un modo che magari potrebbe offenderti, se te ne parlassi.
Così poi mentre si parla dell’ultimo libro di filosofia che ha letto o dell’ultima poesia che ha scritto mi lascio andare. Non avrò mai questa donna. E tuttavia il suo corpo aderisce al mio e viene spogliato dal mio desiderio - non so spiegarvi in che modo - dal mio desiderio - per così dire - innocente.
Io lo so che lei è qua vicino e che il tempo e lo spazio non esistono, o forse si, ma non come in realtà ci illudiamo.
E so che penetrarla sarà facile soprattutto perché né lei né io ne siamo esattamente e corporalmente consapevoli. Tuttavia siamo scrittori entrambi ed entrambi facciamo sempre del sesso sfrenato quando scriviamo, anche la lista della spesa. Questo faciliterà le cose. Le mani (di entrambi, ne sono sicuro) godono sulla tastiera come se ci accarezzassimo, come se io abbracciandola andassi a cercare con le dita “qualcosa” tra le cosce di lei. Nessuna telefonata ci darà tanto, solo il letto o la tastiera possono aiutarci. Ma il letto, sia pur necessario in certi casi ed a certe condizioni, ci darebbe l’esatta misura di glutei cellulitici, di peni non esattamente mastodontici, di denti ingialliti dal fumo, di seni e muscoli mollicci, di fiati non proprio odorosi e di altro.
E così la mia fantasia sfrenata ti immagina nuda, alta poco più di un metro e sessanta, un corpo ben fatto e materno, le tue mani sul mio petto nel dopo amore, la tua bocca nella mia bocca nel pre-amore, un letto piccolo che basta appena per due amanti stretti in un abbraccio o l'uno sul corpo dell'altra. Ti penetro con la mia potenza sognata e tu mi domini, guerriera, imprigionandomi fra le tue gambe, cavaliera, mentre sul monitor mi appaiono parole che dicono della tua dolce musica, della quale non sento la bellezza attraverso le mie orecchie sterili, ma sento il ritmo e il vigore attraverso quello del tuo corpo nudo.
Poi ti vengo di dietro mentre scrivi dell’ultima passeggiata che hai fatto nel boschetto vicino casa tua e, io, di altre cose del genere, delle mie corsette e del mio appartamento appena acquistato che vorrei farti vedere, e tu ti lasci dominare, lasciandomi illudere di essere potente e lo fai con dolcezza di fanciulla, che si è smarrita senza essere triste.
E nodi di sguardi che si sciolgono a volte nel serrarsi delle palpebre, ma si ricongiungono subito appena il piacere si attenua un poco e gli occhi possono riaprirsi senza sforzo eccessivo.
E poi ti do il mio seme. Lo faccio scorrere dentro di te, in cerca di te, ancora più profondamente di quanto tu sappia.
E mentre ci salutiamo per la notte mi perdo in un mondo altro, in cui sono mischiati televisione, fantasia ed eventi non avvenuti: alla nascita di nostro figlio, a me ubriaco in qualche buco di locale nella notte, che faccio il poliziotto in una città americana, figlio di delinquenti, eroe convertito al bene, col cappello in testa e la sigaretta eternamente in bocca, e a te maestrina con i capelli neri e corti, insegnante di un quartiere malfamato di una città del sud d’Italia, coraggiosa e sveglia e napoletana, che insegni al nostro bimbo che è figlio di una notte d’estate in cui tu soffrivi terribilmente il caldo e io, terribilmente, la perdita di un amore.

domenica 21 ottobre 2007

Nozioni: uranio fissile e uranio impoverito

Spero di fare un utile servizio ai miei sparuti lettori, come penso di averlo fatto a me stesso, riportando le nozioni di uranio fissile e uranio impoverito.

Per conoscere il proprio nemico (la guerra, la violenza, lo scoppio), bisogna conoscere anche tecnicamente le sue caratteristiche-

Il materiale fissile comunemente usato nelle bombe atomiche è il cosiddetto "uranio arricchito". L'uranio presente in natura è una miscela del 99,3% circa di isotopo a numero di massa 238 e dello 0,7% circa di isotopo a numero di massa 235; dei due, solo l'ultimo è fissile. Per poterne accumulare una quantità sufficiente occorre quindi "arricchire" l'uranio del proprio isotopo 235.

Tale "arricchimento" (di fatto, una separazione dell'isotopo 235 dall'isotopo 238) avviene convertendo l'uranio in esafluoruro di uranio (UF6), gassoso, e sfruttando successivamente la diversa velocità di diffusione che contraddistingue 235UF6 da 238UF6 per separare i due isotopi. L'identico processo si può compiere anche con il tetracloruro di uranio (UCl4). Queste sostanze si possono portare allo stato gassoso a basse temperature, ciò consente di separare i due isotopi meccanicamente. La sostanza viene centrifugata ad altissima velocità, in speciali centrifughe montate in serie (a "cascata"). Queste concentrano progressivamente l'isotopo 235 separandolo dall'omologo chimico 238 sfruttando la piccolissima differenza di peso specifico tra i due. L'uranio arricchito per le testate atomiche è composto per il 97% circa di U 235.
È possibile separare l'isotopo 235 anche con altre metodologie, su scala minore o con tecnologie molto più sofisticate (come il laser).
Il prodotto di scarto del processo di arricchimento è uranio, in grande quantità, composto quasi totalmente dall'isotopo 238 perciò inutile per la reazione nucleare, con una percentuale di U 235 bassissima. È il cosiddetto uranio impoverito, cioè uranio con una frazione di U 235 inferiore allo 0,2%. È classificato come scoria radioattiva, ma viene usato per costruire proiettili e bombe in sistemi d'arma convenzionali. La tossicità dell'uranio impoverito, di origine chimica e radiologica, è oggetto di una controversia legata al suo uso, ma è stata accertata nel caso esso venga inalato o ingerito.

Da wikipedia enciclopedia libera (voce: http://it.wikipedia.org/wiki/Bomba_atomica)

venerdì 19 ottobre 2007

Corsa agli armamenti

Forse abbiamo abbassato la guardia sulle armi nucleari. Negli anni '80 non si parlava d'altro e, se si pensava a una possibile causa della fine del mondo, subito veniva in mente la guerra nucleare. Di tutto questo ci siamo quasi dimenticati, ma questo non significa che il gioco delle probabilità sia cambiato o il pericolo diminuito. Ci siamo semplicemente distratti con il riscaldamento globale e l'effetto serra (che sono sì molto pericolosi ma non altrettanto del lancio di qualche petardo nucleare anche su scala geograficamente ridotta). Che dire? Mi sono rimasti nella mente i brutti sogni che facevo negli anni 85/86: oscurità e imminenza della morte. Ora Putin definisce "grandiose" le armi russe e i progetti sugli armamenti. La follia della minaccia: per minacciare concretamente bisogna essere pericolosi e, in tal modo, si finisce con il minacciare anche sé stessi...

venerdì 12 ottobre 2007

Diario dodici ottobre

Ho visto diverse cose al limite della follia oggi, respirato una brutta aria. Ho ricevuto raccomandazioni dalla "mammina" sulla salute e su altre cose. Ho ascoltato donne con troppo testosterone in circolo. Ho avuto degli imprevisti e ho viaggiato sul treno delle 20.40. Ho provato il solito senso di frustrazione di questo momento. Ho dovuto disdire una partecipazione a una pizzata. Ho ripensato a un frattale. Ho avuto voglia di accarezzare una e più d'una.
Ma la cosa che ricorderò di oggi, da qui al giorno in cui chiuderò gli occhi, è l'urlo, pieno di odio, di un uomo e le sue maledizioni.
Non ho mai visto niente di più simile all'inferno.
Se mi sentite, confortatemi, perché, a volte, il mio lavoro (tiro la slitta nel Klondike) può essere veramente usurante...

martedì 9 ottobre 2007

Spugna di Menger

Giacché ci sono posto un'altra immagine di frattale:



Per chi ama Star Trek: non credete somigli a un cubo borg?

Frattali



Faccio un commento da qui al blog di un'amica (http://veneremarteluna.blog.kataweb.it/sulla_riva_del_mare/2007/10/09/ci-ripenso/), ma questo solo perché non posso postare le immagini sui siti degli altri...

L'immagine è tratta da wikipedia alla voce "Gaston Julia"
http://it.wikipedia.org/wiki/Gaston_Julia