giovedì 28 febbraio 2008

Ancora sangue (una mia impressione sulle polizie italiane)

Purtroppo sono costretto a riprendere il post del 20/02, perché proprio oggi, vicino a casa mia, è accaduto un episodio tragico: un colpo partito accidentalmente ha mandato all'altro mondo un ragazzo di 30 anni . Io non credo che ai carabinieri e alle forze dell'ordine in genere piaccia uccidere la gente, come non credo che il ragazzo morto fosse uno stinco di santo e che, in un certo senso, non abbia messo lui stesso la sua vita e quella altrui in pericolo. Non si tratta però di esprimere facili e spiccioli giudizi: so soltanto che c'è troppa violenza in giro, troppe rapine, troppi furti e troppi colpi sparati in aria a scopo intimidatorio che poi vanno a conficcarsi in corpi umani.
Forse anche la pressione che si fa sulle forze dell'ordine è deleteria.
Uno Stato che si rispetti, però, dovrebbe rendersi conto che le nostre polizie non sono tanto all'altezza delle situazioni che si trovano a fronteggiare: e invece una moltitudine di operatori pagati per difendere la gente e la società si trovano imboscati in uffici dove impiegati amministrativi svolgerebbero altrettanto bene i servizi a un costo minore; l'età media è alta (almeno a giudicare da quello che vedo); la preparazione professionale (sia giuridica che investigativa) da elevare; i mezzi (auto di servizio, ma anche materiale di cancelleria) carenti; la corruzione e gli abusi di potere (è inutile negarlo) sono diffusi o almeno ne è diffusa la percezione da parte della gente, con conseguente caduta verticale di credibilità, rispetto e fiducia. Spero di non offendere nessuno e di non aver dato a intendere che giudico il carabiniere un omicida volontario (anche la sua vita probabilmente sarà distrutta), ma occorre dirle certe cose anche se il mio piccolo blog non è il luogo più adatto.

martedì 26 febbraio 2008

Cu si futtiu i soddi?

Scusate la volgarità del titolo. Mi chiedevo oggi pomeriggio dove sono finiti i soldi che sarebbero serviti per dare un'istruzione più decente ai nostri figli, a finanziare la cultura e la fruizione di essa, a costruire asili nido e laboratori di ricerca, ad erogare servizi sanitari efficienti ai nostri genitori e nonni etc.
Voi non lo sapete vero?
Va bene, ho capito, voi non sapete mai niente! Vuol dire che telefonerò al principe del Liechtenstein
....

lunedì 25 febbraio 2008

Repost: L'onorevole Scupidda

Mi chiamo Carmelo Scupidda. Non vi voglio annoiare con le mie origini e i miei inizi, perché alcuni dicono che siano un po' volgari, anche se, a dire il vero, come diceva Dante, quello che sembra volgare oggi sarà il linguaggio comune di domani. Vedete come è diventata la classe politica di questi giorni, furfanti, ignoranti, pregiudicati e analfabeti, su cui nessuno avrebbe scommesso venti anni fa, oggi sono sulla cresta dell’onda. Così imparano tutti quelli che dall’alto delle loro lauree fanno tanto gli snob.
Però qualcosa sul mio passato la devo dire: prima facevo l'usciere all'ufficio delle pensioni. E' stata quella la mia scuola politica; là ho imparato che non occorre avere il potere e che la gente non rischierebbe mai l’inimicizia nemmeno dell’usciere del palazzo delle pensioni, ché quando ci sono soldi in ballo, nessuno guarda in faccia a nessuno e la gente vuole evitare ogni rischio. Soprattutto se gli fai capire chiaramente che la loro pratica gliela porterai tu direttamente al signor direttore per la firma e che le carpette a volte hanno il brutto vizio di nascondersi dentro ad altre e di finire in archivio, e poi è molto difficile che siano ritrovate e che, insomma, a rimetterci sei mesi o più solo perché l’usciere è stato distratto, poi non ci vuole tanto. Io non dicevo mai che le mance che la gente mi dava erano per me. “Occorre ungere le ruote del carrello”, dicevo. Nel frattempo mi ero messo al seguito di un famoso politico locale (non lo stesso che, dopo cinque anni di lecchinaggio e galoppinaggio, mi aveva fatto prendere il posto). No, un altro, che era stato espulso dal suo partito e aveva fondato un partitino, forte di un non indifferente pacco di clienti. A quei tempi si votava con il proporzionale e le preferenze e, quando lui è stato arrestato per corruzione, ho avuto la fortuna di essere stato, con i miei 45 voti, il primo dei non eletti e di salire al parlamento regionale della regione Sicilia con il titolo di onorevole e deputato.
Da politico, dapprima mi sono guardato in giro e sono stato al centro; poi ho militato nelle fila del centro-sinistra, poi ho visto che qui in Sicilia era meglio stare con il centro-destra. Ma non ingannatevi, non sono stato io a spostarmi. Il mondo gira e quindi sembra che sia io a muovermi, ma, nei fatti non è così: io sono coerente e Galileo Galilei, l’illustre scienziato italiano, inventore del cannocchiale e del piano inclinato, aveva ragione a dire che le cose che si muovono non sempre sono quelle che sembrano e che l'apparenza inganna.
Da politico ho fatto sempre il bene di tanti come prima, solo che una volta lo facevo dietro il mio tavolo da usciere aiutando gli aspiranti pensionati a raggiungere il loro agognato premio e poi l'ho fatto da deputato regionale, con autista e portaborse. Devo dire che il successo non mi ha dato alla testa e che sono lo stesso ragazzo semplice e capace di dieci anni fa.
Ho aiutato tanti parroci a sistemare le chiese delle loro parrocchie, anche se, a malincuore perché i preti non sono più quelli di una volta. I preti di quando ero bambino io si facevano un sacco di donne e siccome la loro virilità e i loro sani appetiti erano indubbi, uno poteva loro affidare i propri figli senza nessun timore. Questi sono tutti buonisti e non fumano. Molti hanno la voce da checche e uno ha qualche timore a mandare i propri figli all'oratorio. E ce l'hanno stranamente con i gay, sembra molto di più che con gli ignavi, i golosi e i ladri, i violenti e i corrotti.
In questo, però, sono d’accordo: i gay stanno rovinando il mondo perché, quasi quasi, in certi ambienti dove si sniffa cocaina e si va a puttane di gran lusso, se uno non si è fatto almeno un travestito o un transessuale in vita sua, viene considerato un provinciale dalle idee molto ristrette. Io stesso a seconda di con chi mi accompagno, a volte mi vanto di essermi fatto qualche maschio dall’aspetto femminile, anche se a me francamente a me non mi verrebbe mai in mente di inzuppare il biscotto con un maschio . Lo dico però certe volte se vedo che la persona che mi sta di fronte me lo vuole sentire dire. Questo me lo hanno insegnato a quel corso di psicologia e comunicazione che ho frequentato qualche anno fa. Se qualcuno però mi fa delle proposte, declino gentilmente dicendo di avere la candida.
Il mio impegno a favore delle famiglie è sempre stato notevole. Le famiglie mi hanno sempre ringraziato con ricchi doni e tanti voti e a volte mi hanno anche dato dei piccoli compensi in percentuale. Ma nemmeno le famiglie, oggi, sono quelle di una volta. Sembra che siano tutti una massa di cani sciolti, forse perché i capifamiglia sono stati allontanati forzatamente e alcuni sono andati in carcere. Per questo ho messo come primo punto del mio programma politico la difesa dei valori della famiglia e l'amnistia per tutti i papà ingiustamente detenuti.
Qualcuno dice che non ho un'idea mia e che sono ignorante. D'altra parte da quando c'è l'euro il costo di un'idea sembra essere andato alle stelle: neanche con il mio stipendio da deputato regionale sono finora riuscito a permettermene una nuova.
E comunque l'idea del ponte sullo stretto funziona sempre e non solo con la gente ignorante.
E funzionano anche tutte quelle proposte di impiegare persone sulle ambulanze e di farli entrare agli ospedali come assistenti di non so quale livello, e di fare cooperative per lavori socialmente utili.
Infine, per quanto riguarda la mia cultura, posso dire che c'è chi conosce il latino, la filosofia e la matematica e chi sa fare altre cose: io so parlare con la gente, fare promesse, fargli fare la fila per riceverli, stipulare patti con politici miei pari e poi non rispettarli, eccetera eccetera: insomma, io so fare altre cose.
Se le persone, come spero, continueranno a votarmi, mi daranno ancora una volta la possibilità di dimostrarlo.
Saluti a tutti e quando votiamo facciamo attenzione.
Vostro, On. Carmelo Scupidda



(postato per la prima volta il 08/08/2007)

mercoledì 20 febbraio 2008

Legittimi omicidi

Dico subito che detesto i crimini violenti: i rapinatori, gli scippatori, gli estortori e i mafiosi. Detesto anche i ladri e i truffatori, ma di meno.
Quando però sento di due ragazzi di vent'anni, rapinatori e violenti, uccisi per legittima difesa, divento triste.
Possibile che non ci sia un altro sistema per difendere i cittadini che armarli e costringerli a difendersi da sé? Un omicidio è sempre un omicidio, anche se poi la legittima difesa lo rende non punibile. Ciò a mio parere non lo rende una sconfitta meno grave per la collettività nel suo complesso. Una sconfitta che, a considerare anche il fallimento educativo che ha portato tre giovani rapinatori a comportarsi in modo così eccessivamente violento, dovrebbe esigere risposte a molti perché.
Per esempio: interi quartieri dominati da una cultura violenta e stupida. Come è stato possibile permettere che le nostre città si riducessero così?
Non so.
Ciao a tutti
I.

sabato 16 febbraio 2008

Repost: Popper/una citazione sulla politica

È mia convinzione che, esprimendo il problema della politica nella forma: "Chi deve governare?" o "La volontà di chi dev’essere decisiva?", ecc., Platone ha prodotto una durevole confusione nel campo della filosofia politica. […] È evidente che, una volta formulata la domanda: "Chi deve governare?", non si possono evitare risposte di questo genere: "i migliori" o "i più sapienti" o "il governante nato"… Ma una risposta siffatta, per quanto convincente possa sembrare — infatti, chi potrebbe propugnare il governo del "peggiore" o del "più grande stolto" o dello "schiavo nato"? — è, come cercherò di dimostrare, assolutamente sterile.[…] Ma ciò ci porta a un nuovo approccio al problema della politica, perché ci costringe a sostituire alla vecchia domanda Chi deve governare la nuova domanda Come possiamo organizzare le istituzioni politiche in modo da impedire che i governanti cattivi o incompetenti facciano troppo danno? […]

(Karl R. Popper, La società aperta e i suoi nemici - Platone totalitario, Roma, Armando, 1973, pp. 173-74, 233-34)

Alcuni vocaboli e definizioni e una riflessione "politica"

Politica: teoria e pratica che ha come oggetto l’organizzazione e il governo dello stato | il complesso dei fini cui tende uno stato e l’insieme dei mezzi impiegati per ottenerli. (De Mauro Paravia)
Programma: esposizione più o meno particolareggiata, verbale o scritta, di ciò che si vuole o si deve fare, di una linea di condotta da seguire, degli obiettivi cui si mira e dei mezzi con cui si intende raggiungerli: p. di lavoro | (De Mauro Paravia)
Altra definizione di programma: Il programma è la definizione del percorso per raggiungere un determinato obiettivo tenendo conto delle risorse disponibili, delle condizioni al contorno, delle attività da intraprendere e dei tempi necessari per realizzarle.
Nel senso più ampio è la definizione operativa di un piano o di un progetto. (Wikipedia)

Tutte queste definizioni precedono una riflessione: la politica dovrebbe essere qualcosa di più elevato, concreto e duraturo di un programma, un po' come l'anima sta al corpo. Questo significa che le alleanze, gli apparentamenti e anche i partiti, se si fondano solo su programmi e non anche su visioni politiche, sono destinati a durare poco.
Penso che, al di là delle cose e dei soldi, bisogna ricominciare a cercare l'anima...

domenica 10 febbraio 2008

Uscire dalla nebbia

Può darsi che tutto questo pessimismo non sia giustificato. Anzi credo che si imponga il dovere di essere ottimisti. C'è sempre una minoranza, nemmeno tanto esigua, di donne e di uomini che pensano che il mondo possa essere reso un luogo più accogliente. A volte me ne accorgo sul treno, a volte al lavoro: c'è sempre qualcuno che è ancora in grado di sorridere, che si ricorda che un mondo più allegro è anche un mondo più buono.
Penso che bisogna sfuggire alla terribile semplificazione che basti aver fiducia in sé stessi per sistemare le cose. Non è vero. Bisogna avere fiducia che le proprie azioni, sorrette da buone intenzioni, da studio, da sforzo, portino a buoni risultati: non si può sganciare la fiducia dal fare e dal pensare. Assunto questo atteggiamento non vi è motivo al mondo per il quale non si possa continuare a sperare.
Né le caste, né l'effetto serra né il grigiore e l'avidità del nostro sistema politico, possono fermare la fiducia e il lavoro.
Non mi piacciono le rivoluzioni e la violenza. Anche solo pensare a queste cose mi fa orrore. Sono tra quelli che pensano che le rivoluzioni fanno sempre gli interessi di pochi e poco importa che i pochi siano nuovi e pieni di brillanti idee: essi vanno sempre a prendere il posto dei vecchi. E poi perché? Le forme democratiche hanno difetti e malattie, ma la cura non è mai la violenza, che spesso, invece, ne determina la fine.
Mi rifiuto, e con orgoglio, di pensare che il mio voto, dato nell'interesse del mio paese, del mio comune, della mia regione o della provincia, valga quanto quello di coloro che lo danno in cambio di una busta della spesa o della speranza di un posto di lavoro. E' un piccolo gesto, ma la società si muove sulle gambe dei singoli e pensa con le loro teste, se non smettono di farle funzionare.
Noi ci battiamo contro un nemico che sfugge, che ci suggerisce, ingannevole, che la mediocrità è preferibile all'impegno, che l'ignoranza sia preferibile alla povertà e alla disoccupazione, che il disinteresse sia preferibile alle azioni.
La cosa paradossale che mi sembra di vedere è che il nemico non è l'altro. Il nemico più insidioso è in noi stessi.
E quando ce ne rendiamo conto, non è tanto difficile da battere.

sabato 9 febbraio 2008

Due citazioni galileiane

« La filosofia è scritta in questo grandissimo libro che continuamente ci sta aperto innanzi a gli occhi (io dico l'universo), ma non si può intendere se prima non s'impara a intender la lingua, e conoscer i caratteri, ne' quali è scritto. Egli è scritto in lingua matematica, e i caratteri son triangoli, cerchi, ed altre figure geometriche, senza i quali mezi è impossibile a intenderne umanamente parola; senza questi è un aggirarsi vanamente per un oscuro laberinto. »
(Galileo Galilei - Il saggiatore)

« Grandissima mi par l'inezia di coloro che vorrebbero che Iddio avesse fatto l'universo più proporzionato alla piccola capacità del lor discorso. »
(Galileo, Opere VII)


(taglia e cuci da wikipedia alla voce Galileo Galilei

venerdì 8 febbraio 2008

Semirepost: Gli extraterrestri (pessimismo cosmico... e ottimismo da star trek)

Se non abbiamo ancora raggiunto un primo contatto con gli alieni i motivi possono essere vari. Potrebbero non esistere, potrebbero non essere interessati a un contatto, potrebbero essere in una fase del loro sviluppo molto più arretrata o molto più avanzata di noi (chi potrebbe avere interesse a comunicare con uno scarafaggio?). Tuttavia, per come stanno andando le cose su questa povera Terra, sono convinto che, se gli alieni non ci hanno contattato, è perché le civiltà possono raggiungere un certo grado di sviluppo tecnologico, dopo di che, con la loro tecnologia distruggono la casa madre e non trovano nessun altro posto dove andare.
(11/12/2007)

Ho scritto così qualche tempo fa ma oggi sono meno pessimista e penso che non possiamo ancora estinguerci, perché non abbiamo ancora inventato il motore a curvatura, il teletrasporto, non abbiamo ancora fatto la federazione con i vulcaniani e soprattutto non abbiamo ancora inventato una economia dove il denaro non esiste.
Quindi per ora è impossibile estinguerci: abbiamo troppe cose da fare ...




mercoledì 6 febbraio 2008

Catania e i miei neuroni -repost dedicato a un'amica

Prima di leggere, date un'occhiata qui se vi va...



Catania è una città fatta di atomi, illuminata da un flusso continuo di fotoni, di origine solare di giorno e artificiale di notte. Di giorno i fotoni cadono abbondantemente e ne fanno città assolata. Di notte ce ne sono di meno, ma nelle zone centrali c’è abbastanza luce per evitare di inciampare e anche di più. Comunque sia, la luce è sempre sufficiente per notare che si tratta di una città ricca di blocchi di lava raffreddata. Le sciare arrivate a mare sono fatte anche esse di atomi e ci sono scogliere fatte di atomi che assorbono moltissima luce e perciò assumono il caratteristico colore bruno dei basalti. Sono diventate scure da centinaia di anni le scogliere mentre continuano ad essere carezzate ed erose da onde di una soluzione salina di h2o, cloruro di sodio e vari altri sali. Mi sono sempre chiesto come abbiano fatto a formarsi questi enormi agglomerati di atomi chiamati città. Certo la forza di gravità deve avere avuto una certa importanza; infatti essa ha influenza su tutto, una precondizione dell’esistenza sulla terra, un po’ come lo spazio e il tempo. Si può notare infatti come la terra scenda sempre dai monti verso il basso e formi le pianure; queste pianure poi costituiscono la base su cui vengono costruite molte città. Ma a volte dal monte scendono lave e si creano città costruite in parte sulla sciara come Catania.
Catania è fatta anche di uomini come di pietre, cosa comune a tutte le città, tranne a quelle morte, ormai ricoperte e celate dalla sabbia o dal mare. Gli uomini e le donne di Catania sono formati di atomi, la stessa materia, gli stessi noiosi elettroni e protoni, gli stessi ignavi neutroni. Più in alto, quando tutto diventa visibile questi atomi diventano attori bugiardi, ipocriti simpatici e violenti sanguinari, freddi e caldi a seconda delle stagioni e delle situazioni. Ci sono anche belle donne con bei cervelli, più forti di quello che sembrano, più forti certamente dei loro uomini malgrado le apparenze. E tutti vogliono sempre dire la loro su tutto e, tutti, in un certo modo recitano. Mi chiedo come si spostino gli atomi nella storia personale di un uomo. La materia viaggia attraverso il tempo e i miei atomi hanno incontrato tante volte nei luoghi e nel tempo quelli della città di Catania. Io mi ricordo i treni marrone. Mi ricordo gli ospedali. Mi ricordo la salita di San Giuliano, la fiera, la visita medica di leva. Io mi ricordo il primo esame universitario; mi ricordo che c’erano belle ragazze. E chissà quanti atomi ci sono ancora dentro di me di quella volta che baciai Graziella alla Villa Bellini e quanti di me ancora dentro di lei. C’è un continuo ricambio di hardware e software in un uomo che mi chiedo cosa rimanga alla fine. Mi chiedo cosa rimanga di quell’albero sotto il quale l’ho baciata e sotto il quale dai nostri occhi fuoriuscì qualche goccia di un’altra soluzione salina, per qualche verso simile a quella che si infrange sulle sciare di Catania. Ad ogni modo domani tornerò in quella stazione assolata lambita dal mare, scenderò da un treno dotato di moto e di massa e anche io dotato di moto, di massa e di occhi scenderò dal treno verso le otto del mattino. Poi salirò da quella strada e passerò ancora sotto il balcone di quella donna che più di tutto mi ha fatto amare Catania, che ora si trova in uno spazio e in un tempo diverso dal mio. Tanto lontani che non ricordo più nemmeno il nome di lei. E come tutte le mattine con un po’ di tristezza, immerso in quel flusso generoso di fotoni, poggiando i piedi sulla materia vuota e solida di questo pianeta e di quella città, incapace di sprofondare nel suolo a causa della carica positiva dei miei elettroni superficiali che respingono gli elettroni superficiali del suolo di Catania, tra me e me dirò: “Bene”.

martedì 5 febbraio 2008

Vi chiedo per cortesia...

Sento dire alla gente che non parteciperà alle prossime elezioni politiche o che darà fuoco alla propria scheda elettorale.
Io sono invece convinto che bisogna mantenere la speranza ad ogni costo, e che il paese, per quanto male vada, non merita di essere denigrato in ogni istante e nemmeno i suoi politici.
Forse i politici americani o francesi o tedeschi non sono tanto migliori dei nostri e la maggior parte dei nostri problemi non deriva direttamente dalla classe politica, ma da un modo di vedere e di fare il sociale e il politico che è proprio di tutta la base popolare dello stato o di gran parte di essa.
Per tornare al discorso di prima vi chiedo, per cortesia, di spiegarmi cosa ci sia di intelligente nel non andare a votare? Cosa ci guadagnerei come cittadino a non votare? cosa ci perderei come cittadino ad andare a votare? Contro chi protesterei? Contro tutti? Non equivale a dire contro nessuno?
Certo il singolo voto non modifica niente e può essere utilizzato come una delega in bianco da partiti politici che non rappresentano la gente. D'altra parte i politici, di fronte a un incremento dell'astensione, ridono sotto i baffi, pensando che comunque il loro zoccolo duro di voti e di clientele, in un paese che non vota e si disinteressa, avrà un peso sempre maggiore