sabato 1 agosto 2009

Missione: convincere un pomodoro a smettere di fumare

Devo per prima cosa raccontare ai nostri lettori come ci siamo conosciuti. Tu sei stato acquistato da mia madre dal fruttivendolo e venditore di ortaggi, detto "u Biondo". Quando sei giunto alla sua bancarella dal mercato ortofrutticolo ti sei chiesto subito come mai lo chiamassero così. Nemmeno io l'ho mai capito, visto che si tratta di un vecchietto canuto. Questa comunque è un'altra storia.
Appena ti ho visto dentro quel sacchetto di ortaggi ho subito capito che ti portavi dentro un peso e che questo dolore interiore ti avrebbe impedito di essere mangiato con gusto da me o da un altro della mia famiglia. Ho deciso immediatamente di toglierti dal "coppo" di carta dove ti avevano infilato quasi a forza. Dal tuo colorito rosa smorto ho capito che avevi un problema di tossicodipendenza. Ricordi? Ti ho chiesto anche: tu guidi o ti hanno ritirato la patente? Hai precedenti penali?. Ti sei offeso, ma con compostezza dicendomi di essere un onesto pomodoro, cresciuto sotto il sole della Sicilia. Questo mi ha fatto pensare che avevi il problema del tabagismo. Se uno quando si incazza non si sente Dio, e non ha la voce alticcia e l'andatura ondeggiante di un ubriacone, è facile che abbia solo il vizio del fumo. Ti ho preso tra cinque dita, ti ho avvicinato al naso e ho sentito il tipico puzzo di catrame che confermava il mio sospetto. Peccato: avresti potuto essere un pomodoro così saporito...
-Vuoi smettere?- ti ho chiesto.
-Non voglio.- hai risposto, con tono deciso -non è mica colpa mia se sono cresciuto vicino a una pianta del tabacco-.
-Questa è incredibile!- ti ho detto.
-Si è vero, ho detto una bugia. E' stato una melanzana, compagna di cella frigorifera, a convincermi a fumare la prima sigaretta, nel lungo periodo di detenzione che ha preceduto la nostra vendita -
-Questa diciamo che è più verosimile. Te la dò per buona-

Ogni tanto mi vengono delle idee. Cerco di non fare distinzione tra quelle buone e quelle cattive. Oggi è così raro avere un'idea, che sprecarne una, buona o cattiva che sia, sarebbe un lusso. Mi ricordo che nel cassetto mi è rimasto un cerotto, residuto di uno dei miei ultimi tentativi di smettere di fumare. Cerotto alla nicotina! Pensate alla fortuna: se mi fosse rimasta una pastiglia da sciogliere in bocca oppure una gomma da masticare, non avrei potuto far niente per il mio povero pomodoro tabagista. Ma mi è rimasto un cerotto e posso appiccicarglielo sopra.
Lui si oppone e mi dice di no. Fa quasi pena, si appella persino alla Costituzione, recitando con voce tremante l'art. 32: Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario bla bla".
Rispolverando vecchi ricordi dei miei studi di giurisprudenza, gli dico che intanto lui non può, a stretto rigore, essere considerato un individuo a norma del comma primo; che anche a voler ritenere applicabile la Costituzione in caso di frutta e verdura, ci sono orientamenti recenti che propugnano cure obbligatorie a coloro che si trovano in stato vegetativo permanente (chi più di un pomodoro si trova in tale stato?); che comunque la Costituzione è stata abrogata ormai da parecchio tempo. E, alla fine della mia arringa, affermo con forza il mio diritto a decidere del suo destino -Hai tu braccia, mani, gambe, cuore e un cervello? No? e allora comando io!-
La storia è finita male. La mia non è stata una buona idea. L'ho trovato marcito dopo una settimana dento lo stipetto in cui lo avevo riposto, con il cerotto alla nicotina ancora attaccato. Avrei dovuto far finta di niente. Fosse andato a finire nel "coppo" di un altro più distratto, sarebbe stato fatto a pezzi e mangiato nel giro di poche ore. Così invece... che spreco!