giovedì 31 gennaio 2008

Repost: Antigone

CREONTE: Ciò fra tanti Cadmèi tu sola vedi? ANTIGONE: Vedono anch'essi; e per piaggiarti, tacciono.

Esiste un diritto naturale, esiste un argine al potere e all'ingiustizia. Esistono dei che puniranno i detentori del potere quando essi promulgano leggi malvage? Ci sono leggi malvage? Può esistere nei nostri tempi una morale comune a cristiani e musulmani, atei e credenti, italiani e stranieri. Un qualcosa che impedisca a questo nostro mondo di esplodere e andare in mille pezzi?
La giovinetta Antigone, con il suo amore per i vivi e per i morti, e con il suo coraggio, mi sembra ancora oggi dare l'esempio:

Non Giove a me lanciò simile bando, né la Giustizia, che dimora insieme coi Dèmoni d'Averno, onde altre leggi furono imposte agli uomini; e i tuoi bandi io non credei che tanta forza avessero da far sí che le leggi dei Celesti, non scritte, ed incrollabili, potesse soverchiare un mortal: ché non adesso furon sancite, o ieri: eterne vivono esse; e niuno conosce il dí che nacquero. E vïolarle e renderne ragione ai Numi, non potevo io, per timore d'alcun superbo. Ch'io morir dovessi, ben lo sapevo, e come no?, pur senza l'annuncio tuo. Ma se prima del tempo morrò, guadagno questo io lo considero: per chi vive, com'io vivo, fra tante pene, un guadagno non sarà la morte? Per me, dunque, affrontar tale destino, doglia è da nulla. Ma se l'uomo nato dalla mia madre abbandonato avessi, salma insepolta, allor sí, mi sarei accorata: del resto non m'accoro. Tu dirai che da folle io mi comporto; ma forse di follia m'accusa un folle.

(postato per la prima volta il 16/10/2007)

mercoledì 30 gennaio 2008

Dipendenza su dipendenza

Ho un paio di amici che si stanno separando a causa delle chat.
Non mi va per niente la cosa. Internet è un bellissimo mezzo, ma come tutto quello che ci assorbe e ci appassiona oltre un certo limite, può diventare anche un pericolo.
Per questo, scusate, ma ora vado a fumare una sigaretta e poi torno a vedere la tv :-)

Succedanei

Ho comprato una bambola di gomma ma era fredda. Allora ho provato a riscaldarla e ho solo ottenuto di far bruciare casa.
Significherà qualcosa?

lunedì 28 gennaio 2008

Nessun rimorso - La Repubblica è diventata stupida

Io questo Governo dimissionario, a suo tempo, lo votai.
Ora, è anche vero che il livello dei politici attualmente presenti in parlamento è indegno di un paese civile, e questo sia a destra che a sinistra, ma io rivoterei e rivoterò come ho già fatto, turandomi il naso, come la mia coscienza mi detta.
Non ho nessun rimorso per il voto che diedi: la crisi del Paese era già in atto da molto tempo, prima che questo governo nascesse e fu solo aggravata dal governo precedente e dalla sua mancanza di cultura sociale ed economica.
Mi preoccupa molto di più la crisi italiana, sotto l'aspetto morale piuttosto che economico. La crisi morale ovviamente è colpa di tutti (al di là di ogni facile qualunquismo).
Peggio ancora, ci troviamo di fronte a una crisi dell'intelligenza: la Repubblica è diventata stupida e non si sa di chi sia la colpa.

domenica 27 gennaio 2008

Commenti recenti

Ho inserito i commenti recenti. Se qualcuno fosse interessato, fornisco il link da cui si può fare in un minuto e non in trenta come ho fatto io :-)
Ciao a tutti

sabato 26 gennaio 2008

I miei link

Come avevo promesso a Claudia voglio evidenziare le ragioni per cui ho linkato nel mio alcuni blog (non molti perché di tanto in tanto cancello i blog che non leggo o che leggo raramente... la giornata non è di 35 ore come sapete :)
Frida c'è perchè è stata da sempre la mia lettrice preferita, perché la conosco e so che dal vivo è ancora meglio che su internet e non credo sia poco. Del suo blog mi piace poco l'impostazione grafica e la navigabilità, ma questo credo sia dovuto alla nuova piattaforma kataweb per la quale non ho avuto mai eccessiva simpatia. (E' stato un bene per me avere sfruttato la migrazione per chiudere il vecchio blog e aprirne uno targato blogspot).
Chiara è stata una che mi ha sempre incoraggiato a scrivere fin da quando ci siamo conosciuti su it.arti.scrivere. Questo basterebbe a concederle sempre un posto d'onore. Ma se uno guarda ai contenuti del suo blog, si accorge che è una scrittrice strepitosa. E' anche una persona di grande cultura e autentica amante della lettura. Ha anche pubblicato un libro bellissimo del quale consiglio l'acquisto (per informazioni andate sul suo blog e non lasciatevi spaventare dalla copertina). So anche per certo che è una persona generosissima, che non si vanta affatto della sua grandezza di cuore. Il difetto (per me) è che aggiorna poco, ma sono sicuro che il mondo ha più bisogno di lei come donna e scrittrice di pagine di carta.
Dario è uno che ho conosciuto personalmente. Conosce lo spirito di Catania come pochi altri e sono convinto che sia molto sottostimato come scrittore. Lo so che lui non si prende molto sul serio e non credo che gli piacciano i riconoscimenti postumi :-) ma di lui si dirà che se qualcuno vuole capire qualcosa di Catania, com'è stata la Catania popolare, a cavallo tra il secondo e il terzo millennio, dovrà leggere i suoi condomini.
Clelia Mazzini ha un blog molto intelligente e ricchissimo di contenuti. Credo che non dorma la notte. Comunque passo molto spesso da lei, perché mi stimola a pensare. Le rimprovero un'aria un po' snob. Non che tratti con sufficienza le persone, ma io sono di gusti molto più semplici: la sento troppo distante dalla mia cultura (rozza e contadina) per poter sperare di instaurare più di una semplice conoscenza.
La Dama verde la conosco da poco. Ha un bel blog abbondante di post intelligenti e bello anche dal punto di vista grafico, ma secondo me si perde troppo dietro alle nomination :-)
EveRBerZ è un giovane che studia all'università. Ma è un giovane, che per saggezza, non ha nulla da invidiare a tanti vecchi e sedicenti maturi. Aggiorna poco, ma quando lo fa è sempre perché vuole condividere con gli altri qualcosa che lo sta appassionando. Questo fa si che i suoi post siano sempre documentatissimi. Io credo molto nei giovani. Oggi come oggi c'è sembrano scomparsi dalla società, perché non hanno lavoro, perché contano poco. Secondo me il valore dei giovani dipende dalla fiducia che la società da loro. Oggi i giovani e i vecchi (gli altri in genere) non interessano più a nessuno.
Quello di Giulia è un gran bel blog. Anche lei è un soggetto molto generoso e di cultura. Rispetto a Clelia è più vicina alla gente comune di internet e infatti ha molti lettori e molti commentatori (che spesso però fanno solo ciao con la manina). Quello che non mi piace del suo blog è un certo eccesso di serietà. Non ci credo che Giulia non scherzi mai o non si gratti mai il sedere. Credo che sia un po' prigioniera di quello che gli altri si aspettano da lei. (Non voglio però assolutamente dire che non sia sincera e comunque è certamente una splendida persona).
Valeria Gentile è giovane, bravissima e innamorata del reportage. Quello che ha scritto, vale la pena leggerlo e quello che scriverà lo aspetto paziente, anche se comincio a perdere le speranze.
Gabriella ha un blog molto locale. E' una brava giornalista e mi ha detto che nel mio blog scrivo semipornografiche. Forse è vero che ogni tanto lo faccio, ma ad altre non da fastidio. Comunque cercherò di limitarmi, anche perché i movimenti del sesso sono un po' ripetitivi e io non voglio essere troppo monotono.
Claudia la conosco da poco ma già la considero un'amica. Aspetto però ancora di capire come la pensa sulle varie cose del mondo. Ho l'impressione che sia una che, se la maltratti, si ferisce facilmente e ho anche l'impressione che sia un po' gelosa. Solo che a una parte di me piace un pochino maltrattare le donne :-) Per il resto scrive belle cose, scrive dei sogni, dell'amore, è molto sensuale e le piace "convivere". Condividere, lasciare spazio: penso che sia una delle sue qualità migliori. Ho l'impressione che chi l'accompagna sia sempre messo nelle condizioni di dare il meglio di sé.
Di Valentina che dire? Mi piacciono i suoi disegni, la sua freschezza, la sua capacità di metabolizzare, attraverso il disegno, le pene d'amore.
E' tutto. Ecco ora fatelo anche voi: ho messo le spalle al muro e sono pronto...
Ciao a tutti
I.

giovedì 24 gennaio 2008

Doppio repost: "La terra" e "tessuti cicatriziali e odori"

La terra
Mi rendo conto ora di cosa significhi essere un contadino di dentro. Io non sono un guerriero o un poeta. Mio padre era un contadino e mio nonno pure. Così anche io sono un contadino probabilmente. A me piace anche scrivere, anche se non sono tanto bravo. Certo è che non amo coltivare le piante; così in un certo senso si potrebbe dire che sono una penna rubata all’agricoltura.
Mi rendo conto anche che c’è terra dappertutto. A volte è visibile, altre volte si nasconde sotto dei manufatti umani. Sotto le strade asfaltate, sotto i palazzi, sotto le chiese o le piazze… sotto qualunque opera dell’uomo c’è sempre della terra che potrebbe essere dissodata, arata, zappata, irrigata e comunque coltivata.
Sotto la tua casa potrebbe esserci stato un campo di zucche un tempo. Al posto del tuo televisore o del tuo computer potrebbe esserci oggi un grappolo d’uva, sorretto dalla stessa terra che sostiene i pilastri che reggono il pavimento in cui si trova il tuo letto su cui dormi o fai l’amore.
Sono stato un pazzo a chiederti aiuto.
Alla terra dovevo chiedere aiuto, mentre ero inondato da un presagio di morte.
Dappertutto c’è terra. Difficile crederci, ma anche dove il mondo è ricoperto di ghiaccio come al polo sud, scavando scavando si troverebbe la terra che potrebbe essere zappata e che potrebbe produrre delle dolci patate.
E anche la tua voce era gelida come ricoperta da ghiaccio: tu hai la tua vita certo; solo che la tua vita mi pare come un campo di patate in Antartide, come un recinto osceno attorno a un nulla angosciato e angosciante.
Alla terra allora ho chiesto aiuto e mi sono ricordato che sotto il sole, quando si zappa, si soffre.
Mi sono ricordato che i braccianti come mio padre erano capaci di zappare dall’alba al tramonto.
Mi sono ricordato che mio nonno dava la metà della sua pagnotta a mio padre.
Ho riacquistato memoria che mio padre mi ha amato.
Ecco qualcuno mi aveva fatto dimenticare di chi ero, ma ora attraverso la scrittura ricomincio a ricordare che per lavorare la terra bisogna stringere i denti e faticare da mattina a sera.
Ora ricordo anche del perché i contadini non hanno senso estetico, o meglio ne hanno uno proprio diverso dagli abitanti delle città. Mi sono ricordato di quel senso dell’utilità e del risparmio che impedisce di apprezzare le arti canoniche dei ricchi.
Mi sono ricordato che essere contadini è anche essere violenti perché, insomma, ogni colpo di zappa è un gesto violento nei confronti della terra. No?
E si bestemmia facilmente quando il gelo, la siccità, il vento o la pioggia ti rovinano il raccolto.
Sono a torso nudo sotto il sole e l’acqua scorre nelle saie di terra. Arriva al campo che sto irrigando attraverso un canale in muratura dove l’acqua scorre limpida e fresca. Con la zappa muovo della terra. Mando l’acqua alla conca intorno alla pianta del limone. Si alza della polvere. La terra ha sempre un buon odore ma è un odore che non ha nulla a che fare con te, che mi ricorda altre cose di me che tu non hai mai capito e che io forse avrei voluto mostrarti. Poi vado a bere di quell'acqua che scorre all'aperto. Mio padre m'ha detto che è una cosa che non si deve fare: qualcuno potrebbe aver pisciato nell’acqua corrente un po’ più a monte o smaltito dei veleni per l'irrorazione delle piante di limone; o potrebbero esserci morti insieme un topo e un gatto.
Ma la sete è troppa e l’acqua mi rinfresca la gola ed il corpo. Tutti quei pensieri non riescono a fermarmi. Quella che bevo è limpida e questo mi basta.
Io non amo coltivare le piante, proprio non lo so fare e così ho dovuto adattarmi a fare altro. Ma ora sto ricordando quando di notte salivo verso casa dopo aver finito di irrigare il giardino e avevo la terra addosso che lavarsela era un’impresa. Ma non mi pareva sporcizia.
Oggi ci ho ripensato. Oggi mi sono ricordato che i morti dovrebbero sempre essere seppelliti senza bara. Il fatto è che tutto ciò che è morto si rigenera nella terra e torna a fiorire o almeno a vivere.
Ci saranno delle erbacce tra poco dove c’era il mio amore per te e giuro che questa volta non le estirperò.


Tessuti cicatriziali e odori
Sono passati diversi anni da quando ho scritto il post precedente. Rileggendolo e ripostandolo mi sei venuta in mente tu che, la prima volta che abbiamo fatto l'amore, mi hai detto che per tanti anni ti sei ricordata del mio odore di terra.
Quando ci siamo conosciuti, tanti anni fa, abbiamo avuto momenti in cui eravamo così vicini da poterci odorare. Ora abito più vicino al mare, mi impregno meno di quell'odore e curo di più l'igiene personale. Sono cresciuto, lavoro in un ufficio di donne dal nasino sensibile e dalla lingua tagliente: guai a me se odorassi ancora di terra
Non so se l'allora sia stato meglio dell'ora. Strano a dirsi e strano a pensarsi, questo nostro rapporto che dura da secoli, come un fiumiciattolo carsico affondato e riemerso dal suolo, quando meno ci tenevo e quando meno me lo aspettavo.
Questa cosa che precede l'avevo scritta per una donna, per la quale ho provato i sentimenti più forti di tutta la mia vita. Quando l'ho conosciuta ero sconvolto. Piangevo sempre per i suoi no. I suoi sorrisi accendevano la luce nelle mie stanze buie.
Centocinquanta volte, decina più decina meno, ho fatto l'amore con lei. Centocinquanta volte, dozzina più dozzina meno, avevo fatto quella strada in auto e mi ero riempito dei suoi sorrisi e della sua gioia.
Ma era finita. Quel giorno avevo provato a chiamarla e lei non mi aveva risposto, come faceva sempre da un po' di tempo a questa parte. Le avevo mandato un sms di cui non ricordo bene il contenuto, ma doveva essere molto cattivo. E allora mi risponde e la sento infastidita, acida, fredda. Ho il ricordo vivissimo di quel che accadde nella mia mente: tante linee nere, perpendicolari tra loro, che andavano infittendosi e riempendomi. Si avrei voluto morire, avrei voluto farlo io con le mie mani. Un telefonino che cade da un borsello molto piccolo che mi aveva regalato lei. Poi a casa. Mi richiama. Nelle poche parole che seguono io riesco a odiarla. Non voglio accettare che le nostre vite si separino.
Allora invece di uccidermi scrivo con gli occhi pieni di lagrime.
Il post precedente non devo scordarlo, perché è la storia del mio mancato suicidio.
Tu sei più materna. Non credo che riusciresti mai ad essere così mascolina e decisa, ma ormai mi aspetto di tutto e comunque non riuscirei a soffrire così tanto. Ed è un bene: più volte si rischia di morire nella vita, più possibilità si hanno che succeda veramente.
Tu e un altro mio amico riuscite sempre a prendermi in giro. Alcuni dicono che fossi capace di scrivere cose belle in preda al dolore. Forse è vero che quando soffro, miglioro nella scrittura, ma non di molto. Ed è anche vero che da allora, belle o brutte che siano le mie cose, non ho mai più smesso di scrivere e neanche ho intenzione di farlo.
E poi mi piace affondare la mia testa fra le tue cosce e guardare, annichilito, la tua fonte che ha fatto zampillare la vita più volte.
Mi piacciono le donne, anche troppo. Scriverò anche per altre, e in parte l'ho già fatto, anche qui, ma so che la mia sensazione di te ce l'ho dentro oramai, difficile da coprire, difficile da farci crescere erbacce.

martedì 22 gennaio 2008

Tra sogni e bisogni

Qualcuno mi costringe a riflettere sul difficile e conflittuale rapporto tra il sogno e la realtà.
Io propendo per la realtà, ma sono anche un inguaribile sognatore.
Forse i nostri sogni e le nostre fantasticherie dicono chi siamo, più di quanto vorremmo ammettere.
Quando sognavo di essere un supereroe, ero soprattutto un bambino imbranato, timido e introverso.
Quando sognavo di avere successo con le donne, ero fondamentalmente uno sfigato. C'è stato tutto un periodo in cui, attraverso le chat, ho fatto tutta una serie di sogni, anche carini e intriganti. Ma poi avevo l'ansia di far finire il sogno. Diciamo che ancora oggi non so accontentarmi di sogni e voglio conoscere. Ma resta il fatto che la conoscenza comporta quasi sempre una delusione intensa. L'esempio peggiore che ricordo, non sono le molte volte in cui a incontri fugaci sono seguiti altrettanti rifiuti, ma quella in cui mi sono trovato tra le grandi cosce di una che non mi piaceva. Mi sono vergognato al quadrato, anche del fatto di vergognarmi.
Poi ho incontrato K. che mi ha insegnato molto di quanto so sulle donne, sulla vita e sulla capacità di sorridere. Ma ho cominciato a sognare di avere cose diverse: una vita tutta mia, la famiglia, i bambini, la normalità. Non dico che siano sogni peccaminosi in generale, ma per motivi che non voglio spiegare, per me lo erano. Per una giusta legge del contrappasso non ho ottenuto niente di tutto questo.
Poi per tanto tempo ho sognato di incontrare A. sul treno. Sognavo di finire ciò che avevo cominciato tanti anni prima. Ero fondamentalmente un disonesto, anche se lo sono stato per poco. Questo sogno comunque l'ho realizzato e, dopo essermi ammantato di tutta l'onesta possibile, subito mi sono messo a sognare cose diverse.
Il contatto continuo con un'altra donna (un quasi matrimonio direi vista la durata e la frequenza giornaliera dei contatti), mi ha fatto sognare di poterla toccare.
R. mi ha insegnato tutto quello che so sull'onestà e sull'integrità morale. Questo sogno è destinato a rimanere irrealizzato, appunto perché mi affascinano di lei, mi intrigano e mi eccitano anche sessualmente, proprio questa qualità che rendono impossibile e paradossale il mio sogno.
Altri sogni per il momento non ne voglio. I sogni non so godermeli. Mi provocano ansia e mi costringono a muovere le acque e a cambiare certe realtà che, di certo, andrebbero conservate come si conserva un ecosistema e i suoi fragili equilibri.

domenica 20 gennaio 2008

L'effetto alone e gli inganni dell'apparenza

Mi chiedo spesso come sarebbe stata la mia vita se avessi avuto un altro aspetto fisico. Intendiamoci sono molto contento di essere quello che sono e penso che, durante l'adolescenza, avevo una percezione molto distorta di me stesso. Soffrivo molto perché mi sentivo rifiutato (cosa non vera) e mi sentivo rifiutato perché "ero" imbranato e d'orribile aspetto. Certo è che non sono bello, ma non è che io abbia voluto scrivere questo post per fare dell'autocommiserazione.
Apprendo dalla (ri-)lettura di un libro di Robert B. Cialdini (Le armi della persuasione - Editore Giunti), che la bellezza fisica, la capacità di rendersi simpatici, di somigliare, di millantare amicizie importanti, di saper coprire gli altri di elogi e finti complimenti, sono solo alcuni dei mezzi che molti professionisti (e non) della persuasione utilizzano per convincerci a fare cose che altrimenti non avremmo mai fatto. In particolare è impressionante quanto conti l'aspetto fisico di una persona ai fini della sua affermazione umana e professionale. Sembra che si tratti di una risposta automatica e inconscia per cui reagiamo meglio all'approccio di una persona che, per un motivo o per un altro, riteniamo gradevole.
L'"effetto alone" si verifica "quando una caratteristica di una persona domina la percezione che gli altri hanno di lei, anche riguardo ad altri aspetti"(Cialdini -Le armi della persuasione). Infatti se pensiamo, per esempio, a quanto possa avere attinenza l'aspetto fisico del venditore con le caratteristiche del prodotto venduto, la logica ci porta a pensare nulla, mentre le statistiche dimostrano (ne sono sicuro e comunque il libro di Cialdini è ricco di citazioni analoghe in tema di elezioni politiche, procedimenti giudiziari etc) il contrario e cioè che un venditore/trice bello/a hanno risultati professionali di gran lunga superiori a loro colleghi meno dotati dalla natura.
Veniamo alle note dolenti: per onestà intellettuale devo dire che anche io, che a modo mio sto facendo una critica dell'ipervalutazione dell'aspetto di una persona riguardo ad altre caratteristiche personali, sono immune da questo effetto alone nei confronti di altri. Spesso mi sono scoperto a preferire la compagnia di persone solo per il lato esteriore, senza avere validi motivi per farlo.
Peccato! Non posso definirmi uno stinco di santo!
E però devo dire che uno dei miei migliori risultati in termini di crescita umana e di superamento di c.d complessi, l'ho avuto quando mi sono reso conto di tre cose:
- che piacere a tutti i costi agli altri non è la cosa più importante della vita;
- che cercare di piacere di più è lecito e in alcuni casi doveroso (la trasandatezza può essere anche interpretata come una mancanza di rispetto per gli altri); e
- che c'è un limite: quando uno per piacere agli altri perde di vista la propria identità, nascondendola o camuffandola, rende solo un danno a sé stesso e agli altri che gli stanno vicino.

sabato 19 gennaio 2008

venerdì 18 gennaio 2008

Nessuna prova che sia stato io

Una delle cose difficili dello scrivere consiste nel macchiare un’immagine bianca di nero, dando un qualche senso e una certa coerenza a questo insieme di pigmenti o di pixel. Mi dicevi che il mio modo di scrivere ha qualcosa di nero. Non so se sia una critica o un complimento, ma so che il nero è il colore della scrittura, di quella che dura e trasmette i sentimenti.

Io oggi mi sono sorpreso a sbirciarti le gambe. Pensavo che non sei una bellissima donna e saresti anche poco sexy, se non fosse per il fatto che penso spesso di fare l’amore con te. Se mai leggerai questo post, ti chiedo di perdonarmi, sia della confessione che del fatto che ti guardo le gambe; e anche di utilizzare questa mia debolezza come fonte di ispirazione
Potrei considerarti una delle tante fantasie irrealizzate della vita e invece scrivo per te, qualcosa che in qualche modo è frutto di quelle fantasie.

****

Oggi, dopo che è successo, ho appoggiato i gomiti sul tavolo, ho preso la testa fra le mani e ho pensato che è stata una delle giornate più brutte della mia vita. Avevo una voglia matta di fuggire.
Avevo anche veramente voglia di piangere e, pur cercando di guardare la cosa con un certo distacco, avrei voluto svegliarmi come dopo un brutto sogno ma non riuscivo affatto a togliermi di dosso l’impressione appiccicosa che gli altri mi guardassero.
Penso ancora di essere importante per te e che comunque non parlarti di queste cose che mi si agitano dentro sia stata la cosa più giusta da fare. “La vita è troppo breve per lasciarsi sfuggire l’occasione di dire la verità sui propri sentimenti”: l’ho sentito in televisione ma non mi sembra una gran verità. Nessuno crede che io ti ami. Tutti hanno guardato solo all’aspetto ridicolo della cosa.
Non ho voluto fare la solita routine del corteggiamento e aspettare che tu accettassi o rifiutassi. Ho guardato con occhi razionali ogni aspetto della vicenda e quello che ne ho ricavato è stata la scelta di stare in silenzio. D'altro canto -dicono- l'amore porta con sé l'esclusività. Io però ho continuato e continuo anche oggi a guardare tutte le altre.
Questo stramaledetto vizio di scrivere mi ha fregato. Ho preso degli appunti su di te: so come ti chini sul tuo uomo e di come lasci che lui ti copra con il suo corpo, fino a renderti quasi nulla, a scioglierti passiva come il principio femminile dell’universo. Di te dai questa immagine di donna quasi asessuata e poi invece qualcosa del tuo sguardo rivela come riesci a provare piacere da ogni singolo sguardo o toccamento e di come, tu, così piccola, invada di eros il luogo fisico in cui fai l’amore. Riempi lo spazio vuoto tra le pareti, il pavimento e il soffitto, per farti respirare da lui.
Perché poi scrivere il tuo nome su tutti quei foglietti e lasciarli qua e là come se avessi voluto farmi scoprire? In tutto questo tempo avrei voluto dirtelo, ti giuro, e non avrei mai voluto che la cosa divenisse di pubblico dominio in questo modo. Ora tutti ridono. Ma ogni volta che ci vedevamo sapevo di non dovertelo dire. Non so perché ne ero così certo.
Dell’amore non si ride mai, a meno che questo mio sentimento non sia amore ma solo una fantasia che si è ingigantita nel corso del tempo. E pure tu con certe tue dolcezze e tenerezze, mi hai fatto pensare. No, non è colpa tua. Io sapevo che tu eri innamorata non di me. Così scelgo di non pensare che tu mi abbia illuso. Eppure, sai, non tutte sono come te. A volte commettono degli errori, come me, come tutti. Io ho commesso l’errore di violare il tuo corpo e la tua mente con i miei desideri e tu quello di lasciarti violare, senza riuscire ad ammetterlo nemmeno a te stessa.
Ricomincia. Anche se ho appena vomitato anche l’anima e la testa mi gira da impazzire, ho ricominciato a pensare al tuo corpo e a vederlo come è.
Il foglietto che è stato scoperto nel mio cassetto conteneva un disegno e quel disegno ti raffigurava perfettamente. Io non ho mai saputo disegnare, nemmeno un albero o una casetta. Eppure il tuo corpo minuto penetrato dal mio mi è venuto di getto, un’autentica opera d’arte. Tu dicevi tante cose, ma io credevo di non sapere ascoltare e soprattutto non riuscivo a capire. Ora che ti ascolto, capisco che non mi avresti mai creduto capace di una cosa come questa e che ti vergogni molto e che non sai come riuscirai a tornare al lavoro domani. Certamente devo essere matto se penso che dietro tutta questa rabbia ci sia un sorriso e che tu in questo momento mi voglia come mai hai pensato di volermi. Sono di nuovo in un mondo mio e tu ci sei. Continui a parlare mentre ci spogliamo e il sole tramonta in questa campagna profumata. Siamo già nudi, sai, e io sorrido e mi sento molto allegro e furbo.
Poi finisce, torno qua e ti dichiaro: “io non ti amo, non ti ho mai amata, il nostro è un bellissimo rapporto di amicizia”.
- “E il foglietto?”, mi chiedi.
- “Non so, io non ho mai saputo disegnare, nemmeno un albero, nemmeno una casetta, chiedi a chi vuoi, facciamo qualunque prova. La verità è che non ho mai saputo disegnare”.

(postato per la prima volta il 16/11/2007)

giovedì 17 gennaio 2008

Mento sempre quando si tratta di amore

Io non vedo i basalti del corso principale di questo mio paese. Non li vedo perché sono neri e il nero è un non colore. Ancora il nero. E questo nero ha ricoperto la bianca carta che c’era sotto. Qualcuno ha voluto scriverci un tratto, o disegnare una stanghetta che va dal mare a un quarto di collina.
Nascemmo qui circa quaranta anni fa. Per la precisione, quando io nacqui, tu eri già nata da un paio di anni e sgambettavi già come un maschiaccio per la grande strada cittadina.
Ecco mi viene l’ansia di far presto, di farti crescere e diventar donna, perché forse sono partito troppo da lontano, o forse perché già sono stanco dei preliminari: tu sai quanto mi piace fare sesso con te. Persino, a volte, mi è anche scappato un “ti amo” sussurrato.
Noi due siamo questo: da una parte il mare e dall’altra la montagna. Tu pensi di essere il mare? Io non credo che si sappia con precisione quello che è liquido e quello che è roccia e lava. Certo siamo sembrati strani come quelle grandi colonne di vapore che si alzano, quando il fuoco lambisce l’acqua e gli altri capiscono poco e nulla di quel che succede nel punto di incontro
Quando ti ho conosciuta, tu eri ragazzina e io quasi adolescente. Tu dici che ero già grande e cresciuto, ma, se ben ricordi, ero timido e introverso, poco pratico con le donne. Le mani però andavano da sole, erano ansiose di scoprire cosa c’era al di là delle vesti, fino a quel giorno, vallo, trincea e diga dei desideri.
Io mi ricordo che c’era un albero alla Villa Bellini e c’era una quercia vicino casa mia e tu ti ricordi che io puzzavo un po’ di legna bruciata, di muschio e di terra. Mi sono sentito troppo lavato quando ci siamo incontrati di nuovo, troppo cittadino. Se me lo avessi detto allora, invece sarei scappato per la vergogna e mi sarei messo a piangere.
Secondo me ci laviamo troppo e il nostro odorato si è disabituato a distinguere i sentimenti delle persone e certi aspetti del loro carattere. Eppure, anche io sentivo i tuoi odori forti e neri, anche se tu eri più cittadina. E li sentivo molto più di oggi: vuol dire forse che i nostri sensi erano più svegli?
Non dico altro, perché soffro ormai di troppe parole o di troppo poche.

(postato per la prima volta il 19/11/2007)

mercoledì 16 gennaio 2008

La Sapienza vs il servo dei servi

Si vorrebbe tornare indietro, ma soprattutto si rifiuta la discussione e il confronto. Dire sempre no è una risposta inadeguata, irrealistica, poco caritatevole.
E non si accettano le posizioni altrui, non ci si sforza di comprendere, né di fare la propria parte del cammino.
Nell'ansia di dire no alla istituzionalizzazione dei "peccati contro natura", si dimenticano i grandi problemi delle famiglie tradizionali.
In quest'ottica, la madre che abortisce è considerata di fatto peggiore del mafioso che uccide. L'omosessuale che vive onestamente la propria vita con il proprio compagno è un problema più impellente della corruzione e della inettitudine dei grandi della nazione. E che dire di coloro che vivono in stato vegetativo da anni, per i quali vige un obbligo di vivere che è veramente un peccato contro natura.
Eppure gli spazi per il dialogo ci sarebbero e comunque, ove non ci fossero, dovrebbe prevalere il linguaggio della carità.
E poi, nessuno può imporre a qualcuno la propria presenza. Nessuno si può offendere se un altro non ti vuole in casa propria.
Bisognerebbe che fosse umile il servo dei servi, che usasse un linguaggio più semplice, che lasciasse intravedere il suo cuore, ché altrimenti si sospetta che non ce l'abbia.
Queste cose le dovrebbe capire da sé e qualcuno degli alti prelati che lo circondano dovrebbe suggerirgliele.
Peccato che sia ancora un monarca assoluto che non deve rendere conto di niente a nessuno e che sia circondato da vegliardi sterili che da secoli, non respirano all'aria aperta.

martedì 15 gennaio 2008

Amicizia tra uomini e donne

Henry:" Personalmente non credo nell'amicizia tra uomo e donna. L'uomo davanti ad una bella ragazza, se la vuole sempre portare a letto"
Sally:" Quindi l'uomo può essere amico solo di ragazze brutte?"
Herry:" No, di solito si vuol fare anche quelle!"

(dal Film "Henry ti presento Sally")

:-)

lunedì 14 gennaio 2008

Lavorare dietro le quinte

Magari domani mi crollerà il mondo addosso, ma oggi ho avuto l'impressione di avere avuto un ruolo non indifferente nel raddrizzare una situazione che sembrava già compromessa.
Forse il mio padrone non spreca proprio del tutto il suo tempo e i suoi danari per darmi da mangiare, perché capita che, sia pure nella terza o quarta fila, riesco ancora a tirare la mia parte del peso della slitta.
Saluti a tutti
I. Il cane di Jack

giovedì 10 gennaio 2008

mercoledì 9 gennaio 2008

I nonni

Riprendo il discorso di questo post di Claudia per parlare dei miei nonni:
I. Di lui mi ricordo di una volta, quando non era ancora malato, che mi portava a fare un giro in motorino. E poi mi ricordo di quando era malato o morto. A tre anni non credo si possa fare distinzione tra il sonno e la morte.
C. Me la ricordo sempre affaccendata e attiva. Non bella, non gentile; credeva che in televisione si parlasse di lei e si preoccupava tanto. Qualcuno fuori di testa deve pur esserci in ogni famiglia. Tuttavia si doveva riconoscerle una certa intelligenza.
M. Lo sciancato. Penso che in gioventù gli fossero tanto piaciute le donne e, forse a causa di queste colpe passate, era tartassato dalla gelosia della moglie. Lo ricordo anche per un senso dell'umorismo semplice, ma un po' ripetitivo. O forse è che i vecchi ripetono sempre le stesse cose. Morì nel sonno nella stessa posizione in cui dormiva, a pancia in su e con il braccio dietro la testa. Era così tranquillo e rilassato che fino a quando non arrivò il medico, tentavamo di svegliarlo.
M. L'ultima a lasciarmi. Quella che stravedeva per me. Lunga malattia. Mieloma. Diabete. Ma io me la ricordo per il suo frigo sempre pieno di formaggio e salame e perché mi difese dall'ira di mia madre una volta che mi successe una cosa, ecco, non troppo onorevole.
L'ho combinata. Doveva essere un post tenero con i nonni e invece ne sono uscite fuori figure di uomini e donne, come erano. Non che non facessero carezze, o non facessero regali. Anzi. Ma avevano le mani ruvide e la barba dura a volte.
Un bambino che ne sa?

mercoledì 2 gennaio 2008

Co.co.co costituzione (mi spiace parlarne piuttosto male) W la Repubblica!

Non so... non mi va di osannare senza discussioni, l'attuale costituzione. Certo, credo che vada celebrata la repubblica che ci liberò dai Savoia e fu il coronamento di tante lotte e di tanto sangue. Sono convinto che fu la Repubblica e non la Costituzione a darci quel poco di democrazia e di libertà di pensiero e di parola che abbiamo dal dopoguerra ad oggi. Il gesto libero di un popolo (soprattutto del nord) può fondare una nazione molto di più delle parole (spesso vane) di tanto nobili padri costituenti.
Di certo questi furono giganti rispetto ai politici di oggi, ma la guerra e le dittature temprano, magari hanno solo questo di buono, ma temprano.
Poi la costituzione, lo dico, per gli amici gay, fonda la famiglia sul diritto naturale :-) e dal punto di vista dei rapporti fra gli organi di governo è piena di falle. Ancora oggi il bicameralismo perfetto e certi meccanismi permettono che il governo sia ostaggio di pochi parlamentari e che l'attuale, in particolare, si sia spesso retto sulle malferme gambe della Montalcini e di altri vegliardi. Lo stesso regionalismo, mi pare il più grosso fallimento della teoria disegnata dalla costituzione (ma sono opinioni).
Io allora non mi sento di osannare e celebrare senza discussioni l'attuale costituzione, ma lo spirito repubblicano e democratico, sotteso ad essa e con questo non solo i padri costituenti, ma soprattutto la libera scelta di un popolo che decise di mandare a casa il simbolo stesso della vigliaccheria e del malgoverno.
Sono opinioni ...