lunedì 22 giugno 2015

Poesia sulla giornata lavorativa di un impiegato.

Poesia sulla giornata lavorativa di un impiegato ossia poeta-dipendente
Mi sveglio la mattina presto
con il mal di testo.
Ho preso da mia nonna che era molto lenta
e quindi ci sto un'ora, merenda pisciare e doccia
come lei ci stava tanto a tagliare l'insalata.
Da quando ho deciso di fare una vita sana e sono rimasto tirchio
e contrario agli sport e alle palestre, cammino per arrivare alla stazione.
Poi a parlar male di Renzi, sul treno, con Alfio e Peppino
tutte le mattine cazzo... ormai mi sta simpatico
e non voglio morire senza averlo votato come sta succedendo con Berlusconi.
Quant'è bello il mio direttore, bello a tutte l'ore
dalla mattina alla sera lui ci fa da primavera.
Entra uno, esce un altro.
Esce l'altro, entra uno.
A me non piace la gente, non piace per niente, per la fatica di non essere me.
Ma poi anche i culetti delle mie colleghe erano più interessanti dieci anni fa.
Relax, pavesini caffè.
Volevano farmi diventare quello della macchinetta del caffè
e avevano cominciato a lamentarsi per la macchinetta
esce acqua il caffè non è buono, mi dai dieci cialde alla volta
se no non ne prendo. Ma io gliel'ho impedito: non me ne frega niente,
cinquanta e te le dividi con chi vuoi.
e poi a me viene buono
e solo ogni tanto fa cilecca, come quando faccio l'amore del resto.
(Ma questo non lo dovevo dire, non c'entra niente con la poesia
e mi fa cattiva pubblicità, chi me la dà o almeno pensa di farlo, sentendo, non me la dà)
Sono abbastanza laborioso, poco borioso a volte nervoso spesso noioso.
Ci occupiamo tra l'altro
di ladri, extracomunitari non canadesi e neanche inuit, gente perversa.
E poi di quelli per i quali resta spesso solo la condanna morale.
Indovinello: insieme alla sanità siamo quell'altra cosa che non funziona.
No non le ferrovie.
La Stazione di Catania è bella anche se arrivo sempre stanco, di corsa
non so perché anche quando non ho fatto un cazzo, ma ho sempre fame
gli occhi che mi bruciano. Ma vedo il mare.
Post poesia. Il mio lavoro lo paragonerei ad ammuttari fumu ca stanga.
In italiano la cyclette praticamente.
Spesso ho pensato di essere un cane che traina una slitta
(eccheccazzo un'immagine epica di me stesso mi sarà concessa, no?)

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