martedì 29 aprile 2008

Una citazione

Se esiste un uomo non violento, perché non può esistere una famiglia non violenta? E perché non un villaggio? una città, un paese, un mondo non violento? (Gandhi)

Questa sera sono andato per citazioni. Forse ho fatto un'insalata, o forse no. Sono frasi sulla libertà, sulla democrazia (quella autentica non è solo un elezionificio) e sulla non violenza. Ho anche citato Berlusconi e non so se ho fatto bene o male. Di certo sono note dissonanti in mezzo a tutte le altre stonature del Berlusconi-pensiero, riportate in wikiquote :-)

Stasera stranamente mi viene da pensare a una frase di De Andrè, ultima citazione per questa sera e poi a nanna :-)

Ama e ridi se amor risponde
piangi forte se non ti sente
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior
dai diamanti non nasce niente
dal letame nascono i fior.
(Da "Via del Campo")

Un detto anarchico

Se le elezioni potessero davvero cambiare le cose, sarebbero state abolite da tempo. (detto anarchico preso da qui)

Due citazioni

"La libertà è l'essenza dell'uomo, è l'essenza della sua mente e del suo cuore, l'essenza della sua intelligenza e dei suoi sentimenti, la libertà e ciò che sta alla base della sua capacità di amare, di creare, di fare; e l'uomo non è uomo se non è libero, perché dio l'ha voluto così e l'ha voluto libero." (Silvio Berlusconi)

"La libertà ci se ne accorge quanto sia importante solo quando manca, è come l'aria, la libertà, o c'è e c'è tutta o non è libertà." (Silvio Berlusconi)

Tante altre perle di saggezza le trovate qui

lunedì 28 aprile 2008

Il ponte

A distanza di qualche mese ribadisco quali sono le questioni che mi fanno assumere una posizione, individuale anche se ininfluente, contraria alla costruzione di un ponte sullo stretto di Messina:
- Impatto ambientale: rovina paesaggistica di uno dei panorami più belli del mediterraneo. Spostamento di un milione di metri cubi di materiale.
Certo magari per alcuni sarà una questione opinabile e forse è stata infelice la scelta di inserirlo al primo posto in questa classifica di "contro" al ponte, tuttavia non credo che la salvaguardia dell'ambiente naturale sia seconda a nessuna delle altre argomentazioni contro. D'altra parte si può parlare di ponte come attrazione turistica? Si, forse si. Ci saranno dei curiosi che verranno a guardare, tuttavia non accetto il paragone con strutture come la Tour Eiffel, e altri casi di questo genere, che nacquero già inserite in un ambiente urbano. Il ponte di Messina avrebbe invece l'aspetto di due giganteschi chiodi, collegati da cavi d'acciaio, conficcati in un ambiente ancora limitatamente antropizzato.
- difficoltà e pericoli nella fase di costruzione (per esempio, cosa succederebbe alla struttura se vi fosse un terremoto durante la fase di costruzione?). Ripeto di non essere un ingegnere, tuttavia credo (dopo qualche lettura in proposito) che un terremoto in fase di costruzione avrebbe effetti ben più devastanti di un evento a struttura ultimata. Qualcuno potrebbe dire che il terremoto del 1908 ci mette al riparo da eventi di tal genere per diverse centinaia di anni. Questo mi sembra un esempio di logica antiscientifica, in quanto una zona sismica è una zona sismica e, anche a distanza di pochi anni, possono accumularsi energie sufficienti a un evento sismico disastroso. D'altra parte gli eventi che hanno interessato la Calabria nel 1638 e 1693 (vedi qui) dovrebbero fare riflettere sulla non prevedibilità dei tempi di ritorno dei terremoti.
- antieconomicità dell'investimento e sovrastima dei flussi di traffico. Anche qui, dopo qualche lettura mi sono convinto che il ponte sia un investimento antieconomico. D'altra parte anche il buon senso dice che collegare due sistemi di infrastrutture largamente insufficienti tramite un prodigio dell'ingegneria sarebbe come collegare due colli di bottiglia attraverso un traforo.
• Usi alternativi dei fondi pubblici: nell’ambito di previsioni realistiche dell’andamento dell’economia e dei traffici, i maggiori benefici sociali si hanno riducendo l’impegno delle finanze pubbliche e lasciando l’accesso al Ponte soggetto a pedaggio
Nonostante i risultati manifestino un’inesistente validità trasportistica del Ponte sullo Stretto di Messina la decisione di realizzare questa infrastruttura può prescindere dagli esiti dell’analisi costi – benefici e considerare la modifica della rete infrastrutturale con il collegamento stabile, come un intervento animato da altre motivazioni, la cui trasparente giustificazione rimane di esclusiva competenza politica. (Vedi qui)
Inoltre riporto un altro brano trovato qui:
In sostanza, per far viaggiare le merci su distanze superiori a 500 – 700 km (Ragusa e Milano, ad esempio, distano 1.400 km ) il trasporto su gomma perde la sua convenienza a favore di altre possibilità come quelle offerte dall'alternativa multimodale. Con le autostrade del mare, come la linea già esistente Messina – Salerno, ad esempio, c'è la possibilità di imbarcare i camion sulle navi facendo riposare l'autista, senza rischio di incidenti e senza inquinamento. Per alcune realtà economiche siciliane, ad esempio il settore delle primizie che vengono prodotte nel ragusano, il ponte non avrebbe alcuna utilità, perché i prodotti ortofrutticoli di pregio devono arrivare sui mercati (come quello di Milano) in tempi rapidi. Per questo a Ragusa si sta trasformando l'ex aeroporto militare di Comiso in uno scalo merci. Discorso simile può valere per il traffico passeggeri: un milanese o un tedesco che decidono di passare le vacanze in Sicilia o devono venirci per lavoro, difficilmente sceglieranno di viaggiare in macchina o in treno se hanno la possibilità – anche grazie all'abbassamento delle tariffe che si è verificato negli ultimi anni – di prendere un aereo.
- aumento dei costi di attraversamento rispetto all'attuale sistema dei traghetti
- scarso guadagno in termini di tempo di attraversamento (l'attraversamento del ponte, tenuto conto del percorso necessario per raggiungere le imboccature durerà almeno 20 minuti; il guadagno di circa 40 minuti rispetto ai tempi attuali sembra così determinante?)
- il vento (qualcuno calcola almeno 30 giorni l'anno di interdizione al traffico a causa del vento: bisogna tener conto che il vento sullo stretto spessissimo raggiunge i 200 chilometri orari e che il ponte è percorribile fintanto il vento soffia a 150 chilometri orari)
- rischio sismico e geologico: basta pensare che il ponte sorgerebbe su una faglia che corre parallela alle coste; che la Sicilia e la Calabria si divaricano di un centimetro circa all'anno, che entrambe tendono ad alzarsi sul livello del mare e, mentre la costa calabra si alza sul livello del mare di circa due millimetri l'anno, quella siciliana di mezzo millimetro. Oltre tutto esistono "deformazioni gravitative profonde che interessano il versante calabrese: praticamente tutto il versante calabrese dello stretto è in frana, la cui superficie di base è molto profonda. Ci sono seri dubbi che una massa così gigantesca come il pilone del ponte riesca a restare stabile in tale quadro geologico." (blog di Aldo Piombino)
Il post di Piombino è molto interessante perché delinea anche i come e i perché di una pratica impossibilità di attraversamento ferroviario sullo stretto. Ne riporto qui il brano che interessa sull'argomento dell'attraversamento ferroviario: "Sui problemi tecnici ingegneristici non sono molto ferrato, e mi limito ad alcuen annotazioni. Attualmente il ponte sospeso più lungo è l'Akashi-Kaikyo a Kobe-Naruto, che però è lungo “solo” 1.991 metri, era stato originariamente previsto ferroviario, poi misto sia stradale che ferroviario, infine realizzato solo stradale. Perchè?
Il ponte più lungo d’Europa, il Great Belt, collega due isole dell’arcipelago danese e fa parte di un sistema stradale e ferroviario che unisce la penisola dello Jutland con la capitale della Danimarca attraverso un viadotto in cui camminano parallelamente la strada e la ferrovia. Ma (sorpresa!!) arrivati nella prima isola, nel punto dove si deve attraversare lo Stretto di Store Bealt, le automobili continuano a passare sul ponte mentre il treno passa sottoterra attraverso un tunnel. Perchè?
A Lisbona il ponte “25 Aprile” (1.013 metri) è stato realizzato nel 1966, ma per la ferrovia c'era una corsia rimasta inutilizzata fino al 1999. Il più lungo ponte sospeso ferroviario è lungo “appena” 1300 m (ponte Tsing Ma, tra Hong Kong e il nuovo aeroporto), circa 2/3 della lunghezza dell'Akashi Kaikyo e poco più di un terzo dei fatidici 3.300 metri.
Perchè tutto ciò? Perchè ponti sospesi e ferrovie sono realtà difficilmente accoppiabili. Innanzitutto è difficile conciliare l’estrema deformabilità trasversale del ponte con la ovvia rigidità delle rotaie, non solo sulla campata, ma anche e soprattutto all’innesto fra la parte fissa e la parte mobile.
Arrivare istantaneamente a una lunghezza di 3.300 metri pare un azzardo.... "
Ovviamente io non sono un tecnico per valutare il fondamento di tutte o alcune di queste critiche che sono state opposte ai fautori del ponte, ma, nel campo giuridico, tanti indizi gravi, precisi e concordanti fanno una prova, che a me basta.

(la prima pubblicazione del post è del 03/02/2008 - voglio citare un articolo sul ponte comparso sulla rivista Newton nel 2003, reperibile sul web qui e un articolo del geologo Mario Tozzi scaricabile da qui (ormai purtroppo non più reperibile sul web, ma che possiedo in cartaceo n.d.r.). Mi rendo conto che ora il post é diventato anche troppo lungo. Mi dispiace: in un certo senso mi ci sono sentito tirato per la giacchetta, ma sono disponibile a studiarci e impegnarmici ancora e anche a cambiare le mie opinioni, purché mi si prospettino argomentazioni plausibili che non siano quella che dobbiamo fare il ponte perché è bello e perché, come diciamo a Catania, è spacchiusu farlo.

venerdì 25 aprile 2008

CapaRezza - Luigi delle Bicocche


A dire il vero, sento una certa affinità con l'eroe di CapaRezza :-)
Un saluto a tutti
I. Il cane di Jack

martedì 22 aprile 2008

Prodotto interno lordo

Negli ultimi anni, nella politica italiana, gli scontri elettorali sono avvenuti principalmente in materia di economia. Credo che sia qualcosa di inquietante e degradante parlare solo di tasse, imposte e pil. Tuttavia mi sono ripromesso di parlare nel mio blog anche di concetti "non metafisici", convinto che la cultura (cui io vorrei tendere) sia uno strumento eminentemente pratico e finalizzato alla comprensione dell'esistente.
In particolare vorrei soffermarmi un attimo sul PIL.
"Il Prodotto Interno Lordo (PIL), in inglese GDP (Gross Domestic Product), è il valore complessivo dei beni e servizi finali prodotti all'interno di un Paese in un certo intervallo di tempo (solitamente l'anno) destinati al consumo finale; non viene quindi conteggiata la produzione destinata ai consumi intermedi inter-industriali, cioè quella parte della produzione riutilizzata e scambiata tra le imprese stesse. È considerato la misura della ricchezza prodotta in un Paese. Da un altro punto di vista si può anche dire che il PIL è la somma dei valori aggiunti generati dalle imprese private e dalla Pubblica amministrazione all’interno di un dato paese in un determinato periodo di tempo." (Vedi wikipedia, alla voce "prodotto interno lordo".)
Abbiamo visto quindi che il prodotto interno lordo "è considerato la misura della ricchezza prodotta in un paese", e questo forse è vero, ma la ricchezza di un paese coincide con un maggior grado di benessere, o, se vogliamo dirla tutta, con un maggior grado di felicità?
Ci sono, a mio modesto avviso, parecchi elementi che inducono a credere di no.
Intanto il reddito pro-capite di un paese viene calcolato dividendo il PIL per il numero dei suoi cittadini e sappiamo come una semplice media aritmetica non dice nulla circa la distribuzione del reddito. Quindi devo dedurre che il PIL non è un buon rilevatore del grado di disperazione dei più poveri nella società.
Inoltre il PIL non dice nulla sulla coesione e sulla solidarietà (non dice nulla sull'amicizia, sull'amore e sull'altruismo) e neanche sulla sicurezza.
Per esempio, quando faccio del volontariato, non contribuisco a far crescere il prodotto interno mentre se una società eroga quello stesso servizio a pagamento contribuisce all'aumento della ricchezza nazionale; se accudisco i miei vecchi in casa, non faccio nulla per il PIL e forse per fare contenti i nostri capi politici dovrei portarli all'ospizio dei vecchi perché lì, invece, il servizio lo pago; quando morirò infine qualcuno dovrà occuparsi della mia cerimonia funebre e così la mia memoria sarà onorata da un piccolo aumento di importanti indicatori economici...
Vorrei citare Robert Kennedy: "Il Pil mette nel conto le serrature per le nostre porte e prigioni. Cresce con la produzione di napalm e testate nucleari... con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte. Non tiene conto della salute delle famiglie... Non comprende la bellezza della poesia... Non tiene conto della giustizia nei tribunali... non misura arguzia e coraggio... Misura tutto eccetto ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani" (da un discorso del 1968; citato ne il manifesto, 13 marzo 2008, p. 5) e copiato da wikipedia :-)
Una società, quindi, ha forme di ricchezza diverse da quelle che si possono semplicemente monetizzare. Da questo punto di vista appare assurdo concentrare tutti i propri sforzi sulla crescita dei valori prodotti dalle imprese, quando questa crescita non porta nessun risultato in termini di maggiore solidarietà, di equa distribuzione dei redditi, di una diminuzione del precariato e della disoccupazione. D'altro canto potremmo essere ricchissimi e non fare più quelle cose che hanno permesso all'umanità di arrivare fino a noi, come avere una famiglia, dei figli, la felicità di vederli crescere e di occuparsene. Potremmo anche, gonfi di soddisfazione per aver accresciuto il PIL, perdere la possibilità di mangiare cibi gustosi o di respirare aria pulita, perché il gusto e la pulizia dell'aria, non entrano in nessuna rilevazione statistica e non sono materia del contendere di nessuna campagna elettorale.

Link
Wikipedia: prodotto interno lordo, reddito pro-capite, Citazione Robert Kennedy



domenica 20 aprile 2008

(Repost) La logica fuzzy: veleggiare a oriente

Ma chi ha detto che per conoscere la realtà dobbiamo tenere in considerazione solo gli estremi opposti? "Epimenede, il cretese, dice che tutti i cretesi mentono." Egli sta mentendo o sta dicendo la verità? Impossibile determinarlo sulla base della logica dicotomica. O è vero che Epimenede sta dicendo la verità (che tutti i cretesi mentono), o è vero l'opposto e il cretese mente, ma in entrambi i casi l'affermazione di Epimenede nega sé stessa.
Ma se escludiamo questo tipo di logica e guardiamo alla realtà pratica, l'ipotesi che "tutti i cretesi mentono" è avulsa da ogni esperienza ed anzi contraddice la realtà. E molto più probabile infatti che di tutti i cretesi, alcuni mentono e alcuni no. Alcuni mentono solo al mattino e altri solo la sera. Ci sono quelli che mentono solo al padre e quelli che mentono solo alla moglie.
Allora la realtà, com'è evidente, non è fatta solo di bianco e di nero, ma ha anche i colori con tutte le loro infinite le sfumature.
Se io affermo di mentire non dico una completa menzogna ma nemmeno una completa verità. Si può dire che sto affermando una mezza verità, o una verità diviso due. Questa concezione, è stata formalizzata in senso logico-matematico, da pensatori come Bart Kosko. Ancora: nella logica occidentale un elemento può appartenere o meno a un insieme. Nella logica fuzzy, può appartenervi in una certa misura. Per esempio un diciottenne può appartenere all'insieme degli adulti, ma in misura molto minore di un quarantenne.
Se poi traduciamo queste caratteristiche della logica fuzzy in termini numerici, se un evento si verifica possiamo attribuirgli un valore uno e, se no, un valore zero. Se sei vecchio il valore è uno, se non lo sei, il valore è zero. Ma nella realtà qual'è il valore numerico in cui possiamo tradurre un quarantenne: zero, uno? Per la logica fuzzy sarebbe zero virgola cinque (o giù di lì).
Ho letto anche stasera che l'esistenza di valori intermedi è un punto critico di differenza tra questo tipo di logica e quella probabilistica. Anche nel calcolo delle probabilità, come nella logica classica, i valori che può assumere un evento (quando si verifica) sono soltanto zero e uno. Per fare un esempio, se diciamo che una mela ha il sessanta per cento di possibilità di cadere ci riferiamo a un evento che avverrà o non avverrà e quindi, nel momento dell'accadimento o del non accadimento tutto si ridurrà a zero e uno. Se invece ci chiediamo se una mela è matura o acerba non possiamo applicare lo stesso tipo di ragionamento: essa può essere acerba e matura allo stesso tempo, in percentuali variabili con il trascorrere del tempo.

P.S.
Come avevo già detto, questo post è solo uno spunto, ma sapere che una cosa esiste è già meglio di niente. Come potrebbe insegnare la logica fuzzy, noi apparteniamo all'insieme di coloro che la conoscono, ma in grado estremamente ridotto (zero virgola uno?)
Post correlati:
gatti indeterminati e paradossi
meccanica quantistica e vivisezione


P.S. In mancanza di meglio, riposto delle cose che mi sono sembrate particolarmente interessanti negli ultimi mesi: in particolare questa logica fuzzy, mi sembra una buona idea, molto più adeguata alla realtà in cui viviamo della logica aristotelica (come un abito umile, ma su misura, viene indossato meglio di uno di grande qualità ma della misura sbagliata)

venerdì 18 aprile 2008

L'effetto farfalla e le parole

La teoria del caos interessa tutti quei fenomeni, come la meteorologia/climatologia o l’andamento della borsa, la dinamica dei fluidi, etc., in cui le variabili sono così tante che non possono essere considerate tutte nel modello che li studia. Se facciamo un esperimento di fisica siamo costretti a semplificare ciò che accade nella realtà e la semplificazione consiste nel limitare l'esperimento a poche variabili (ad esempio una sfera e un piano inclinato). Ma se vogliamo studiare il clima e il suo andamento su una scala di tempo abbastanza vasta, ci dobbiamo arrendere all’evidenza di non poter considerare tutte le infinite e minime variabili, come, ad esempio, il battito delle ali di un gabbiano o un turista che calpesta una farfalla.
L’effetto farfalla consiste nell’idea che anche un fenomeno di minima entità, come il battito di ali di una farfalla, possa causare in un arco di tempo sufficientemente lungo effetti macroscopici come un uragano o una tempesta tropicale.
Chissà se anche le parole che diciamo, in un congruo periodo di tempo, possono produrre effetti catastrofici? Il dubbio comunque dovrebbe convincere a dirne/scriverne poche e a sceglierle bene….
Sull’effetto farfalla, vorrei dire ancora qualcosa. E’ vero che quando si parla di tale fenomeno inerente la teoria del caos, viene di solito richiamato il solito esempio dell’uragano. Ma credo anche che, se esiste un tale fenomeno, si possa applicare anche ai fatti positivi.
L’altro giorno ho letto un post intitolato “perché continuare a scrivere?”
Ebbene credo che la fiducia sia uno dei motivi per cui io personalmente continuo a scrivere.
So benissimo che malgrado uno possa “tenerci” a ciò che scrive, come se fosse una propria creatura, o un’estensione del sé, la maggior parte delle volte ciò che si scrive ha valore nullo o infinitesimo. Per controbilanciare tale forma di vanità, mi inginocchio sui ceci una volta al giorno e mormoro: “devo essere più umile, devo essere più umile!”.Altre volte invece di inginocchiarmi sui ceci, semplicemente medito sul fatto che io non sono ciò che scrivo e che non sono ciò che non scrivo. Quindi tutto questo ha poca importanza e valore quasi nullo e ne sono razionalmente cosciente anche se non sempre l’emotività segue la ragione.
E tuttavia se parlare può essere pericolosissimo perché, proprio come schiacciare le ali di una farfalla, può causare grandi disastri, anche non parlare può essere altrettanto pericoloso.
Possiamo abituarci a subire il nostro stesso silenzio. Nel nostro silenzio possono essere compiuti grandi misfatti. L’inerzia può impedire che si avverino meravigliose utopie.
Ovviamente quando uno non è un dio, può solo procedere a tentoni, magari, con un po’ di sana umiltà, chiedendo aiuto a Dio.
E ogni parola detta o scritta è una scommessa. Se c’è gente che scommette sui gratta-e-vinci, io non sono più matto se scommetto sulle parole e sull’effetto farfalla.
Se poi saranno disastri dirò semplicemente: era nella mia natura parlare e sapevo fare poche altre cose oltre questa.

Effetto farfalla su wikipedia
Teoria del caos
su wikipedia

mercoledì 16 aprile 2008

Repost: Scorie nucleari e scorie morali

Man mano che invecchio, per reagire ai danni del tempo, cerco di riconsiderare le posizioni che ho assunto nel corso della vita, cercando di non dare nulla per scontato, ma valutando bene tutte le informazioni che ho a disposizione.Per esempio, tanti anni fa, ai tempi del referendum, per intenderci, ero decisamente contrario al nucleare civile, pensavo addirittura che fosse una delle materializzazioni del male e non capivo come ci potesse essere chi la pensava diversamente. Oggi non è più così.D'altro canto non penso che il nucleare sia la soluzione di tutti i problemi, che ci renderà più o meno indipendenti dal petrolio e abbatterà in maniera decisiva le emissioni di biossido di carbonio nell'atmosfera terrestre.
Ma:
- già oggi forse il nostro pc sta consumando energia prodotta con la fissione nucleare: non avere centrali in casa nostra, non volerne, a questo punto, è solo questione di ipocrisia.- mi piacerebbe conoscere il numero esatto dei decessi e delle malattie causate da una centrale nucleare e quello causato da una centrale termoelettrica nel corso di un lungo periodo di tempo (considerate le emissioni nocive e l'effetto serra) Scusate il cinismo, ma se avessi a disposizione questo dato farei la scelta che causa meno danni.
- l'alternativa “francescana” a me sembra impraticabile. Mi piace il mio tenore di vita: non so se riuscirei, tutte le sere per il resto della mia vita, a mangiare a lume di candela e a scendere ogni giorno a prendere quattro o cinque secchi d'acqua per lavarmi, fare da mangiare e pulire il bagno. O forse sono cinquanta o più a famiglia i secchi d'acqua? Certo chi si sente può farlo e se sono tutti d'accordo io mi associo. Tuttavia non credo che la gente lo accetterebbe, altrimenti che senso avrebbero tutte queste lamentele per un lieve decremento del livello dei consumi superflui (e non ne sono affatto sicuro) e del valore reale di stipendi e salari. Ancora una volta entra in gioco l'ipocrisia.
- le cosiddette energie alternative -lo dicono tutti- potrebbero fornire soltanto una minima parte, in percentuale, dei consumi energetici di un paese. Non è una buona ragione per trascurarle. Non è giustificabile che l'Italia sia dietro la Germania nello sfruttamento dell'energia fotovoltaica. Ma non credo nemmeno di aver bisogno di andare a fare citazioni per affermare che è pura illusione quella di risolvere il problema delle emissioni serra con quattro generatori fotovoltaici o eolici (e questi ultimi hanno anche essi un certo impatto ambientale.
- Alcuni problemi, come quello delle scorie radioattive, possono essere risolti con un grosso impegno di ricerca. D'altra parte continuare a gettare nell'atmosfera quantità enormi di anidride carbonica non è meno pericoloso su scala globale, e lo stiamo vedendo bene, se abbiamo occhi.

(già postato il 11/12/2007)

domenica 13 aprile 2008

La Peste

Dal romanzo "La peste" vorrei riportare qui il brano finale:
"Ascoltando, infatti, i gridi di allegria che salivano dalla città, Rieux ricordava che quell'allegria era sempre minacciata: lui sapeva quello che ignorava la folla, e che non si può leggere nei libri, ossia che il bacillo della peste non muore né scompare mai, che può restare per decine di anni addormentato nei mobili e nella biancheria, che aspetta pazientemente nelle camere, nelle cantine, nelle valigie, nei fazzoletti e nelle cartacce e che forse verrebbe giorno in cui, per sventura e insegnamento agli uomini, la peste avrebbe svegliato i suoi topi per mandarli a morire in una città felice" (Traduzione di Beniamino Dal Fabbro)

Il voto non basta....

... e spesso è inutile, ma il cane di Jack non restituisce la scheda!

mercoledì 9 aprile 2008

Il fumatore: destino e sensi di colpa

Titolo che non c'entra niente neanche questa volta. Portate pazienza :-)
Vista la mancanza di una mia competenza specifica in materia, non posso sulla base della lettura di qualche libro, peraltro fatta a spizzichi e bocconi, azzardarmi a fare una diagnosi psichiatrico- sociologica della società in cui vivo. Tuttavia alcune frasi possono colpire e magari aiutare a scolpire la sensazione che si vive in un dato momento. Certo potrei sbagliarmi, ma si dicono tante sciocchezze che, se dico la mia, forse aiuterò qualcuno migliore di me a riflettere.
Allora la citazione che, a mio modesto avviso, aiuta a comprendere la situazione attuale è questa:
"I pazienti depressi hanno una particolare inclinazione ad aspettarsi avversità future ed a viverle come se accadessero nel presente o fossero già accadute [...] inoltre , se un problema è insolubile ora, (il paziente n.d.r.) si convince che non troverà mai il modo di risolverlo o superarlo in qualche modo" (Aaron T. Beck - Principi di terapia cognitiva - Atrolabio - 1984 - pagina 88).
Per anni mi sono lasciato sconfiggere del mio pessimismo, dalla convinzione che fosse impossibile per me cambiare le cose in modo da vivere in un mondo più accogliente. Forse per questo non sono mai riuscito a trovare una compagna per la mia vita e sono stato un perdente in tante cose, lasciandomi sconfiggere da un destino che, alla fine, non è che la somma di tante convinzioni negative, su di me, sulla realtà, sulla vita. Probabilmente però mi sono salvato da certe forme di depressione estrema, solo perché mi sono sempre rifiutato di smettere di amare la vita, malgrado molte voci interiori mi dicessero di farlo. Parto da questa considerazione personale perchè voglio arrivare a una riflessione pubblica.
Se guardassimo senza dogmi e senza pregiudizi alla maggior parte dei problemi che sembrano privi di soluzione, probabilmente ci accorgeremmo che si tratta di meri problemi umani come se ne sono presentati altri nella storia: niente di insolubile, niente di insormontabile. Spesso si cercano soluzione per scalare vette troppo alte, mentre il valico è lì, a portata di mano, o c'è solo un piccolo tratto di mare da attraversare.
D'altra parte la diffusa mentalità pessimista non riesce a pensare al tempo che scorre, dimentica che ci sono le lancette dell'orologio che girano, cristallizza i problemi e le tendenze come se fossero eterne. In quest'ottica, il presente diventa il tempo dell'attesa, il futuro quello della superstizione. Forse non dovrebbe essere così: il tempo scorre e il futuro offre una miriade di probabilità diverse. Se potessimo prevedere anche le catastrofi non ci sarebbe motivo per non evitarle, o comunque per non fare ogni sforzo possibile di evitamento. Non basterebbe, come credo che tendiamo a fare, sperare, in modo un po' superstizioso, che succeda qualcosa che ci permetta di farla franca, mentre non dubitiamo di meritare il peggio, perché continuiamo a fare tutto quello che possiamo per meritare questo peggio.
Il futuro invece è pieno di possibilità e il presente deve diventare il tempo dell'azione.
Io che vivo non posso permettermi di pensare che le mie azioni non abbiano influenza sulla mia vita e sulla realtà che mi circonda, perché ogni convinzione contraria è negazione della vita, come se la morte avesse messo la sua minuscola bandiera nel mio cuore.

martedì 8 aprile 2008

Cina: non solo Tibet

Faccio da specchio a questo interessante post di Tiziana Fattori.
Il mondo sta cambiando, ma la capacità degli uni di sfruttare gli altri non accenna a diminuire....

E ora il link dovrebbe anche funzionare :-)

lunedì 7 aprile 2008

Vino al veleno?

Giacchè ci sono faccio un altro specchio sul c.d. "vino al veleno"

Sono tornato

Vorrei giustificare l'assenza: la colpa, come al solito, è della compagnia dei telefoni :-)

mercoledì 2 aprile 2008

Cessato allarme!

Il seguito molto interessante al post di ieri, lo trovate qui
Questa cosa mi sta facendo riflettere molto. Io penso che la cattiva informazione abbia esempi non solo nel campo della scienza, ma anche in tutti gli altri (economia, politica... anche sport :-). Io che mi sforzo di essere un ottimista, però non attribuisco la colpa di un informazione scadente e parziale solo alla malafede dell'"informatore" (giornalista o altro), ma anche e sopratutto alla sua ignoranza e alle terribili semplificazioni in cui si incorre nel trattare argomenti difficili. Ma dobbiamo riconoscere che anche noi informati diamo spesso un contributo alla cattiva informazione, rifiutando letteralmente di accendere il cervello. La prossima volta che ascoltate Grillo sulle centrali nucleari e sugli inceneritori (per fare due esempi), vi prego, ascoltate anche altre campane. Valutate i pro e i contro, immaginate il mondo com'è e come sta diventando e come potrebbe essere e diventare se agiamo in un determinato modo piuttosto che in un altro (soprattutto se non agiamo affatto e ci opponiamo sempre a tutto quello che si fa).
Saluti a tutti

martedì 1 aprile 2008

Allarme monossido di diidrogeno

Ho scovato una notizia terribile. Leggete qui e poi qui.

Ciao a tutti.

I. Il cane di Jack