sabato 28 luglio 2007

Lei si droga

Oggi l’ho chiamata: immaginavo che fosse in ufficio. Era allegra e contentissima, ma non di sentire me ovviamente…. per tutto, e non si sa bene per tutto cosa.

Ecco, questo nel blog con fotoenomecognome che avevo prima non lo avrei potuto dire: credo che si droghi. Non riesco a spiegarmi altrimenti tutta questa gioia e contentezza. Potrei anche illudermi che a volte sia anche contenta di vedermi, e magari sarà vero, ma in tutta onestà sto cominciando a credere che si droghi. Solo non so cosa si faccia. Marijuana non credo. Coca? Non so. Eroina non è possibile. Allucinogeni… forse; ma a parte quegli insopportabili occhiali rosa, non credo che ci siano momenti in cui perde completamente il contatto con la realtà.

Di una donna uno può pensare che sia così allegra perché ha appena finito di scopare con il migliore amico di suo marito oppure perché ha appena finito di rovesciare al telefono alla sua migliore amica e confidente i guai della sua vita; o ancora perché l’eroina della sua soap opera preferita è appena riuscita a convolare a giuste nozze con il bellone di turno nella puntata.

E quando tutte queste cose possibili uno le ha scartate, per tanti motivi che sarebbe inutile raccontare, cominciano i guai, perché quello che resta, per citare Conan Doyle, deve essere la verità. E la verità quindi è immancabilmente che lei si droga.

Da ora in poi tutti i miei sforzi saranno unicamente tesi a capire il tipo di sostanza...

venerdì 27 luglio 2007

La vibrazione cosmica e il metodo sperimentale

E' un periodo scientista per me.
Che bello o che brutto sarebbe se la realtà si adeguasse alle nostre fantasie.
Stamattina ho avuto la fantasia che nell'universo esista una vibrazione cosmica e che sia possibile mettersi in contatto con essa attraverso la meditazione, il digiuno, l'astinenza sessuale. Semplicemente basterebbe lasciarsi andare, cominciare a vibrare e, piano piano, trovarsi ad essere un tutt'uno con questa vibrazione e in armonia con le cose e le persone.
Questo realizzerebbe l'amore.
Vi piacerebbe credere a una cosa del genere?
Il metodo scientifico invece dice (taglio e cucio da wikipedia):

Per eseguire osservazioni scientifiche che abbiano carattere di verità universale, è necessario applicare le seguenti regole:

  1. osservare e descrivere un dato fenomeno
  2. formulare un'ipotesi che lo possa spiegare
  3. prevedere una o più conseguenze dipendenti da quest'ipotesi
  4. verificare in modo sperimentale le conseguenze
  5. concludere (valutare): confermare o confutare l'ipotesi iniziale
Quando le conseguenze confermano le ipotesi, si parla di oggettività delle osservazioni e si costruisce una legge; da un insieme di leggi, si costruisce una teoria.

Facile, alla luce del metodo scientifico, smantellare la mia tesi...
Il fatto è che non ci possiamo quasi mai fidare di noi stessi, delle nostre impressioni, percezioni, sensazioni. Guardiamo il mondo attraverso uno specchio distorto. Non ci sono certezze, ci sono soltanto informazioni che fluiscono, stati mentali che si alternano. Chi può dire cosa sia la coscienza.
A questo punto anche credere nella vibrazione cosmica sarebbe una teoria degna di essere abbracciata come le altre.
Ma se possiamo avere tante idee significa anche che possiamo diventare anche vittime delle nostre idee. E a quel punto la vibrazione cosmica non sarebbe più un mezzo di liberazione, ma soltanto la cella in cui siamo rinchiusi, l'idea di cui ci siamo innamorati...

Dicevo che ci si innamora sempre delle proprie idee e forse questa condizione di innamoramento è necessaria per vivere. Ma di tanto in tanto bisogna tornare al metodo sperimentale, alla consapevolezza che ci sono cose più vere delle altre, o quantomeno delle verità più stabili, perchè possono essere osservate nella loro oggettività da persone diverse, e dalla stessa persona in momenti diversi; che ci sono quantità misurabili; che ci sono fenomeni complessi che esigono spiegazioni.
E poi con la vibrazione cosmica non si costruiscono palazzi. Con la vibrazione cosmica non si guariscono malattie.
Quest'ultima cosa che ho detto mi fa ricordare che ci sono persone che impongono le mani ad altri, che, qualche volta, forse, guariscono.
Non ho mai assistito ad un fenomeno che mi abbia convinto del tutto. Ma se esistono tali eventi, e io ritengo che, probabilmente si, ce ne sono; se ci sono di questi fenomeni, occorre sottolineare che non si tratta di fenomeni riproducibili e ripetibili, date le condizioni iniziali di partenza.
L'idea di questo lungo post è venuta verso le due. Camminare fa bene alla salute. Camminare da soli aiuta a pensare.
Perciò ricapitoliamo ciò che mi era accaduto: si parlava di un tizio influenzato così tanto dai libri di Carlos Castaneda, da compiere per "eccellentissimi" motivi, che credo abbiano a che fare con l'"intento" o con l'"agguato", azioni altrettanto tanto poco nobili (direi addirittura turpi, ma non mi posso dilungare di più).
Il tizio ovviamente è matto da legare e non ci vogliono quattro psichiatri per stabilirlo. Tutto questo discorso mi ha fatto pensare fondamentalmente a tre cose: alla follia, alla fede religiosa, alle varie forme di esoterismo. Poi a questo allegro convegno, lungo la strada dal lavoro alla stazione dei treni, si sono presentati la vibrazione cosmica e il metodo sperimentale.
Adesso faticosamente dovrei concludere.
Vi racconterò allora dell'ansia e dell'angoscia di quello che una volta era un ragazzo, appassionato lettore, di quasi tutti i libri di Castaneda. A volte i giovani si innamorano di idee, che sentono impregnate di verità indiscutibile e tanto, tanto più interessanti della realtà, ma privi della sua salutare solidità (E' chiaro che a queste si riferisce la mia fantasia di vibrazione cosmica). Queste idee poi, in qualche modo, li perseguitano per tutta la vita, proprio come fanno i grandi veri amori.
Quel ragazzo poi è riuscito, dopo aver percorso, da solo, cammini tortuosi e disseminati di grandi pendenze, a trovare altre strade che lo conducono, fino ad oggi e a questa sera, abbastanza al riparo dalla follia.
La salute mentale è una conquista di ogni giorno, perchè la mente e il cervello vanno incontro a malattie proprio come tutti gli altri organi. Di questo non ci vogliamo rendere conto e forse non si vogliono rendere conto nemmeno psicologi e psichiatri che, non me ne voglia nessuno, spesso mi somigliano a degli sciamani dilettanti.
Allora cosa resta, quando vogliamo tornare ad un modo serio e salubre di affrontare le cose, quando non vogliamo, per fare un esempio, dare al comportamento degli altri una nostra fantasiosa interpretazione, quando vogliamo restare aggrappati alla terra non come ad un confine, ma come ad una imbarcazione che ci porterà lontano?
Si, penso proprio che resti, per ricorrere ancora una volta ad una semplificazione, il metodo sperimentale, e il suo spirito. Due cose mi insegna questo modo di procedere: non innamorarmi mai delle mie idee. Che basta una sola prova contraria a distruggere tutte le fantasie che ci siamo fatti sul mondo.
Per inciso credo che esistano fenomeni soprannaturali e credo in Dio, ma credo anche che, in ogni circostanza, bisogna ricercare la verità.
Ora, vi assicuro che sottoporre sempre le proprie credenze sulla realtà al vaglio della realtà è un buon metodo, segno e sintomo di salute mentale e insieme medicina empirica, disciplina di guarigione interiore.
Magari qualcuno ha voglia di dire qualcosa in proposito, magari sono tutte scempiaggini... e qualcuno me lo farà notare, ma per questa sera chiudo.

mercoledì 25 luglio 2007

Giustizia e pace

Confessione

Sono pieno di colpe e di peccati. Chiedetemi quali, vi risponderò in privato. Ma sulla giustizia e sulla pace qualcosa vorrei dirla lo stesso, perché se smettessi di parlare e di pensare esalterei ancora di più le mie umane miserie.
Una città
Prendi una città e aggiungici tanto disagio e tanto testosterone. Un'aggressività e una vitalità che non trovano vie di sfogo: otterrai Catania.
Il 2 febbraio
Il duefebbraio lo avete visto tutti quello che è successo. Poi c'è anche che ai media piace parlare di questa città violenta. Sembra che ci provino gusto. Se la stessa cosa fosse successa in un altro posto tutto si sarebbe ridotto a qualche delinquente dalla testa calda, ma poiché è successo qui, l'intera città è colpevole.
Mi assumo le mie responsabilità
Ed è vero. Io mi assumo tutte le responsabilità. Collettivamente e solidalmente, con le nostre leggerezze e le nostre ipocrisie, tutti siamo responsabili delle vite altrui. Se le perdiamo senza uno straccio di serio motivo, tutti ci dobbiamo sentire responsabili.
Uno per tutti.
Il paradosso è che bisogna punire solo i colpevoli. Tutti gli altri pagano solo con la propria coscienza se riescono a ritrovarsela, se non è un concetto troppo desueto o fuori moda.
Pochi per tutti
Di tutte le centinaia di persone che hanno fatto la guerriglia quella sera, hanno pagato con il carcere solo pochi.
Giustizia e caso
Ma la giustizia si può fondare solo sul caso? Chi ha deciso chi poteva essere preso e chi no?
Ingiustizia e paradosso
Tuttavia ogni logica dice che quei pochi colpevoli che siamo riusciti a prendere devono comunque essere puniti. Sono d'accordo. Ma qui posso dirlo: solo in nome della pacificazione e di quel tanto di necessaria ipocrisia che salva la polis. Perché purtroppo dobbiamo continuare a parare il sedere a questa società che non meriterebbe tanta gentilezza, se non fosse che noi continuiamo a farne parte.
La verità su un omicidio.
Quella sera c'erano tutti e la verità è che, anche se non troviamo l'autore materiale, anche se il povero Raciti fosse morto colpito dal fuoco amico, tutti quelli che c'erano sono colpevoli e questo a prescindere da qualsiasi indagine di polizia.
Calcio e sangue
Il calcio non dovrebbe avere nulla a che fare con il sangue, ma neanche tante altre cose dovrebbero avere a che fare con il sangue, come l'economia o la politica. Domani ci guarderemo allo specchio un'altra volta.
Nulla assicura niente
E' vero: sono pochi quelli che riescono a fare la differenza da soli.
Non odiate Catania
Non odiate Catania, non guardatela con disprezzo. C'è tanto disagio e tanto testosterone in questa città. Disprezzo e odio creano circoli viziosi. Qualcuno deve cominciare a pensare di fermarsi e
ricostruire
tentarci almeno.

martedì 24 luglio 2007

Battlestar Galactica e Doctor House

La prima è una bella serie di fantascienza, nello spirito dei tempi: un'umanità che lotta per la sopravvivenza in un ambiente ostile, con eroi non per vocazione ma per disperazione. Parecchi temi e parecchia carne sul fuoco (macchine e uomini, politeismo e monoteismo, potere militare e potere politico, ricerca della terra promessa, economia etc).
Doctor House: incarna tutti noi che ci sentiamo claudicanti e un po' incazzati, ma che alla fine dobbiamo sempre trovare una soluzione al caso, e la troviamo solo dopo aver fatto tante prove e tanti errori. Certo non siamo tutti geni come House...
Non accusatemi di leggerezza... sempre meglio di vedere quegli orribili telequiz dove vincono i milioni e rompono i co....oni!

lunedì 23 luglio 2007

Sono il cane di Jack

Sono il cane di Jack. Uno dei cani di Jack, a dire il vero. Il mio mestiere è tirare la slitta su grandi distese di neve, tra boschi, su laghi ghiacciati. A me non importa di essere uno dei cani di Jack. Credo che sia difficile da capire come si possa finire con l'adattarsi ad essere il secondo o il terzo o il quarto nel tiro, ma continuo a tirare perché detesto essere un peso.
La sera quando il fuoco è acceso sento tutta la nostalgia della libertà, ma non venderei la mia anima né per una gustosa porzione di carne in scatola, né per una cagnetta in calore che fa la smorfiosa.
Io tiro ma non do la mano al mio padrone e non corro scodinzolando dietro a ossi di plastica. Io calpesto pianure interminabili e scalo colline e montagne. Affronto tempeste. Attraverso valichi, trasporto uomini e cose attraverso sentieri che pochi oltre il cane e l'uomo osano sfidare.
Il mio padrone non nutre nessun sentimento, nemmeno di affetto nei miei confronti. A lui importa solo che io abbia la forza per fare il mio lavoro; per questo continua a nutrirmi. Io lo rispetto ma non lo amo. L'amore si basa sulla libertà e io sono solo il cane a cui da da mangiare perché questo lo salva dal perdersi a nord.
Quest'aria gelida e questa fatica sono tutto quello che mi resta (e non è poco, te lo assicuro) fino a quando, dentro me stesso, non troverò il coraggio di andare via, scomparendo in una bella foresta di questo posto chiamato Klondike.