lunedì 31 marzo 2008

Ubuntu, quanto meno perché bill è un antipatico dominatore del mercato

Con linux ubuntu ho acquistato un sistema operativo completo e gratuito, ho una suite per l'ufficio (mi capita di usare più soventemente il programma di videoscrittura e il foglio di calcolo) più che sufficiente per le mie esigenze (devo dire però che la compatibilità dei files con msoffice lascia un po' a desiderare, ma è colpa di bill); ho eliminato il problema dei virus (almeno fino a quando non sarò smentito :-), con tutte le annesse necessità di antivirus, scansioni etc., ho una velocità di caricamento delle pagine non paragonabile a quella che avevo quando usavo xp. Per quanto riguarda la facilità di utilizzo, devo dire che non noto sostanziali differenze almeno al livello delle cose che faccio e che mi servono (in una scala da uno a dieci, in informatica, mi autovaluto cinquemenomeno). L'hardware che utilizzo funziona quasi tutto (la webcam no, ma è meglio, vi assicuro per il vostro bene, che non mi vediate :-)
E poi ho la coscienza a posto mentre prima avevo l'impressione di rubare a bill e la cosa (anche se lui è ricchissimo) mi dava un po' fastidio.
Insomma: una scelta che consiglio, a patto che prima di fare l'installazione facciate una copia dei dati importanti, ché non voglio ricevere maledizioni da parte di chi, per avventura, seguisse il mio consiglio)
Un caro saluto
I.

P.S. i due sistemi (windows e linux) possono convivere sullo stesso pc (lo so che è ovvio per tanti, ma immagino che qualcuno più informaticamente scarso di me possa esistere nell'universo e se questo qualcuno esiste e vuole qualche consiglio su come si fa o a quali risorse si debba accedere per saperlo, sono a disposizione sulla mail che c'è nel mio profilo).

mercoledì 26 marzo 2008

Vorrei che mi parlaste d'altro...

Forse sono diventato scemo, ma mi sento di dire questo: che mi è venuto talmente in odio di sentire i nostri politici parlare solo di salari, tasse, pensioni e alitalia, che sarei pronto a rinunciare a parte del mio potere di acquisto pur di sentirli parlar di altro.
Mi piacerebbe sentire i nostri candidati parlare di politica internazionale, e/o prendere uno straccio di seria posizione sul Tibet (almeno le tragedie di attualità...). Sarei disposto a rinunciare a dei soldi per questo: magari comprerò un'auto da diecimila euri piuttosto che una da diciottomila. Abbasserò il mio tenore di vita, ma vorrei sentirli parlare proprio del popolo Tibetano, sentirli dire cose non dettate dalla logica economica per cui se la Cina diventa un gigante economico non possiamo permetterci di chiedere al governo cinese il rispetto dei diritti umani.
Si è vero che ho un telefonino da trentanove euro. Funziona bene. Ne ho un altro che nemmeno più si trova in commercio ma io ricevo e faccio le mie brave telefonatine: dire "ti amo" a una donna non è poi tanto diverso se la voce viene inviata con un telefono comprato nel 2003 o con l'ultima novità tecnologica. Eppure sono certo che rinuncerei volentieri a comprarne uno più costoso ed evoluto, che non serve alla mia vita ma solo a pompare il mercato, pur di sentire parlare i nostri politici di ricerca scientifica. E si badi bene: mi piacerebbe sentirli parlare di branche non immediatamente sfruttabili in termini di ricaduta tecnologica come la matematica, per esempio: non solamente di cose concrete, di ricercatori e di brevetti (ma nemmeno di quelli si parla).
Ebbene si, penso che potrei persino andare a piedi per lunghi venti minuti da casa mia alla stazione ferroviaria del mio paese e poi dalla stazione di Catania fino al lavoro: risparmierei carburante e usura dell'auto, pur di sentire parlare i nostri politici di giustizia e di lotta alla criminalità organizzata, invece che sempre e soltanto di tasse, salari e pensioni. Sarei curioso a tal punto di accettare il sacrificio di camminare a piedi, pur di sapere in cosa si differenzia, in tema di mafia, la politica della destra da quella della sinistra, quella dell'arcobaleno da quella della "destra destra".
E sarei anche disposto a tollerare una certa quantità di corruzione e di interessi personali in atti pubblici, pur di sentire qualcosa si impopolare, del tipo: dobbiamo fare sacrifici, dobbiamo risparmiare, oppure "pagare le tasse è bello". E' stato grande, ad esempio, Padoa Schioppa dicendolo con il coraggio di chi non dipende dagli umori della gente per essere eletto e lucrare :-)
E poi vorrei che i politici parlassero della famiglia (o delle famiglie), dei problemi etici, dell'adozione, dell'istruzione, dell'energia, dell'agricoltura e dell'ambiente (ma anche dell'educazione, del rispetto, della tolleranza) e insomma di tutte quelle cose che non sono "tasse", "salari" e "pensioni" e "alitalia".
Non sono un milionario o un miliardario, vivo con uno stipendio medio-basso (più basso che medio, ma chi crede che il proprio sia alto?). Ma non mi sento nemmeno un pezzente: se vogliono una mancia per parlare di cose politiche, io cento o duecento euro li anticipo, li possiamo anticipare tutti per fare una colletta (tagliando anche su qualche falso bisogno ... tanto non lo compro il computer nuovo per quest'anno).
Insomma vorrei sentir parlare di altro, anelo a cose politiche non economiche, sono disposto a pagare di tasca mia per questo: sono matto?
Ciao a tutti
I.

lunedì 24 marzo 2008

Repost: Uno che odiava gli indifferenti

E come dargli torto, anche se la sua condanna grava come un macigno anche sulla mia vita, per come è molto spesso e per come non dovrebbe essere:

"Odio gli indifferenti. Credo come Federico Hebbel che "vivere vuol dire essere partigiani. Non possono esistere i solamente uomini, gli estranei alla città. Chi vive veramente non può non essere cittadino, e parteggiare. Indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.

L'indifferenza è il peso morto della storia. E' la palla di piombo per il novatore, è la materia inerte in cui affogano spesso gli entusiasmi più splendenti, è la palude che recinge la vecchia città e la difende meglio delle mura più salde, meglio dei petti dei suoi guerrieri, perché inghiottisce nei suoi gorghi limosi gli assalitori, e li decima e li scora e qualche volta li fa desistere dall'impresa eroica.
L'indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E' la fatalità; e ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che si ribella all'intelligenza e la strozza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi che poi solo la spada potrà tagliare, lascia promulgare le leggi che poi solo la rivolta farà abrogare, lascia salire al potere gli uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. La fatalità che sembra dominare la storia non è altro appunto che apparenza illusoria di questa indifferenza, di questo assenteismo. Dei fatti maturano nell'ombra, poche mani, non sorvegliate da nessun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa. I destini di un'epoca sono manipolati a seconda delle visioni ristrette, degli scopi immediati, delle ambizioni e passioni personali di piccoli gruppi attivi, e la massa degli uomini ignora, perché non se ne preoccupa. Ma i fatti che hanno maturato vengono a sfociare; ma la tela tessuta nell'ombra arriva a compimento: e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia che un enorme fenomeno naturale, un'eruzione, un terremoto, del quale rimangono vittima tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. E questo ultimo si irrita, vorrebbe sottrarsi alle conseguenze, vorrebbe apparisse chiaro che egli non ha voluto, che egli non è responsabile. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi anch'io fatto il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, il mio consiglio, sarebbe successo ciò che è successo? Ma nessuno o pochi si fanno una colpa della loro indifferenza, del loro scetticismo, del non aver dato il loro braccio e la loro attività a quei gruppi di cittadini che, appunto per evitare quel tal male, combattevano, di procurare quel tal bene si proponevano.
I più di costoro, invece, ad avvenimenti compiuti, preferiscono parlare di fallimenti ideali, di programmi definitivamente crollati e di altre simili piacevolezze. Ricominciano così la loro assenza da ogni responsabilità. E non già che non vedano chiaro nelle cose, e che qualche volta non siano capaci di prospettare bellissime soluzioni dei problemi più urgenti, o di quelli che, pur richiedendo ampia preparazione e tempo, sono tuttavia altrettanto urgenti. Ma queste soluzioni rimangono bellissimamente infeconde, ma questo contributo alla vita collettiva non è animato da alcuna luce morale; è prodotto di curiosità intellettuale, non di pungente senso di una responsabilità storica che vuole tutti attivi nella vita, che non ammette agnosticismi e indifferenze di nessun genere.
Odio gli indifferenti anche per ciò che mi dà noia il loro piagnisteo di eterni innocenti. Domando conto ad ognuno di essi del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime. Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze virili della mia parte già pulsare l'attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c'è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano nel sacrifizio; e colui che sta alla finestra, in agguato, voglia usufruire del poco bene che l'attività di pochi procura e sfoghi la sua delusione vituperando il sacrificato, lo svenato perché non è riuscito nel suo intento.
Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti."

Antonio Gramsci "La Città futura"

0.


Postato per la prima volta su questo blog il 07/10/2007

sabato 22 marzo 2008

Lupi e agnelli

Respirerà come profumo il timore del SIGNORE,
non giudicherà dall'apparenza,
non darà sentenze stando al sentito dire,
4 ma giudicherà i poveri con giustizia,
pronuncerà sentenze eque per gli umili del paese.
Colpirà il paese con la verga della sua bocca,
e con il soffio delle sue labbra farà morire l'empio.
5 La giustizia sarà la cintura delle sue reni,
e la fedeltà la cintura dei suoi fianchi.
6 Il lupo abiterà con l'agnello,
e il leopardo si sdraierà accanto al capretto;
il vitello, il leoncello e il bestiame ingrassato staranno assieme,
e un bambino li condurrà.
7 La vacca pascolerà con l'orsa,
i loro piccoli si sdraieranno assieme,
e il leone mangerà il foraggio come il bue.
8 Il lattante giocherà sul nido della vipera,
e il bambino divezzato stenderà la mano nella buca del serpente.
9 Non si farà né male né danno
su tutto il mio monte santo,
poiché la conoscenza del SIGNORE riempirà la terra,
come le acque coprono il fondo del mare.

(il neretto è mio)

Perché la Pasqua non diventi un giorno di ipocrisia, dico che ero un poco di buono ieri e lo sarò domani e dopodomani, almeno secondo gli standard ufficiali di Santa Romana Chiesa.
Ma questo brano di Isaia mi risuonava nella testa oggi....
Cerco di non nascondere niente e vi aguro buona Pasqua

giovedì 20 marzo 2008

Giornalisti soli

Su segnalazione di un'amica fungo da ripetitore per un interessante post pubblicato su "Nazione indiana" (ovviamente dal "rumore" di fondo su internet non si può dedurre nessuna verità definitiva). Penso tuttavia che riflettere sul tema dell'informazione sia fondamentale per tutti quelli che si sforzano di credere ancora nella democrazia e nella libertà di pensare con la propria testa. Segnalo anche questo link su google sulla puntata di report incriminata (vogliate segnalarmi se torna a non funzionare). Spero, a questo punto, che nessuno intenti contro di me una causa civile, altrimenti dovrò vendere questo vecchio, ma perfettamente funzionante, pentium 3 del 1999 con cui scrivo, per pagare i danni :-)

Ciao a tutti e buonanotte
I.

martedì 18 marzo 2008

Gendarmi

Posto anche qui un mio commento a questo post.

Perdonatemi se vi faccio partecipi di un mio incubo. La scorsa notte ho sognato un paese (nel paese che ho sognato c'era sostanzialmente un solo corpo di polizia, come sarebbe normale e quindi non può essere l'Italia :-) dove la gendarmeria, a causa della sua inadeguatezza, per la scarsa preparazione tecnica, giuridica e investigativa oltre che per l'endemica carenza di mezzi, non riusciva a garantire la punizione/prevenzione dei reati e la sicurezza dei cittadini. I gendarmi inoltre abusavano abbastanza spesso del loro potere, a livello di piccola corruzione (facendosi fare gli sconti nei negozi di abbigliamento, andando a puttane senza pagare e varie altre cosette di questo genere), spesso agivano con violenza spropositata, picchiando duro nel chiuso delle loro caserme (non come i vecchi marescialli di paese che magari con una sberla raddrizzavano una giovane vita evitando di "macchiargli le carte"). A volte capitava persino che i gendarmi sparassero alle persone sbagliate, ma più spesso accadeva loro di mostrare un bieco servilismo con i potenti e un atteggiamento arrogante con i deboli.
Nel mio sogno i gendarmi cattivi non erano poi così tanti come immaginava la gente, anzi la maggior parte erano magari un po' sempliciotti ma sostanzialmente onesti, sebbene spesso si girassero dall'altra parte per non vedere. Ma la gente immaginava anche peggio di quello che era in realtà, perché, tra l'altro, i capi della gendarmeria non sapevano comunicare con il resto della società. Insomma i gendarmi dello stato che ho sognato erano malvisti da molta gente normale e odiati da certe fasce di popolazione un po' emarginate. Quasi nessuno poi nutriva grande fiducia nella capacità della gendarmeria di proteggere la società e le persone.
Questi uomini dello stato erano un po' come usciti da rapporti normali con gente normale per chiudersi in un loro spazio con le proprie regole e la loro ideologia, un po' sfasati rispetto a quelle di uno stato democratico di diritto.
E questa chiusura li portava, in un puro circolo vizioso, ad essere sempre più malvisti e sempre più convinti (chi è accerchiato mente spesso a sé stesso) di essere nel giusto e di essere un corpo bistrattato e malpagato. Molti gendarmi finivano per disinteressarsi di tutto e cercavano il posto sicuro dietro la scrivania, dove un civile avrebbe potuto fare di più e meglio. I più sfortunati restavano a fare le pattuglie e i turni di notte, senza motivazione e senza entusiasmo.
Vista tutta questa situazione mi stavo arrovellando il cervello a cercare soluzioni per tornare a fare scorrere linfa civile nelle vene di quei gendarmi. Nel sogno non sono stato capace di pensare a niente e mi sono svegliato.
Ho voluto raccontarvelo.
Buonanotte a tutti
I. Il cane di Jack

sabato 15 marzo 2008

Tibet - specchio sul blog di Giulia

Foto linkata da Repubblica.it


Rimando all'appassionato e documentatissimo post di Giulia sul Tibet (se volete leggerlo potete cliccare sul titolo di questo post). Cosa posso fare oltre a sottoscriverlo e a fungere da ripetitore su internet.
Tra l'altro ricordo che alcuni mesi or sono il nostro Presidente del Consiglio rifiutò di incontrare il Dalai Lama adducendo a giustificazione la cosiddetta ragion di stato. Volevo dire soltanto che quando la ragione è questa, stato si scrive con la lettera minuscola e il cognome "prodi" pure.
Mi dispiace constatare che le ragioni della libertà e della tolleranza vengano sempre subordinate a ragioni "superiori", che in fondo sono soltanto ragioni mercantili

Popper /due citazioni sulla scienza (repost con commento)

[…] da un sistema scientifico non esigerò che sia capace di esser scelto, in senso positivo, una volta per tutte, ma esigerò che la sua forma logica sia tale che possa essere messo in evidenza, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema empirico deve poter essere confutato dall’esperienza. […] (K. Popper, Logica della scoperta scientifica, Torino, Einuaidi, 1970, pp. 21-24)

Dunque la base empirica delle scienze oggettive non ha in sé nulla di "assoluto". La scienza non posa su un solido strato di roccia. L’ardita struttura delle sue teorie si eleva, per così dire, sopra una palude. È come un edificio costruito su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall’alto, giù nella palude: ma non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di conficcare più a fondo le palafitte non significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura.

K. Popper, Logica della scoperta scientifica, Torino, Einaudi, 1970, pp. 102, 104, 107-108.)

(postato per la prima volta a ottobre 2007)





Questa sera è tempo di repost. Qualche tempo fa ho trovato queste due citazioni e le ho postate. Mi sembrano molto significative. Nel primo brano si fa una considerazione che penso possa essere applicata non solo alla scienza.
Mi sembra utile tenere distinti sempre i pensieri che possono essere falsificati, di cui potenzialmente possiamo affermare se siano veri o no, da quelli che non lo sono.
Mi sforzo di capire e credo di aver capito questo, correggetemi se sbaglio: se qualcuno mi dice: "sei un meridionale", oppure "sei un extracomunitario", posso subito accorgermi che l'affermazione non significa nulla in concreto: sono un meridionale rispetto a un messinese, ma sono anche un settentrionale rispetto a un siracusano :-). Se qualcuno mi dice che sono alto un metro e novanta centimetri, potrò benissimo dirgli che ha qualche problema alla vista. Questo non significa che devo sempre concentrarmi a dire cose che hanno un significato, ma quando mi vengono attacchi di odio verso i cretesi e dico che sono tutti cretini, dovrò stare molto attento perché probabilmente sto dicendo qualcosa che non significa niente, e sprecherò del fiato offendendo qualcuno
La seconda citazione mi sembra ancora più significativa. Se guardiamo bene, mi pare di vedere, non vi è nessuna ragione perché riteniamo che la nostra palafitta poggi su un terreno solido. Essa semplicemente sta in piedi perché siamo riusciti a trovare un equilibrio tra una forza che tende verso giù e una che tende su. Non conosciamo ancora nulla sulla vera natura delle due forze, eppure la nostra costruzione, miracolosamente, sta in piedi.
Un saluto a tutti

giovedì 13 marzo 2008

Questo post si chiama come te

Io so che presto o tardi leggerai amica mia e so che probabilmente il tuo cuore ora è in apprensione per il tuo vecchio padre. E' come se vi vedessi, lui confuso in ospedale e tu spaventata a morte, impietosita, commossa, piena di dispiacere per non aver potuto evitargli questa umiliazione, le sue lacrime e il suo bisogno pressante di chiedervi scusa. Questo post si chiama come tuo padre: diglielo che niente e nessuno, nemmeno la vecchiaia potrà togliergli la dignità con cui è sempre vissuto. Bacialo. Questo post si chiama come tua madre che anche lei sarà confusa e pulirebbe tutte le lenzuola, i materassi, i pavimenti di questo mondo, e scalerebbe la nostra montagna, se avesse un minimo di forza per farlo, pur di tornare ad andare a Messa con lui.
Andrà tutto bene Amica mia: lui si rialzerà e voi tornerete a sorridere. In fondo non è neanche la prima volta che vi fa prendere di questi spaventi.

mercoledì 12 marzo 2008

Alla gogna Clementina

Linko un blog dove si possono leggere le famose ordinanze di Clementina Forleo. Questo giudice dalla faccia antipatica mi è simpatico e non posso farci niente. E il fatto che sia stata incolpata ingiustamente (almeno secondo me) me la rende ancora più simpatica.

lunedì 10 marzo 2008

Fonti rinnovabili

Guardate cosa hanno fatto a Grado.
Io credo che la più importante delle fonti rinnovabili di energia sia l'intelligenza, seguita solo dalla volontà. Ovviamente ognuno ha i suoi limiti, ma questo non è un buon motivo per non apprezzarla e cercare di incrementarla (per esempio attraverso un sistema scolastico migliore, oppure attraverso la discussione e la lettura).
Ciao a tutti
I.

mercoledì 5 marzo 2008

Sostituisco trash con trash

Avendo appreso che la Signora che avevo messo sul mio blog ieri è deceduta, come segno di rispetto ho subito tolto il post: era molto divertente ma sarebbe come eccitarsi guardando un porno con Moana. Magari si potrebbe, ma io non ci riesco. Sostituisco con una altra cosa spero abbastanza trash da non fare sentire la mancanza di un po' di sana schifezza...
In ogni caso è tutta colpa di tale A. che mi ha mandato questi link :-)