domenica 28 ottobre 2007

L'ambulanza fantasma (repost)

Si racconta (ma sicuramente trattasi leggenda metropolitana) che nella grande città, di notte, sfrecci un'ambulanza. Non si vedono luci quando si avvicina, non ci sono lampeggiatori, non si sentono sirene. Nessuno sa da dove parta la chiamata, chi siano gli ignoti operatori della centrale operativa, come vengano assegnati i codici di intervento.
Ci sono molti infortunati nella città, ma quelli notturni si sentono molto soli, specie nelle ore più tarde, quando la gente abbandona le strade e si vedono in giro solo gli occhi fosforescenti dei gatti. E quando anche le auto diventano rare.
Allora solo un'ambulanza fantasma può accorgersi di uno sparato, scampato chissà per quale miracolo al colpo di grazia e abbandonato in un ampio spiazzo di periferia. Scendono i due barellieri, prendono la bombola dell'ossigeno, gli danno aria, come due preti lo accarezzano e sorridono. Sarà per la prossima volta il colpo di grazia e non tarderà molto, ora che qualcuno ha deciso che lui muoia. Ma intanto viene caricato sulla barella già medicato; l'emorragia mortale è stata arrestata, il dolore lenito. I suoi vent'anni prolungati, di qualche giorno o, chissà, di una vita. Si risveglia in ospedale senza sapere né come né quando c'è arrivato e nessuno che sa una minchia di niente.
Sorbello, l'ubriaco, rischia di soffocare nel suo stesso vomito. L'ambulanza gli si ferma accanto silenziosa. Qualcuno gli gira la testa quel tanto che basta a fare defluire il vomito. Vivrà un altro giorno. Ai due barellieri non importa immaginare la sua vita di prima né quella di dopo. La centrale può smistare la chiamata e i soccorritori possono accorrere e girare la testa di lato a quell'ubriacone e poi correre, dirigersi verso un nuovo intervento da qualche parte per strada o in una casa, in una scuola o una chiesa.
Nessuno conosce il costo di questo servizio di ambulanza, nemmeno si sa se per gli utenti è completamente o parzialmente gratuito. E, per dirla tutta, alcuni si ricordano di avere pagato, altri di avere ricevuto. Probabilmente i barellieri fantasma non ricevono alcuna mercede, magari scontano delle colpe, oppure erano tanto impegnati a correre per la città che si sono scordati di smontare dal turno, un modo perfetto per guadagnarsi un secondo tempo, una nuova vita da fantasmi del soccorso.
Un uomo col cuore malato respira a fatica. Ha un dolore opprimente al petto. La mandibola indolenzita. A ogni battito del cuore si sente trafiggere il polso del braccio sinistro. Lui, pessimista per natura, aveva sempre pensato all'infarto come a una credibile metafora della vita ma non vi è nulla di più falso, ora lo sa. E poi è solo. Immaginava sempre che un infartuato avesse qualcuno che si preoccupasse, che si spaventasse per lui, che chiamasse aiuto e soccorso. E' una bella notte d'estate e ci sono un sacco di stelle bellissime in cielo. Un po' d'aria, solo un po' d'aria. Un'ultima boccata nutriente d'ossigeno che non arriva e poi lo spazio si restringe in un intransigente buco nero.
Ma appena un attimo dopo i due barellieri soccorritori, uno alto, macilento, con l'aria dinoccolata di un vecchio cowboy e l'altro un po' più robusto, con gli occhi bianco-allegro e i capelli luminescenti, pettinati in stile marcatamente ultraterreno, arrivano sul posto e iniziano le manovre di rianimazione: comprimono il cuore ritmicamente e insufflano aria nei polmoni, il torace si alza e si abbassa e poi torna l'alba, continueranno per tanto tempo, mentre il nostro infartuato continuerà ad occuparsi delle solite cose della vita, con un grosso pezzo di cuore necrotizzato e un paio di amici fantasma a tenerlo in vita.
L'ambulanza si ferma vicino a una donna che ha appena partorito in una stanza sporca. Poi si mette in moto per seguire la donna e gli eventi. Recuperano il bimbo dal secchio della spazzatura, lo pizzicano e riscaldano, in un mattino troppo freddo perché si potessero nutrire speranze. E poi chiamano aiuto in modo invisibile.
Sarebbe bello continuare a fare le coccole, ma la notte è quasi finita e i bambini non devono allevarli i fantasmi.

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