giovedì 26 marzo 2009

Pro Memoria per i Legislatori

Art. 32, comma 2 della Costituzione: Nessuno puo' essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non puo' in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.

P.S. Si lo so che il Legislatore se ne frega dei miei promemoria, ogni tanto però leggersi la Costituzione farebbe bene a tutti....

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica

2278 L'interruzione di procedure mediche onerose, pericolose, straordinarie o sproporzionate rispetto ai risultati attesi può essere legittima. In tal caso si ha la rinuncia all'« accanimento terapeutico ». Non si vuole così procurare la morte: si accetta di non poterla impedire. Le decisioni devono essere prese dal paziente, se ne ha la competenza e la capacità, o, altrimenti, da coloro che ne hanno legalmente il diritto, rispettando sempre la ragionevole volontà e gli interessi legittimi del paziente.

domenica 1 marzo 2009

Su Eluana

Nei giorni che hanno preceduto l'ultimo viaggio di Eluana mi sono lasciato ossessionare dai problemi che poneva la vicenda. Ovviamente avendo manifestato la mia opinione che bisognava lasciare andar via la ragazza, mi sono sentito dare anche io del nazista. Non mi sono offeso molto. Un pochino solamente, perché proprio non mi appartiene la concezione che debbano vivere solo i sani, alti, biondi e con gli occhi azzurri.
In preda all’ossessione, ho riletto una cosa che avevo trovato qualche tempo fa (http://www.zadig.it/speciali/ee/stud1.htm) e mi sono preso la briga di leggere il decreto della Corte d’Appello di Milano (ah quei giudici “omicidi” che hanno autorizzato la fine di Eluana…).
Intanto mi sono reso conto che diamo troppe cose per scontate. Gli stessi problemi che ci siamo posti per Eluana ce li potremmo porre per tutte quelle persone che definiamo in stato di morte cerebrale. Visto che oggi, a differenza di un tempo, potrebbero essere tenute in vita artificialmente per molto tempo, nulla ci autorizzerebbe, a ragionare in termini rigorosi, a staccare le macchine.
A questo punto la mia mente è quasi sopraffatta dall’immagine di un enorme, quasi infinito, stanzone in cui un’umanità completamente folle e rincitrullita manterrebbe in stato di vita assistita tutte queste persone dalle facoltà cognitive irrimediabilmente compromesse. La vita umana, dicono alcuni, deve essere preservata ad ogni costo, dall’inizio alla fine. Ma proprio dall’inizio inizio e per sicurezza da quando lo spermatozoo si trova a qualche millimetro dalla cellula uovo, fino a quando morirà l’ultimo meccanico in grado di aggiustare le macchine. Ma la tecnologia progredisce in fretta e domani potremmo trovarci di fronte a nuovi e imprevedibili metodi per prolungare la vita.
Il problema a mio modesto avviso non è capire quando c'è la vita o quando la morte. Piuttosto dobbiamo avere il coraggio di chiederci correttamente quando è lecito togliere la vita; perché non si tratta più di una persona ma di una “res” che non è lecito continuare a venerare come se si trattasse di un sepolcro a cielo aperto (“lasciate che i morti seppelliscano i loro morti”).
Mi accorgo che questo discorso porterebbe via troppo tempo. Non me la sento di affrontarlo se non altro perché l’accusa di nazismo mi pesa ancora addosso come un macigno. Non voglio essere un nazista, né ora né mai, ma non vorrei mai lasciare mio padre, mia madre, mio fratello, mio figlio, in stato vegetativo persistente, se loro avessero espresso in vita la volontà di non essere mantenuti in quello stato. Sono così convinto di questo che sarei disposto a essere condannato da Dio insieme agli omicidi, nell’ultimo giorno. Ma il Dio in cui credo non ha creato i respiratori artificiali e gli altri attuali efficaci strumenti di rianimazione e non penso che mi condannerebbe per questo. Magari per la mia ignavia o per altri peccati di cui mi sono macchiato nel corso del tempo, ma non per questa mia convinzione.
Io ho assistito agli ultimi giorni di mio padre. E questa esperienza mi ha cambiato per sempre. Non ci posso fare niente. La sofferenza, anche quella altrui, ti cambia, ti spezza qualcosa dentro, ti rende capace di fare cose che non avevi mai fatto prima né mai più rifarai. Io ho assistito il mio papà fino all’ultimo giorno. Non penso che l’idratazione sia un accanimento terapeutico. Noi abbiamo continuato a idratarlo, anche dietro consiglio di un medico che ci fece notare che non era possibile sapere se e quanto soffrisse la sete. So che abbiamo fatto la cosa giusta, per noi. Ma il dubbio ti viene, quando vorresti aiutare qualcuno che non puoi più aiutare e ti chiedi se forse non potresti invece accompagnarlo e permettergli di ritrovare la pace.
Il caso di Eluana è diverso. La scienza e gli esami strumentali ci dicono che nei casi come quello di Eluana la corteccia cerebrale è definitivamente andata perduta. Eluana non esisteva più come persona da tantissimo tempo (invito a leggere il decreto della Corte di Appello di Milano e, in particolare le considerazioni svolte da quei giudici su questo punto).
Per finire vorrei riflettere su questo: “Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito”. Questa mi è sembrata la posizione dell’Italia pseudo-clericale. Una mancanza di pietà che spinge a dare dell’assassino a chi mi ripugna chiamare assassino.
Chiedo perdono per quanto mi sono dilungato.
Saluti a tutti
I.

P.S. Era molto tempo che non aggiornavo questo blog. Perciò anche su consiglio di un'amica, ho deciso di riciclare questo mio commento pubblicato qualche giorno fa su blog UGUALE PER TUTTI a questo link
Ovviamente a quel blog e a tutto l'interessante dibattito svoltosi sul caso Eluana, rimando chi si imbattesse in questo post