martedì 30 ottobre 2007

Una di Ungaretti

Visto che non sono bravo a scrivere poesie, ne posto una di Ungaretti: "con la congestione delle sue mani penetrata nel mio silenzio, ho scritto lettere piene d'amore"....

    VEGLIA
    Cima Quattro il 23 dicembre 1915

    Un’intera nottata
    Buttato vicino
    A un compagno
    Massacrato
    Con la bocca
    Digrignata
    Volta al plenilunio
    Con la congestione
    Delle sue mani
    Penetrata
    Nel mio silenzio
    Ho scritto
    Lettere piene d’amore

    Non sono mai stato
    Tanto
    Attaccato alla vita.

domenica 28 ottobre 2007

Schizofrenia

La salute della società non può prescindere dalla salute dei singoli. E comunque l'emarginazione e il rifiuto del singolo malato di mente rappresenta una sconfitta per tutti.
Tralasciando l'intervento psichiatrico, perché non tutti siamo psichiatri, cosa si può fare per queste persone?
Innanzitutto, secondo me, superare la diffidenza e la paura che nei confronti del malato di mente si ha la tendenza a provare. Poi provare a comunicare, in maniera discreta e senza pregiudizi, stando attenti a non fare più danni dei dolori che cerchiamo di lenire, con prudenza.
I dialoghi, anche quelli tra persone apparentemente sane di mente, spesso sono sovrapposizioni di soliloqui. Riuscire a vedere nell'altro una persona diversa da noi stessi, prendere le distanze per poi costruire un ponte, credo sia sempre un ottimo esercizio per l'anima e la mente.

Di seguito una citazione sulla schizofrenia:

Le manifestazioni cliniche della Schizofrenia sono alquanto numerose e mutevoli nel tempo; di seguito vengono sintetizzati gli elementi psicopatologici che, combinandosi tra loro, caratterizzano il quadro clinico della malattia.
1. Dissociazione mentale. Indica la perdita dei legami associativi tra le singole idee; la conseguenza è che la condotta e le modalità di comunicazione del paziente diventano bizzarre ed incomprensibili.
2. Autismo. Si caratterizza per un distacco profondo dalla realtà, talora associato ad una ricca produzione fantastica sostenuta da deliri ed allucinazioni.
3. Turbe della coscienza dell'Io. Il soggetto avverte i contenuti psichici non più come propri, ma estranei a se stesso, imposti dall'esterno.
4. Disturbi percettivi. Comprendono i fenomeni allucinatori che possono essere uditivi, visivi, gustativi, tattili etc. Tipiche sono le voci dialoganti, imperative, offensive, i fenomeni di eco del pensiero, di possessione del proprio corpo o di violenza sessuale.
5. Disturbi del contenuto del pensiero. Le tematiche deliranti più frequenti sono quelle persecutorie, ma possono essere presenti anche deliri d'influenzamento, di controllo, di grandezza, nichilistici, erotici, somatici, mistici, di trasformazione corporea etc.
6. Disturbi del linguaggio. Nel soggetto schizofrenico possono essere presenti diversi disturbi del linguaggio, ad esempio: paralogismi (sostituzione di una parola con un'altra che ha un significato diverso), neologismi (creazione di termini nuovi), schizofasia (il linguaggio perde di coerenza e di comprensibilità), ecolalia (ripetizione automatica delle frasi udite), palilalia (ripetizione di un discorso, ma con formulazioni verbali differenti), stereotipie verbali (ripetizione regolare di una parola o di un gruppo di parole), mutacismo etc.
7. Disturbi dell'affettività. Possono manifestarsi, ad esempio, sotto forma di atimia (indifferenza affettiva rispetto a qualsiasi stimolo), paratimia (discordanza tra reazione emotiva e stimolazione: un sentimento piacevole determina tristezza o rabbia e viceversa), stati di umore euforico etc..
8. Disturbi dell'istintualità e della volontà. Nei soggetti schizofrenici sono frequenti alterazioni qualitative e quantitative degli istinti vitali (lavarsi, produrre etc.) e sessuali; si possono osservare inoltre disturbi psicomotori catatonici quali lo stupore catatonico (il soggetto può rimanere immobile per settimane o mesi, indifferente alla realtà esterna), l'eccitamento catatonico (stato d'iperattività con manifestazioni improvvise di violenza auto o etero diretta), le stereotipie (ripetizione continua di schemi di movimento, di gesti o di parole), i manierismi (modalità d'espressione motoria che rappresenta un caricatura di atteggiamenti normali), il negativismo (il soggetto compie azioni contrarie a quelle richieste).

Fonte http://www.psichiatria-online.it/schizofrenia.asp

Nota: come al solito, io dico la mia e può anche darsi che dica sciocchezze. Dovrei cambiare il titolo del blog. Dovrei chiamarlo "Richieste di attenzione", considerando anche nel titolo le richieste di attenzione del suo autore :-)

L'ambulanza fantasma (repost)

Si racconta (ma sicuramente trattasi leggenda metropolitana) che nella grande città, di notte, sfrecci un'ambulanza. Non si vedono luci quando si avvicina, non ci sono lampeggiatori, non si sentono sirene. Nessuno sa da dove parta la chiamata, chi siano gli ignoti operatori della centrale operativa, come vengano assegnati i codici di intervento.
Ci sono molti infortunati nella città, ma quelli notturni si sentono molto soli, specie nelle ore più tarde, quando la gente abbandona le strade e si vedono in giro solo gli occhi fosforescenti dei gatti. E quando anche le auto diventano rare.
Allora solo un'ambulanza fantasma può accorgersi di uno sparato, scampato chissà per quale miracolo al colpo di grazia e abbandonato in un ampio spiazzo di periferia. Scendono i due barellieri, prendono la bombola dell'ossigeno, gli danno aria, come due preti lo accarezzano e sorridono. Sarà per la prossima volta il colpo di grazia e non tarderà molto, ora che qualcuno ha deciso che lui muoia. Ma intanto viene caricato sulla barella già medicato; l'emorragia mortale è stata arrestata, il dolore lenito. I suoi vent'anni prolungati, di qualche giorno o, chissà, di una vita. Si risveglia in ospedale senza sapere né come né quando c'è arrivato e nessuno che sa una minchia di niente.
Sorbello, l'ubriaco, rischia di soffocare nel suo stesso vomito. L'ambulanza gli si ferma accanto silenziosa. Qualcuno gli gira la testa quel tanto che basta a fare defluire il vomito. Vivrà un altro giorno. Ai due barellieri non importa immaginare la sua vita di prima né quella di dopo. La centrale può smistare la chiamata e i soccorritori possono accorrere e girare la testa di lato a quell'ubriacone e poi correre, dirigersi verso un nuovo intervento da qualche parte per strada o in una casa, in una scuola o una chiesa.
Nessuno conosce il costo di questo servizio di ambulanza, nemmeno si sa se per gli utenti è completamente o parzialmente gratuito. E, per dirla tutta, alcuni si ricordano di avere pagato, altri di avere ricevuto. Probabilmente i barellieri fantasma non ricevono alcuna mercede, magari scontano delle colpe, oppure erano tanto impegnati a correre per la città che si sono scordati di smontare dal turno, un modo perfetto per guadagnarsi un secondo tempo, una nuova vita da fantasmi del soccorso.
Un uomo col cuore malato respira a fatica. Ha un dolore opprimente al petto. La mandibola indolenzita. A ogni battito del cuore si sente trafiggere il polso del braccio sinistro. Lui, pessimista per natura, aveva sempre pensato all'infarto come a una credibile metafora della vita ma non vi è nulla di più falso, ora lo sa. E poi è solo. Immaginava sempre che un infartuato avesse qualcuno che si preoccupasse, che si spaventasse per lui, che chiamasse aiuto e soccorso. E' una bella notte d'estate e ci sono un sacco di stelle bellissime in cielo. Un po' d'aria, solo un po' d'aria. Un'ultima boccata nutriente d'ossigeno che non arriva e poi lo spazio si restringe in un intransigente buco nero.
Ma appena un attimo dopo i due barellieri soccorritori, uno alto, macilento, con l'aria dinoccolata di un vecchio cowboy e l'altro un po' più robusto, con gli occhi bianco-allegro e i capelli luminescenti, pettinati in stile marcatamente ultraterreno, arrivano sul posto e iniziano le manovre di rianimazione: comprimono il cuore ritmicamente e insufflano aria nei polmoni, il torace si alza e si abbassa e poi torna l'alba, continueranno per tanto tempo, mentre il nostro infartuato continuerà ad occuparsi delle solite cose della vita, con un grosso pezzo di cuore necrotizzato e un paio di amici fantasma a tenerlo in vita.
L'ambulanza si ferma vicino a una donna che ha appena partorito in una stanza sporca. Poi si mette in moto per seguire la donna e gli eventi. Recuperano il bimbo dal secchio della spazzatura, lo pizzicano e riscaldano, in un mattino troppo freddo perché si potessero nutrire speranze. E poi chiamano aiuto in modo invisibile.
Sarebbe bello continuare a fare le coccole, ma la notte è quasi finita e i bambini non devono allevarli i fantasmi.

venerdì 26 ottobre 2007

Sterilità

In questi giorni sono sterile e impotente di fronte a questo monitor e quindi riposto e ribloggo, mescolo e provo ad assaggiare. C'è qualcosa che bolle in pentola e vuole uscire. In buona sostanza, mi sento costipato: sarà amore?
E c'è dell'altro. Mi sento meno pessimista e meno stanco e sono più capace di gestire i miei sentimenti: se non si può, non si può.
E ancora. Ho sentito. Le mani. Mi hanno sfiorato più volte. Ma non si può: non sono mica uscito dall'acqua di un fiume per buttarmi nel mare.
Basta: altrimenti che lo dico a fare che sono sterile? Magari vago, sconclusionato, pieno di righe e periodi sospesi a mezz'aria in pieno stallo, nel cielo, contro il sole che brucia.
Abiuro. Eppur mi sfiora.

Luisa ed io (repost)

Venivo da una storia che mi era costata un sacco di soldi in telefonate. Luisa, invece, non era molto loquace e, al telefono si stava poco, giusto il tempo di dire “come stai? Stasera passo a prenderti alle sette.”. Anche in macchina parlavamo poco, però questo non significava sesso sempre e sesso subito. La nostra era una storia fatta di sguardi: cosa volessimo comunicarci con gli occhi nemmeno io lo so. Ma so di certo che, prima di fare sesso, dovevo guardarla negli occhi per almeno un quarto d’ora. Erano i patti non scritti, i nostri preliminari. Poi, passato il periodo di riscaldamento, facevo finta di fare il duro e, con gesto deciso, la afferravo per i capelli e mi ci buttavo addosso. Tutte le storie hanno dei rituali e in questo si somigliano e differiscono tutte tra loro. Noi cominciavamo così.
Poi, durante, lei non era un granché. Fisicamente mi piaceva molto: più alta di me, quarta abbondante di seno, capelli neri corvini, occhi profondi e scuri, ma quando facevamo l’amore non era tutto questo sballo. Di solito si metteva supina, più raramente io dietro di lei. Tuttavia mi aveva minacciato di lasciarmi se solo avessi tentato di sodomizzarla. Non so perché ma l’avevo presa sul serio.
Comunque era troppa per me e io facevo una gran fatica, anche perché in quel periodo non facevo regolare esercizio fisico e, fumando parecchio, avevo il fiato abbastanza corto. Ecco, ora mi ricordo, mi diceva di non fumare: naturalmente, ora che ci penso, quando poi mi lasciò, questo mio vizio dovette avere il suo peso; ma più di questo fu decisivo il fatto che aveva un fidanzato. In effetti mi aveva detto che era una storia che stava per finire e che era alla ricerca di una exit strategy (il gergo militare è mio) e questo aveva tranquillizzato la coscienza di entrambi (anche la deduzione è mia). Tuttavia, metodicamente, lei scompariva a fine-settimana alterni. Lui era un militare e veniva in licenza ogni due settimane. E sistematicamente, i fine settimana in cui restavo da solo a girovagare per il paese, io speravo che lei avrebbe chiarito la sua posizione, non tanto perché ero profondamente innamorato, ma perché avrei voluto che le importasse un pochino di più di me e che non mi considerasse solo un corpo da spremere. C’è anche da dire che io fisicamente non sono uno stallone, forse un asino, ma non certamente un cavallo da monta. E allora “perché?”, mi chiedevo.
Le persone che parlano poco, a primo acchito, mi sembrano molto profonde: questo mi capita perché non sono una cima. In effetti la spiegazione più logica è che si parla poco perché non si ha poco da dire. Vero è che molte persone quel niente lo esprimono con un mare di parole, ma questo non è rilevante con i taciturni. Ho anche pensato che, se come animale da monta non sono il massimo, almeno i miei occhi devono avere un non so che di ipnotico. Francamente, devo però ammettere che questo potere mesmerico, funziona raramente e male.
Resta il fatto che con Luisa aveva funzionato. A casa mia si diceva che “ogni santu avi i so divoti!” per significare che anche il santo più sconosciuto ha qualcuno che lo crede “miraculusu”. Probabilmente è stato così: Luisa mi era devota in quelle serate di inverno, quando diceva a casa di essere andata in palestra e invece andavamo in riva al mare, ci guardavamo tanto e facevamo l’amore in macchina.
C’era spesso un buon odore di legna che arde, proveniente dal forno di una pizzeria lì vicino.
Un giorno feci l’errore di dirle che si stava comportando, forse, un pochino, da stronza. Nel tono della voce fui molto più aggressivo di come lo sto raccontando a voi. Per la verità, fui io che mi comportai da stronzo perché avrei dovuto sapere che certe devozioni si mantengono, a mo’ d’abitudine, proprio perché la statua del santo, se non esaudisce tutti i desideri del devoto, almeno resta muta e non protesta per tutti i suoi molti peccati. E poi il santo della nostra storia tanto virtuoso non è mai stato: cosa pretendeva, o voleva o aspirava?
Ci siamo rivisti qualche settimana fa. Aveva accettato un appuntamento e io, in un angolino di questo cuore pieno di cose banali, pensavo che avrei potuto di nuovo affondare le mani nelle sue tette. Invece le ho detto che non ci eravamo mai amati e avrei voluto dirle anche un’altra cosa: che i pompini proprio non li sapeva fare. Ma è la verità e lei avrebbe potuto invece pensare che era l’insulto di un uomo ferito.

giovedì 25 ottobre 2007

Una donna dietro al monitor (repost)

Riposto questa cosa di qualche anno fa, quando ancora spesso stavo dietro ICQ o a C6 alla ricerca di chissà che cosa. Però ho conosciuto qualcuno in rete e i sogni erotici non me li sono fatti mancare

(A D.B.)

Una donna dietro a un monitor. Conversandoci. Gentile. Di lei solo una piccola foto. Ma gli occhi interiori cominciano a vederla. Un corpo magro e fatto di linee morbide, fasciato da un vestito scuro. Un sorriso caldo. Musica e poesia.
Ho orecchie sterili alle note. Il cuore spesso refrattario alla poesia. Vorrei essere penetrato dalla poesia, ma non ho organi per questo e non riesco che a percepire l’amore che per essa Lei ha dentro. Forse è meglio così. Ma ha un amore abbastanza schivo. La mia mano immagina di scivolare sui suoi fianchi mentre batto sulla tastiera. E’ piacevole eccitarsi senza malizia, senza essersene resi conto. Poi mi accorgo e sento quella leggera pressione nei pantaloni. Sei donna, poetessa, e io t’ammiro, anche se in un modo che magari potrebbe offenderti, se te ne parlassi.
Così poi mentre si parla dell’ultimo libro di filosofia che ha letto o dell’ultima poesia che ha scritto mi lascio andare. Non avrò mai questa donna. E tuttavia il suo corpo aderisce al mio e viene spogliato dal mio desiderio - non so spiegarvi in che modo - dal mio desiderio - per così dire - innocente.
Io lo so che lei è qua vicino e che il tempo e lo spazio non esistono, o forse si, ma non come in realtà ci illudiamo.
E so che penetrarla sarà facile soprattutto perché né lei né io ne siamo esattamente e corporalmente consapevoli. Tuttavia siamo scrittori entrambi ed entrambi facciamo sempre del sesso sfrenato quando scriviamo, anche la lista della spesa. Questo faciliterà le cose. Le mani (di entrambi, ne sono sicuro) godono sulla tastiera come se ci accarezzassimo, come se io abbracciandola andassi a cercare con le dita “qualcosa” tra le cosce di lei. Nessuna telefonata ci darà tanto, solo il letto o la tastiera possono aiutarci. Ma il letto, sia pur necessario in certi casi ed a certe condizioni, ci darebbe l’esatta misura di glutei cellulitici, di peni non esattamente mastodontici, di denti ingialliti dal fumo, di seni e muscoli mollicci, di fiati non proprio odorosi e di altro.
E così la mia fantasia sfrenata ti immagina nuda, alta poco più di un metro e sessanta, un corpo ben fatto e materno, le tue mani sul mio petto nel dopo amore, la tua bocca nella mia bocca nel pre-amore, un letto piccolo che basta appena per due amanti stretti in un abbraccio o l'uno sul corpo dell'altra. Ti penetro con la mia potenza sognata e tu mi domini, guerriera, imprigionandomi fra le tue gambe, cavaliera, mentre sul monitor mi appaiono parole che dicono della tua dolce musica, della quale non sento la bellezza attraverso le mie orecchie sterili, ma sento il ritmo e il vigore attraverso quello del tuo corpo nudo.
Poi ti vengo di dietro mentre scrivi dell’ultima passeggiata che hai fatto nel boschetto vicino casa tua e, io, di altre cose del genere, delle mie corsette e del mio appartamento appena acquistato che vorrei farti vedere, e tu ti lasci dominare, lasciandomi illudere di essere potente e lo fai con dolcezza di fanciulla, che si è smarrita senza essere triste.
E nodi di sguardi che si sciolgono a volte nel serrarsi delle palpebre, ma si ricongiungono subito appena il piacere si attenua un poco e gli occhi possono riaprirsi senza sforzo eccessivo.
E poi ti do il mio seme. Lo faccio scorrere dentro di te, in cerca di te, ancora più profondamente di quanto tu sappia.
E mentre ci salutiamo per la notte mi perdo in un mondo altro, in cui sono mischiati televisione, fantasia ed eventi non avvenuti: alla nascita di nostro figlio, a me ubriaco in qualche buco di locale nella notte, che faccio il poliziotto in una città americana, figlio di delinquenti, eroe convertito al bene, col cappello in testa e la sigaretta eternamente in bocca, e a te maestrina con i capelli neri e corti, insegnante di un quartiere malfamato di una città del sud d’Italia, coraggiosa e sveglia e napoletana, che insegni al nostro bimbo che è figlio di una notte d’estate in cui tu soffrivi terribilmente il caldo e io, terribilmente, la perdita di un amore.

domenica 21 ottobre 2007

Nozioni: uranio fissile e uranio impoverito

Spero di fare un utile servizio ai miei sparuti lettori, come penso di averlo fatto a me stesso, riportando le nozioni di uranio fissile e uranio impoverito.

Per conoscere il proprio nemico (la guerra, la violenza, lo scoppio), bisogna conoscere anche tecnicamente le sue caratteristiche-

Il materiale fissile comunemente usato nelle bombe atomiche è il cosiddetto "uranio arricchito". L'uranio presente in natura è una miscela del 99,3% circa di isotopo a numero di massa 238 e dello 0,7% circa di isotopo a numero di massa 235; dei due, solo l'ultimo è fissile. Per poterne accumulare una quantità sufficiente occorre quindi "arricchire" l'uranio del proprio isotopo 235.

Tale "arricchimento" (di fatto, una separazione dell'isotopo 235 dall'isotopo 238) avviene convertendo l'uranio in esafluoruro di uranio (UF6), gassoso, e sfruttando successivamente la diversa velocità di diffusione che contraddistingue 235UF6 da 238UF6 per separare i due isotopi. L'identico processo si può compiere anche con il tetracloruro di uranio (UCl4). Queste sostanze si possono portare allo stato gassoso a basse temperature, ciò consente di separare i due isotopi meccanicamente. La sostanza viene centrifugata ad altissima velocità, in speciali centrifughe montate in serie (a "cascata"). Queste concentrano progressivamente l'isotopo 235 separandolo dall'omologo chimico 238 sfruttando la piccolissima differenza di peso specifico tra i due. L'uranio arricchito per le testate atomiche è composto per il 97% circa di U 235.
È possibile separare l'isotopo 235 anche con altre metodologie, su scala minore o con tecnologie molto più sofisticate (come il laser).
Il prodotto di scarto del processo di arricchimento è uranio, in grande quantità, composto quasi totalmente dall'isotopo 238 perciò inutile per la reazione nucleare, con una percentuale di U 235 bassissima. È il cosiddetto uranio impoverito, cioè uranio con una frazione di U 235 inferiore allo 0,2%. È classificato come scoria radioattiva, ma viene usato per costruire proiettili e bombe in sistemi d'arma convenzionali. La tossicità dell'uranio impoverito, di origine chimica e radiologica, è oggetto di una controversia legata al suo uso, ma è stata accertata nel caso esso venga inalato o ingerito.

Da wikipedia enciclopedia libera (voce: http://it.wikipedia.org/wiki/Bomba_atomica)

venerdì 19 ottobre 2007

Corsa agli armamenti

Forse abbiamo abbassato la guardia sulle armi nucleari. Negli anni '80 non si parlava d'altro e, se si pensava a una possibile causa della fine del mondo, subito veniva in mente la guerra nucleare. Di tutto questo ci siamo quasi dimenticati, ma questo non significa che il gioco delle probabilità sia cambiato o il pericolo diminuito. Ci siamo semplicemente distratti con il riscaldamento globale e l'effetto serra (che sono sì molto pericolosi ma non altrettanto del lancio di qualche petardo nucleare anche su scala geograficamente ridotta). Che dire? Mi sono rimasti nella mente i brutti sogni che facevo negli anni 85/86: oscurità e imminenza della morte. Ora Putin definisce "grandiose" le armi russe e i progetti sugli armamenti. La follia della minaccia: per minacciare concretamente bisogna essere pericolosi e, in tal modo, si finisce con il minacciare anche sé stessi...

venerdì 12 ottobre 2007

Diario dodici ottobre

Ho visto diverse cose al limite della follia oggi, respirato una brutta aria. Ho ricevuto raccomandazioni dalla "mammina" sulla salute e su altre cose. Ho ascoltato donne con troppo testosterone in circolo. Ho avuto degli imprevisti e ho viaggiato sul treno delle 20.40. Ho provato il solito senso di frustrazione di questo momento. Ho dovuto disdire una partecipazione a una pizzata. Ho ripensato a un frattale. Ho avuto voglia di accarezzare una e più d'una.
Ma la cosa che ricorderò di oggi, da qui al giorno in cui chiuderò gli occhi, è l'urlo, pieno di odio, di un uomo e le sue maledizioni.
Non ho mai visto niente di più simile all'inferno.
Se mi sentite, confortatemi, perché, a volte, il mio lavoro (tiro la slitta nel Klondike) può essere veramente usurante...

martedì 9 ottobre 2007

Spugna di Menger

Giacché ci sono posto un'altra immagine di frattale:



Per chi ama Star Trek: non credete somigli a un cubo borg?

Frattali



Faccio un commento da qui al blog di un'amica (http://veneremarteluna.blog.kataweb.it/sulla_riva_del_mare/2007/10/09/ci-ripenso/), ma questo solo perché non posso postare le immagini sui siti degli altri...

L'immagine è tratta da wikipedia alla voce "Gaston Julia"
http://it.wikipedia.org/wiki/Gaston_Julia

sabato 6 ottobre 2007

Disastri informatici

E così, mentre sorseggio il mio amaro, ripenso all'ennesimo disastro informatico. Non so perché faccio certe cose... certo ieri avevo il mio bel pc (assemblato nel novantanove e acquistato nel duemila) con xp funzionante. Oggi mi trovo lo stesso pc con questo ubuntu funzionante e con un hard disk nuovo, finalmente visibile. Solo che tutto questo mi è costato tutti i miei documenti, le mie foto, la mia incapacità di mettere a fondo le mani nel sistema operativo, l'incapacità di stampare, la scarsa compatibilità dei documenti openoffice con quelli office... la chiusura in sé stessi e l'aria di superiorità che usare un sistema linux comporta -immotivatamente- nei confronti di tutti gli altri. Tutto ok comunque... sono già abbastanza alticcio per dire che, almeno in questo pc, il signor Gates non ci metterà più piede... hic... hic...

mercoledì 3 ottobre 2007

Carceri

Premetto che sono per la certezza della pena: nessuno sconto, nessun lassismo. Una volta applicata una sanzione penale quella deve essere e nessuno deve avere la possibilità di commettere altri reati fuori dal carcere durante l’esecuzione della pena. Mi considererete cattivo ma così la penso. Premetto anche che personalmente sono a favore di una maggior tutela delle vittime dei reati: spesso la c.d. persona offesa dal reato viene trattata, di fatto, peggio del delinquente.
Tuttavia stasera mi preme dire alcune cose a proposito dei luoghi di detenzione e dei detenuti.
Innanzitutto ci sono carceri e carceri e alcune di quelle che abbiamo in Italia non sono degne di un paese civile. Basta fare qualche ricerca, anche su internet, per rendersene conto.
In secondo luogo i detenuti in genere sono poveri; magari non tutti lo sono in senso materiale, ma la gran parte si. In fondo questi fratelli puniti fanno parte di quelle fasce più deboli della società, che in un certo senso tutti abbiamo il dovere di tutelare. Voglio dire anche che spesso coloro che scontano le pene lo fanno a nome di tutti noi, che siamo fuori e, tante volte, non siamo affatto più buoni.
La comune opinione è abbastanza schizofrenica riguardo ai detenuti. Da un lato, si dice, non si doveva fare l’indulto, non si deve essere indulgenti, non si devono fare scarcerazioni alla leggera, non si devono fare sconti. Dall’altro che bisogna intervenire a favore della debolezza culturale ed economica creata da questa perversa società. Nelle carceri questa contraddizione trova uno dei suoi principali luoghi di sbocco, nel senso che, alla fine, non si fa né l’una né l’altra cosa. Si lasciano coloro che sono in carcere in condizioni spesso disumane (in tali luoghi, in spregio alla Costituzione, non mi sembra esistere nessuna possibilità di reale rieducazione). E poi ogni qualvolta si può, li si fa uscire, per permessi, liberazioni anticipate, semilibertà, indulti e amnistie.
Terza cosa: facendo un giro su internet ho trovato, riguardo a Catania, questi due interessanti pagine, tutte e due dello stesso sito:

http://www.associazioneantigone.it/osservatorio/rapportoonline/sicilia/catania.htm

http://www.associazioneantigone.it/osservatorio/rapportoonline/sicilia/catania2.htm

Sono due istituti penitenziari tutti e due localizzati a Catania. Quello che mi ha colpito è che quello di Catania Bicocca, più nuovo e vivibile dell’altro (Piazza Lanza), è riservato ai detenuti per fatti di mafia: mi viene il dubbio, a questo punto, che anche nell’applicazione della pena, ci siano due pesi e due misure e che, in buona sostanza, sia sancito il principio che ci debbano essere posti "lussuosi" per gente di “calibro” e letamai per piccoli delinquenti.

martedì 2 ottobre 2007

Darfur

Mentre, in questi giorni si parla prevalentemente, e forse a ragione, della Birmania, io per andare come al solito controcorrente, vorrei ricordare in questo blog altre situazioni di povertà estrema e di estrema carenza di democrazia. Oggi è la volta del Darfur:"Il conflitto in Darfur, nell'arco di quattro anni, ha provocato non meno di 300.000 morti, e ha costretto almeno due milioni di persone alla fuga, destinandole ad una vita da sfollati sia all'interno del Sudan, sia nei campi profughi in Ciad, circostanza che di fatto ha allargato il conflitto anche a questo paese confinante."

lunedì 1 ottobre 2007

Cina

Si parla della Cina come di un paese diventato quasi ricco e dei cinesi come dei silenziosi invasori: e allora date un'occhiata qui: il 25% di bambini rachitici mi pare un numero enorme ad occhio e croce....