domenica 5 aprile 2009

Su Catania, su Report, sui giovani mandati a morire e sulla cattiva informazione

Dicono che su Catania sia stata fatta cattiva informazione. Su "La Sicilia" di oggi 5/4/2009 il prof. Barcellona lo dice esplicitamente in questo passo che riporto fedelmente: Sarebbe veramente grave se la discussione provocata dalla trasmissione Report si chiudesse con un serrate le fila di più o meno illustri esponenti dell'establishment della città. E lasciatemi aggiungere che il modo in cui si sono sviluppati gli interventi sulla stampa dà l'impressione di una debolezza sostanziale e di un arroccamento difensivo. Ritengo, invece, che contro la cattiva informazione si risponde con l'analisi, le argomentazioni puntuali e le proposte per uscire da un'indubbia situazione di disagio (vedi link)
Il professore parla anche del ruolo che dovrebbe avere l'Università nella rinascita della città in generele e di quel particolare luogo, all'interno di essa, che si chiama Librino.
Il mio cervello passa di palo in frasca. Mi spiace. Il discorso sull'Università di Catania mi ha ricordato una cosa. Mi ha ricordato il trattamento che quest'Università ha riservato a tanti suoi giovani di valore, tra cui il dr. Emanuele Patanè, di cui linko il memoriale che ho trovato qui.
Dove sarebbe la cattiva informazione? Dire che una cosa del genere (la morte e la malattia causata dall'incuria, dalla mancanza di professionalità, dalla mancanza di rispetto della vita umana) è tipica di un certo modo di vedere le cose "catanese", di un peculiare istinto autodistruttivo della città, è dire una bugia? Il palazzo di cemento, la vara della santa spinta da mafiosi, gli allagamenti in città, gli atteggiamenti inquietanti nei confronti di cittadini che si sono fatti intervistare, sono cattiva informazione? No, sono immagini che abbiamo visto tutti e su cui ognuno può fare le proprie valutazioni. Solo chi, nel proprio intimo, pensa che le cose vadano bene così, può dire che si tratta di cattiva informazione. Lo stesso discorso si può fare per le morti di molti giovani ricercatori che, per esempio, diventano cattiva informazione solo dopo che si sono verificate. Prima sono soltanto morti inutili di giovani che erano stati illusi di potere cercare il loro avvenire a Catania.
La mia considerazione, caro Prof. Barcellona è questa: Lei e molti altri che scrivete "liberamente", avete certamente usato male la vostra libertà e i vostri sensi di colpa vi spingono ora a questa patetica difesa dell'indifendibile.