venerdì 5 dicembre 2008

In Memoria

"Repost: già postato il 05/12/2007"

Oggi mi è capitato di leggere questa poesia di Ungaretti.
Voglio postarla perché, intanto mi ricorda i morti che nessuno o quasi ricorda o ricorderà.
Oggi "Moammed Sceab" è mio padre, Bonaventura Salvatore, che è morto esattamente dieci anni fa.
E mi ricorda anche i senza patria: coloro che fuggono dalla terra di nascita e si rifugiano in un posto a cui non appartengono, neanche se si cambiano la pelle o il nome, a coloro che non sanno sciogliere il canto dell'abbandono e che vengono accompagnati al cimitero solo da un amico e da una vecchia signora.

IN MEMORIA.
Locvizza il 30 settembre 1916.

Si chiamava
Moammed Sceab

Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
e mutò nome

Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè

E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono

L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.

Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera

E forse io solo
so ancora
che visse

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Hai perfettamente ragione, anch'io avevo a suo tempo affrontato questo tema a cui pochi pensano. Ciao Giulia

Il cane di Jack ha detto...

Ciao, Giulia, e grazie del commento.
I.

riri ha detto...

Argomento spesso disatteso, fa paura affrontarlo, quando al calduccio nelle nostre case, chiudiamo le finestre ed apparentemente ci estraniamo dal mondo.
Amo Ungaretti.
Un abbraccio Prof.

Anonimo ha detto...

Questa poesia di Ungaretti non la conoscevo. Non ha perduto nulla, ieri come oggi, tanti sconosciuti senza patria e amici, semplicemente spariscoo. Non c'è memoria che li ricordi. Nessun affetto
Grazie
anna maer

Il cane di Jack ha detto...

E in questa massa, apparentemente informe, di uomini che qualcuno di tanto in tanto ha il dovere di ricordare, ho voluto mettere mio padre, come spero che un giorno qualcuno vorrà ricordare me.
Grazie a te, Anna.
I.