giovedì 24 gennaio 2008

Doppio repost: "La terra" e "tessuti cicatriziali e odori"

La terra
Mi rendo conto ora di cosa significhi essere un contadino di dentro. Io non sono un guerriero o un poeta. Mio padre era un contadino e mio nonno pure. Così anche io sono un contadino probabilmente. A me piace anche scrivere, anche se non sono tanto bravo. Certo è che non amo coltivare le piante; così in un certo senso si potrebbe dire che sono una penna rubata all’agricoltura.
Mi rendo conto anche che c’è terra dappertutto. A volte è visibile, altre volte si nasconde sotto dei manufatti umani. Sotto le strade asfaltate, sotto i palazzi, sotto le chiese o le piazze… sotto qualunque opera dell’uomo c’è sempre della terra che potrebbe essere dissodata, arata, zappata, irrigata e comunque coltivata.
Sotto la tua casa potrebbe esserci stato un campo di zucche un tempo. Al posto del tuo televisore o del tuo computer potrebbe esserci oggi un grappolo d’uva, sorretto dalla stessa terra che sostiene i pilastri che reggono il pavimento in cui si trova il tuo letto su cui dormi o fai l’amore.
Sono stato un pazzo a chiederti aiuto.
Alla terra dovevo chiedere aiuto, mentre ero inondato da un presagio di morte.
Dappertutto c’è terra. Difficile crederci, ma anche dove il mondo è ricoperto di ghiaccio come al polo sud, scavando scavando si troverebbe la terra che potrebbe essere zappata e che potrebbe produrre delle dolci patate.
E anche la tua voce era gelida come ricoperta da ghiaccio: tu hai la tua vita certo; solo che la tua vita mi pare come un campo di patate in Antartide, come un recinto osceno attorno a un nulla angosciato e angosciante.
Alla terra allora ho chiesto aiuto e mi sono ricordato che sotto il sole, quando si zappa, si soffre.
Mi sono ricordato che i braccianti come mio padre erano capaci di zappare dall’alba al tramonto.
Mi sono ricordato che mio nonno dava la metà della sua pagnotta a mio padre.
Ho riacquistato memoria che mio padre mi ha amato.
Ecco qualcuno mi aveva fatto dimenticare di chi ero, ma ora attraverso la scrittura ricomincio a ricordare che per lavorare la terra bisogna stringere i denti e faticare da mattina a sera.
Ora ricordo anche del perché i contadini non hanno senso estetico, o meglio ne hanno uno proprio diverso dagli abitanti delle città. Mi sono ricordato di quel senso dell’utilità e del risparmio che impedisce di apprezzare le arti canoniche dei ricchi.
Mi sono ricordato che essere contadini è anche essere violenti perché, insomma, ogni colpo di zappa è un gesto violento nei confronti della terra. No?
E si bestemmia facilmente quando il gelo, la siccità, il vento o la pioggia ti rovinano il raccolto.
Sono a torso nudo sotto il sole e l’acqua scorre nelle saie di terra. Arriva al campo che sto irrigando attraverso un canale in muratura dove l’acqua scorre limpida e fresca. Con la zappa muovo della terra. Mando l’acqua alla conca intorno alla pianta del limone. Si alza della polvere. La terra ha sempre un buon odore ma è un odore che non ha nulla a che fare con te, che mi ricorda altre cose di me che tu non hai mai capito e che io forse avrei voluto mostrarti. Poi vado a bere di quell'acqua che scorre all'aperto. Mio padre m'ha detto che è una cosa che non si deve fare: qualcuno potrebbe aver pisciato nell’acqua corrente un po’ più a monte o smaltito dei veleni per l'irrorazione delle piante di limone; o potrebbero esserci morti insieme un topo e un gatto.
Ma la sete è troppa e l’acqua mi rinfresca la gola ed il corpo. Tutti quei pensieri non riescono a fermarmi. Quella che bevo è limpida e questo mi basta.
Io non amo coltivare le piante, proprio non lo so fare e così ho dovuto adattarmi a fare altro. Ma ora sto ricordando quando di notte salivo verso casa dopo aver finito di irrigare il giardino e avevo la terra addosso che lavarsela era un’impresa. Ma non mi pareva sporcizia.
Oggi ci ho ripensato. Oggi mi sono ricordato che i morti dovrebbero sempre essere seppelliti senza bara. Il fatto è che tutto ciò che è morto si rigenera nella terra e torna a fiorire o almeno a vivere.
Ci saranno delle erbacce tra poco dove c’era il mio amore per te e giuro che questa volta non le estirperò.


Tessuti cicatriziali e odori
Sono passati diversi anni da quando ho scritto il post precedente. Rileggendolo e ripostandolo mi sei venuta in mente tu che, la prima volta che abbiamo fatto l'amore, mi hai detto che per tanti anni ti sei ricordata del mio odore di terra.
Quando ci siamo conosciuti, tanti anni fa, abbiamo avuto momenti in cui eravamo così vicini da poterci odorare. Ora abito più vicino al mare, mi impregno meno di quell'odore e curo di più l'igiene personale. Sono cresciuto, lavoro in un ufficio di donne dal nasino sensibile e dalla lingua tagliente: guai a me se odorassi ancora di terra
Non so se l'allora sia stato meglio dell'ora. Strano a dirsi e strano a pensarsi, questo nostro rapporto che dura da secoli, come un fiumiciattolo carsico affondato e riemerso dal suolo, quando meno ci tenevo e quando meno me lo aspettavo.
Questa cosa che precede l'avevo scritta per una donna, per la quale ho provato i sentimenti più forti di tutta la mia vita. Quando l'ho conosciuta ero sconvolto. Piangevo sempre per i suoi no. I suoi sorrisi accendevano la luce nelle mie stanze buie.
Centocinquanta volte, decina più decina meno, ho fatto l'amore con lei. Centocinquanta volte, dozzina più dozzina meno, avevo fatto quella strada in auto e mi ero riempito dei suoi sorrisi e della sua gioia.
Ma era finita. Quel giorno avevo provato a chiamarla e lei non mi aveva risposto, come faceva sempre da un po' di tempo a questa parte. Le avevo mandato un sms di cui non ricordo bene il contenuto, ma doveva essere molto cattivo. E allora mi risponde e la sento infastidita, acida, fredda. Ho il ricordo vivissimo di quel che accadde nella mia mente: tante linee nere, perpendicolari tra loro, che andavano infittendosi e riempendomi. Si avrei voluto morire, avrei voluto farlo io con le mie mani. Un telefonino che cade da un borsello molto piccolo che mi aveva regalato lei. Poi a casa. Mi richiama. Nelle poche parole che seguono io riesco a odiarla. Non voglio accettare che le nostre vite si separino.
Allora invece di uccidermi scrivo con gli occhi pieni di lagrime.
Il post precedente non devo scordarlo, perché è la storia del mio mancato suicidio.
Tu sei più materna. Non credo che riusciresti mai ad essere così mascolina e decisa, ma ormai mi aspetto di tutto e comunque non riuscirei a soffrire così tanto. Ed è un bene: più volte si rischia di morire nella vita, più possibilità si hanno che succeda veramente.
Tu e un altro mio amico riuscite sempre a prendermi in giro. Alcuni dicono che fossi capace di scrivere cose belle in preda al dolore. Forse è vero che quando soffro, miglioro nella scrittura, ma non di molto. Ed è anche vero che da allora, belle o brutte che siano le mie cose, non ho mai più smesso di scrivere e neanche ho intenzione di farlo.
E poi mi piace affondare la mia testa fra le tue cosce e guardare, annichilito, la tua fonte che ha fatto zampillare la vita più volte.
Mi piacciono le donne, anche troppo. Scriverò anche per altre, e in parte l'ho già fatto, anche qui, ma so che la mia sensazione di te ce l'ho dentro oramai, difficile da coprire, difficile da farci crescere erbacce.

10 commenti:

Fra ha detto...

E' una bella fortuna, per chi ti legge, che tu riproni cose che hai scritto in altri momenti, ma che ti sono riuscite così bene! Sono proprio belle! Corpose e sanguigne come la terra dell'etna! :-)
Ciao,
Frida

Il cane di Jack ha detto...

Grazie, Frida.
Ciao e un bacio
I.

Il cane di Jack ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Lara ha detto...

Complimenti di cuore: hai scritto un brano stupendo. Rabbia, nostalgia, delusione e quell'odore di terra che non si può dimenticare.

A presto

nonsoloattimi ha detto...

Lo so....sto per dire una cretinata, ma...perdonatemi... io penso che se fossi la tua ragazza sarei immensamente gelosa , gelosa del tuo passato che mi sembra ancora presente, gelosa che tu abbia potuto provare dei sentimenti così profondi e tali da generare uno scritto così penetrante e coinvolgente... gelosa che non sia stata io la prima persona alla quale tu possa aver dedicato ciò che hai scritto...ok ...sono pronta... sparatemi contro... ma piano per favore.
un bacio
Claudia

Il cane di Jack ha detto...

Grazie ragazze. Credo che voi siate troppo buone con me.
Claudia, quanto alle cose che hai detto, io odio le armi da fuoco :-). Poi c'è da dire che il passato è prezioso e dobbiamo tenercelo stretto: io tendo anche troppo a scordarmi le cose.
Inoltre, chi mi conosce sa bene che non amo nascondermi.
Ciao
I.

nonsoloattimi ha detto...

Certo, il passato è prezioso, noi siamo il frutto del nostro passato che comunque ci ha forgiato e trasformato in quello che siamo oggi,non dico di rinnegarlo, penso solo che si debba filtrarlo per rispetto delle persone che avremo accanto, nel caso ( non parlo di te che non conosco) di un amore profondo, ad esempio, credo che rivelare questa profondità fino in fondo potrebbe far male alla persona che incontreremo.

Il cane di Jack ha detto...

Non lo so. Mi poni un problema difficile. Onestamente non ho mai pensato seriamente ai legami, che non sono contrari ai miei principi, ma forse alla mia natura solitaria. Le storie che ho voluto non sono mai nate. Quelle che non ho voluto sono capitate. L'amore non l'ho mai ricevuto quando l'ho chiesto, ma l'ho accettato. Da ciò nascono una serie di contraddizioni che è difficile risolvere senza sofferenza. Ma poi le storie senza dolore fanno parte di questo mondo?
Non lo so. So che questa come altre cose da me scritte, segnano tappe fondamentali della mia vita. Non le cancellerò. Non dimostrerei niente a farlo. Non le cancellerei neanche come prova d'amore. Non chiederei a nessuno di cancellare il proprio passato per amore mio. Non vorrei da nessuno nessun sacrificio di questo genere.
Ciao
I.

nonsoloattimi ha detto...

Buonanotte I... sogni d'oro.

nonsoloattimi ha detto...

Ciao I, ti ho scelto fra i blog che preferisco sul " you take my day", se ti conosco un pò so che non accetterai, ma volevo che tu lo sapessi...
un bacio Claudia