mercoledì 21 novembre 2007

Il mondo è pieno di tronchetti della felicità (repost)

(A Giovanni per il quale non ho saputo fare di meglio che dargli 50 centesimi e a tutti i Giovanni ubriachi, a mo’ di preghiera)

Mi chiamo Uno, ma non sono il principio. Sono solo uno degli ultimi.
Giovanni, l’ubriaco, come al solito, cammina. Un mondo pieno di immagini opache e distorte. Sembra che sia notte, almeno a giudicare dal fatto che le cose riflettono un po’ meno luce di prima, ancora meno di quanto possano fare i ricordi. Lo tiene in vita la birra e lui per contraccambiare ne beve fino a farsela uscire dagli occhi. Il molo foraneo, barcolla, troppo vicino al bordo sul mare. Prega un Dio attaccato con chiodi su una lattina di birra, pietoso, buono e ubriaco
Mi sembra di non mangiare da quaranta giorni. Ho speso tutte le monete che avevo, tutti i pezzi da 50 cent, da venti, da dieci, da cinque. Mi sono bevuto tutto. Anche l’acqua salata del mare mi berrei se mi rinfrescasse la gola. Ma ho ancora sete e in mezzo alla sete anche un po’ fame. E non importa cosa trovo. Mezzo panino mezzo panino con il salame, in mezzo al puzzo. Coraggio.
Ha detto: “Se tu sei veramente Dio, ordina che questo cassonetto della spazzatura diventi pane”.
E pane è diventato (veramente la storia parla di un rifiuto -non di solo pane vive l’uomo- l’uomo vive anche di birra a volte, ma in questo caso il cassonetto è diventato pane, in mezzo ai topi, in mezzo al tanfo, e non è come un miracolo vero, perché il pane c’era in mezzo alla spazzatura, era stato lasciato in dono a Giovanni, da un bambino viziato, e non si è trattato di una elemosina perché il bambino aveva prima strillato perché voleva il pane e poi strillato perché non voleva più mangiarne e il papà arrabbiato s’era convinto a gettarlo nel cassonetto; ma la storia aveva un significato e Nessuno se l’è presa perché lui ha cercato di tentare il Suo Dio).
C’è qualcosa nell’acqua stanotte. Credo che sia il corpo di Giovanni che viene cullato dalle onde, come da una Madre, madre Pietosa. E c’è anche qualcuno che guarda verso l’acqua. E’ Giovanni senza corpo o meglio, a un metro dal suo corpo, con in mano l’ultima birra stappata, scroccata a qualcuno, un tizio con una Clio bianca: gliel’ha detto mille volte il suo nome, e in questo istante, per caso, se lo ricorda bene: Isidoro. Con in mano una birra e i piedi troppo vicini all’orlo del molo. Gliel’ha detto sulla macchina mentre gli dava dei consigli banali; poi alla fine, non ha saputo fare di meglio che lasciarlo da solo con i soldi per comprarsi un’altra birra.
C’è il corpo di Giovanni nell’acqua, ma c’è anche Uno che lo afferra, lo trae in salvo, lo appoggia dolcemente sul bordo del molo, lo asciuga. Lui è stanco, ha sete, gli chiede 50 cent, per una birra e poi se la va a comprare da un’altra parte, dopo aver camminato ancora per un po’. Non riesce più a ricordare il nome del tizio con la Clio bianca e nemmeno quello del Signore che lo ha salvato dalle acque. Aveva un bel nome, con qualcosa di misterioso. Glielo ha sussurrato all’orecchio e gli ha chiesto di non dirlo a nessuno: “è il Nome Segreto quello che Io ti rivelo” gli ha detto.
Com’era quella storia? Ricorda qualcosa: un tizio che pende da un legno, con degli orrendi chiodi conficcati nei polsi e nelle ossa dei piedi, che dice: “ho sete” e un militare vestito di strani abiti antichi che gli porge una spugna, imbevuta di birra.
Barcolla Giovanni in mezzo alla strada con la mente piena dei suoi pensieri inclinati e si torce la strada, s’allarga, s’allunga, poi si riempie di due enormi luci che sono troppo vicine. E ancora una volta il Tizio di prima, quello dal Nome segreto, lo afferra e gli scansa il pericolo, gli da uno spintone e lo fa cadere più in là. In ginocchio. Una lagrima, un grazie non mi ricordo il tuo Nome, ho sete ho bisogno di bere, mi daresti qualcosa per prendere qualcosa da bere. E così un’altra birra lo spinge di notte ad andare più in là.
Al porto di nuovo, con voglia di dire una preghiera bella, di quelle che penetrano le nubi, di quelle che ti spazzano dentro, che fanno ritornare la casa pulita e con un frigo pieno di lattine di birra, da bere e da dividere con gli amici.
L’acqua è calma e Giovanni dorme per terra. Un piccolo sussulto del petto e il topo che gli stava sopra scappa lontano e non lo vedi più e invece vedi una piccola suora vestita d’un sari. Un piccolo fiore vicino al suo Cristo, disteso per terra, ubriaco.
Al tempo opportuno, si farà giorno.

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