sabato 24 settembre 2011

Art. 2

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalita', e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarieta' politica, economica e sociale.

Il respiro ampio. Fin dalle prime battute non vi è solo il cittadino, ma l'uomo. Magari non sarà un uomo con la u maiuscola, ma pur sempre uomo.
« Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. » (Il primo articolo della Dichiarazione universale dei diritti umani.)
L'eguaglianza di tutti gli esseri umani è ovviamente un dogma. O almeno a me così sembra. Un dogma laico che va creduto in quanto tale. Ma al contrario di tutti i dogmi religiosi, la storia ha confermato che non credere a questo principio, non rispettarlo, non diffonderne la conoscenza, provoca mostruosità che è difficile credere abbiano avuto origine dall'uomo.
Sembra una banalità ma sembra che tutti man mano abbiano dimenticato i doveri. Attenzione, non ci troviamo di fronte al dovere di essere buoni, quanto piuttosto al dovere di essere cittadini, nella dimensione politica, con tutti i propri beni e nelle società di cui si fa parte. La solidarietà è anche il senso del destino comune, dell'inestricabile intrecciarsi delle vite di tutti con le vite di tutti, per cui restare indifferenti o fregarsene (o disprezzare) alla fine si ritorce contro tutti e contro ciascuno.
E poi nessuno può sentirsi interamente padrone dei propri beni, della propria ricchezza. Tale ricchezza va indirizzata al benessere comune, il benessere di uno va trasformato nel benessere di tutti.
Come esercizio di elasticità mentale propongo di pensare a questo: un rom è un uomo ai sensi dell'art. 2. Un mafioso è un uomo ai sensi dell'art. 2. Un nazista è un uomo ai sensi dell'art. 2. Un pluriomicida è un uomo ai sensi dell'art. 2. Uno straniero irregolare è un uomo ai sensi dell'art. 2. Lo stato vegetativo o il coma non incidono sulla qualità di uomo ai sensi dell'art. 2. So che sono situazioni eterogenee, ma mi sembrava utile per dimostrare quanto sia difficile il rispetto dell'art. 2, per tutti. In coscienza.

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