sabato 10 gennaio 2009

venerdì 9 gennaio 2009

L'amore, lo sciacquone e un rocchetto di Ruhmkorff (1.1)

A volte uno sente il bisogno di rivestirsi. E tanto difficile capirlo per te? Si è vero, mi sento beato nel tuo corpo nudo che si strofina al mio, quando non riusciamo a farci male nemmeno quando ci proviamo fortemente. Ma ogni tanto uno sente il bisogno di rivestirsi.
Capita che uno si mette i calzini e le scarpe e va in bagno a fare una bella pisciata, alle tre di notte. Il mondo è tutto silenzioso e quel rumore è quello che il mondo sa dirti in quel momento, un po' poco insomma anche se pregno di significato. Tu sei di là che dormi nel letto, inconsapevole dei miei dubbi. Ci tenevi tanto a dormire con me una notte, ma io lo sapevo che sarebbe arrivato il momento in cui la mia vescica mi avrebbe sorpreso mentre dormivi. Non sapevo però che i miei dubbi avrebbero preso le sembianze di una stanza da bagno e le voci interiori si sarebbero materializzate nel rumore che fa un piccolo getto di liquido giallo quando incontra altro liquido.
Ho capito. Ora torno di là e non ci penso più. Mi addormenterò stanotte con l'intenzione di non ripetere mai più quest'esperienza, almeno con te. Ogni incertezza, al riguardo, è fugata. Ora lo so.
Gianni una volta al bar - i tre soliti amici- ci parlò del rocchetto di Ruhmkorff. Non capivo molto di cosa fosse e a che servisse. Avevo capito che ci voleva molto fil di ferro e molto rame, un sacco di tempo e un po' di follia per costruirne uno con le proprie mani. Avrei voluto che si innamorasse tanto della sua idea da spingersi temerariamente nel campo di quelli che riescono a finire le cose. Invece qualche mese dopo spuntò con l'idea di costruirsi una canoa e io riuscì a stento a trattenermi dal dargli uno schiaffo. E questo anche se l'idea di costruirsi una canoa è bella lo stesso, ma non è questo che mi fa incazzare; è che mi detesto anch'io quando comincio mille cose e non ne finisco una. Come questa notte che sono passati solo venti minuti da quando mi sono alzato l'ultima volta e ora non trovo il modo di alzare il tuo braccio dal mio petto, perché mi scappa di nuovo.
Ora questo pensiero del rocchetto di Ruhmkorff è diventato quasi un sonno agitato in cui vedo che fine farà il nostro rapporto. Finirò con il restarti accanto nudo stanotte anche se fa un po' freddo e ti sei tirata la coperta tutta dal tuo lato. Lo faresti tutte le notti? Credo di si, anche se il tuo leggero russare fa pensare che tu voglia dire di no, che le circostanze eccezionali, la felicità mista alla fatica fisica delle nostre follie amorose, ti hanno spinto a tanto; e che non succederà più che tu tenga la coperta tutta per te.
Io però ho delle intermittenze nella testa e alterno momenti in cui capisco tutto e ho tutte le chiavi che possono spingermi per la diritta via e poi, in qualche istante, mi perdo lontano o mi distraggo sognando il tuoi seni e la tua pelle morbida.
Anche di te tuo fratello diceva che non riuscivi a tenerti gli stessi amici per tutta la vita e tu lo accusavi della cosa inversa e cioè che lui aveva avuto una vita noiosa, giornate sempre con lo stesso canovaccio, stesse battute, stessi rapporti di forza, stesse persone, fino a quando la moglie non lo aveva lasciato colpevole di non aver voluto un altro figlio.
Nella bobina di Ruhmkorff, su un nucleo fatto di fil di ferro dolce vengono avvolti due strati di rame isolato, poi un numero grandissimo di giri di filo di rame, isolato con seta, del diametro di circa un decimo di millimetro.
In realtà non so niente di elettrotecnica e, se non fosse stato per Gianni, avrei vissuto tutta la vita senza sapere niente del signor Ruhmkorff e del suo rocchetto. Però effettivamente ci vorrebbe molta pazienza ad avvolgere le spire a mano. Non riesco a immaginare come Gianni da solo avrebbe potuto concludere quel lavoro immane. Perché poi?
Forse non era una buona idea nemmeno all'inizio.
Invece io non mi stancherei mai di accarezzarti questa bella schiena e di proseguire più in basso e più in dentro, con delicatezza, cercando, ma nemmeno troppo, di non svegliarti. Chissà se il sole sorgerà domani? Della cosa conservo una certezza irrazionale. Ma non so nemmeno se sarà lo stesso Sole di oggi o se qualche forza maligna lo trasformerà in una nova destinata a irradiare luce, energia e distruzione per secoli e millenni e milionate di anni di luce. So solo che questo tuo leggero russare mi tiene sveglio e mi preoccupa. E' amore. E' solo una piccolissima possibilità che per qualche picosecondo il mio cervello abbia scordato la propria individualità e si sia perso nelle spire molteplici di una possibilità di vita, con te.

lunedì 5 gennaio 2009

Pippo Fava - ultima intervista



Che dire? non sembra che sia passata tanta acqua sotto i ponti....