sabato 15 marzo 2008

Popper /due citazioni sulla scienza (repost con commento)

[…] da un sistema scientifico non esigerò che sia capace di esser scelto, in senso positivo, una volta per tutte, ma esigerò che la sua forma logica sia tale che possa essere messo in evidenza, per mezzo di controlli empirici, in senso negativo: un sistema empirico deve poter essere confutato dall’esperienza. […] (K. Popper, Logica della scoperta scientifica, Torino, Einuaidi, 1970, pp. 21-24)

Dunque la base empirica delle scienze oggettive non ha in sé nulla di "assoluto". La scienza non posa su un solido strato di roccia. L’ardita struttura delle sue teorie si eleva, per così dire, sopra una palude. È come un edificio costruito su palafitte. Le palafitte vengono conficcate dall’alto, giù nella palude: ma non in una base naturale o "data"; e il fatto che desistiamo dai nostri tentativi di conficcare più a fondo le palafitte non significa che abbiamo trovato un terreno solido. Semplicemente, ci fermiamo quando siamo soddisfatti e riteniamo che almeno per il momento i sostegni siano abbastanza stabili da sorreggere la struttura.

K. Popper, Logica della scoperta scientifica, Torino, Einaudi, 1970, pp. 102, 104, 107-108.)

(postato per la prima volta a ottobre 2007)





Questa sera è tempo di repost. Qualche tempo fa ho trovato queste due citazioni e le ho postate. Mi sembrano molto significative. Nel primo brano si fa una considerazione che penso possa essere applicata non solo alla scienza.
Mi sembra utile tenere distinti sempre i pensieri che possono essere falsificati, di cui potenzialmente possiamo affermare se siano veri o no, da quelli che non lo sono.
Mi sforzo di capire e credo di aver capito questo, correggetemi se sbaglio: se qualcuno mi dice: "sei un meridionale", oppure "sei un extracomunitario", posso subito accorgermi che l'affermazione non significa nulla in concreto: sono un meridionale rispetto a un messinese, ma sono anche un settentrionale rispetto a un siracusano :-). Se qualcuno mi dice che sono alto un metro e novanta centimetri, potrò benissimo dirgli che ha qualche problema alla vista. Questo non significa che devo sempre concentrarmi a dire cose che hanno un significato, ma quando mi vengono attacchi di odio verso i cretesi e dico che sono tutti cretini, dovrò stare molto attento perché probabilmente sto dicendo qualcosa che non significa niente, e sprecherò del fiato offendendo qualcuno
La seconda citazione mi sembra ancora più significativa. Se guardiamo bene, mi pare di vedere, non vi è nessuna ragione perché riteniamo che la nostra palafitta poggi su un terreno solido. Essa semplicemente sta in piedi perché siamo riusciti a trovare un equilibrio tra una forza che tende verso giù e una che tende su. Non conosciamo ancora nulla sulla vera natura delle due forze, eppure la nostra costruzione, miracolosamente, sta in piedi.
Un saluto a tutti

2 commenti:

Golan Trevize ha detto...

Non ho mai affrontato tali discussioni, ma... chi se ne frega.
Due punti:
1) Penso che riguardi la buonafede della scienza, la quale deve, per essere tale, dare la possibilità di dimostrare tutto e successivamente il contrario di tutto, altrimenti non è logica ma fede;
2) Diamo per scontato quello che conosciamo e chiamiamo scientifico ciò che riteniamo dimostrato, ma ciò che non conosciamo non è semplicemente ciò che non esiste, ma rappresenta solo i nostri limiti.

Mah...
Ciao

Il cane di Jack ha detto...

Nemmeno io sono bravo in questo tipo di discussioni. Cerco di affrontarle solo per fare un tentativo, forse un po' maldestro, di crescere.
La scienza non è solo logica, ma anche è soprattutto esperienza letta con il linguaggio della matematica.
Quello che mi inquieta è che viviamo in un mondo veramente bello e misterioso, che merita di essere conosciuto, studiato e approfondito. Invece la gente continua a credere all'astrologia o a cose di questo genere. Non critico la trascendenza, anzi io stesso penso, in minima parte, di avere fede. Quello che mi pare veramente inutile e dannoso è l'innamorarsi di favolette che rende gli uomini di questo secolo ignoranti e superstiziosi sul mondo, quasi come lo erano quelli che vivevano nelle caverne.
Per quanto riguarda il punto 2: e se li abbiamo valutati male i nostri limiti? Chi ci vieta di credere di poter andare oltre?
Ciao
I.